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In ufficio spunta una culla l'asilonido si fa piccolo piccolo
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da La Repubblica
Giovedì, 27 Settembre 2001

In ufficio spunta una culla l'asilonido si fa piccolo piccolo

Un disegno di legge per creare ministrutture nelle aziende e nella pubblica amministrazione. A proporlo il ministro premaman Stefania Prestigiacomo

GIOVANNA CASADIO

ROMA - Al posto del tavolo per le riunioni di lavoro e del mastodontico divano un morbido séparé per proteggere culla, fasciatoio, fornelletto per i biberon. Alle pareti dove Laura Balbo - la sociologa prestata alle Pari Opportunità nel governo D'Alema - aveva issato arazzi patchwork poi sostituiti dal suo successore, l'ex ministro comunista Katia Bellillo con poster di manifestazioni di piazza, ecco ci saranno un paio di teneri pupazzi per il bebè. Il ministro premaman Stefania Prestigiacomo l'immagina così il mininido accanto al proprio ufficio che da gennaio prossimo accoglierà il bimbo che attende.
Una descrizione meticolosa quella che la ministra fa ieri, e per un'occasione precisa: illustrare il disegno di legge sui micronidi in ogni luogo di lavoro per i quali la Finanziaria oggi in consiglio dei ministri ha stanziato 50 miliardi e che lei sottoporrà all'esame del governo Berlusconi nelle prossime settimane. Comincia insomma dal "vissuto", come avrebbero detto le ministre che l'hanno preceduta, tutte del centrosinistra. Anche se Stefania Prestigiacomo, imprenditrice, di fede berlusconiana ma di iniziative liberal e bipartisan, preferisce puntigliosamente scorrere i cinque articoli della bozza di legge sui mininido.
«Il problema degli asili nido è il tema dei temi in fatto di conciliazione tra lavoro e famiglia», afferma. E quindi, il disegno di legge mira a realizzare asili nido "à la carte", strutture piccole e agili, dividendo i costi tra genitori (30%), datore di lavoro (35%) e Stato (35%). «Una soluzione che non riguarda tanto le grandi aziende dove esperienze di questo tipo già esistono ma che mira a incentivare i piccoli imprenditori, le imprese artigiane, gli studi professionali. E che sarà possibile realizzare anche nella pubblica amministrazione, a patto di non prevedere costi aggiuntivi», spiega. I 50 miliardi in Finanziaria faranno da volano per i primi progetti sperimentali entro il 2002.
«La proposta di sgravi fiscali pari al 50% rispetto alle spese sostenute per adeguare la struttura risponde a quanto già sostenuto dal ministro dell'Economia, Tremonti. Altro punto qualificante è il reclutamento di baby sitter con contratto di lavoro a termine o part time. Il ddl prevede un'estrema flessibilità e modularità, tenuto conto, s'intende, di norme igieniche e di sicurezza. È la vera risposta all'assenza di un numero adeguato di strutture pubbliche per i bimbi da tre mesi a tre anni. In fondo, lo spazio per accogliere 23 bambini lo si trova con facilità, i dirigenti possono rinunciare a un po' del loro spazio ad esempio, le madri o i padri saranno più sereni, più motivati», s'infervora il ministro per le Pari Opportunità.
Ma gli affari sociali non sono in verità competenza del Welfare e quindi del ministro leghista Maroni? Risponde Prestigiacomo: «Tra i tanti regali della riforma Bassanini c'è quello di avere complicato la vita alle Pari Opportunità perché le politiche di conciliazione famiglialavoro implicano una risposta di tipo sociale, inevitabilmente le Pari Opportunità sconfinano nel Welfare. Su questo si è aperto un confronto: nel resto d'Europa o le Pari Opportunità sono dentro il Welfare o c'è un ministero del Lavoro e uno di Affari sociali e Pari Opportunità».
E il ministro Prestigiacomo rincara: «Ancora la discussione sulla delega per le Pari Opportunità è in atto, tanto che ho rinunciato a una delega analoga a quella dei ministri che mi hanno preceduto, e preferisco attendere un chiarimento; questione di cui sono ben al corrente il premier Berlusconi, il sottosegretario Letta e il ministro Maroni. D'altra parte sono percepita come l'interlocutrice su questi temi, non avendone però la titolarità».
Intanto, il disegno di legge sui mininido sarà proposto da lei, con il concerto del Welfare. E Prestigacomo è convinta che anche il centrosinistra concorderà sul testo. «Su questi temi rifuggo la polemica, ci vuole una collaborazione trasversale», assicura e ricorda le proposte dell'ex ministro della Solidarietà sociale, la diessina Livia Turco. Il progetto di legge Turco sugli asili ha già cominciato l'iter parlamentare in commissione Affari sociali di Montecitorio.


"Idea super ma difficile da realizzare"
L'imprenditrice Marina Salamon

ROMA - «Un'idea fantastica i mininido in ufficio ma solo se si ha un'azienda con almeno 500 dipendenti e quindi un adeguato "serbatoio" di bimbi; a patto inoltre di creare dei centri per l'infanzia e non soltanto asili nido». L'imprenditrice Marina Salamon, quattro figli, un lavoro che l'assorbe a tempo pieno e una serie di iniziative all'avanguardia di sostegno alle lavoratrici delle proprie aziende in Veneto, parla con cognizione di causa. «Noi a fare un asilo nella nostra sede ci abbiamo provato, ma non siamo riusciti ad ottenere i permessi delle aziende sanitarie, ci sono stati sollevati una serie di problemi di agibilità», spiega.
Più facile a dirsi che a farsi, signora Salamon ? Lei il miniasilo in fabbrica non lo ha poi realizzato per difficoltà burocraticoambientali?
«In parte sì, ma anche perché abbiamo fatto un'accurata indagine conoscitiva da cui è risultato il non gradimento delle lavoratrici madri».
Cominciamo dai veti burocratici
«Ciò che è permesso per gli uffici non lo è per i nidi; diverso è anche il permesso per aprire una caffetteria interna da quello per una cucina per i bimbi. A frenarci del tutto però c'è stata anche la bassa natalità. Faccio l'esempio: le nostre due aziende Altana e Doxa hanno ciascuna circa 100 dipendenti. All'Altana, dove l'età media è di 3035 anni, quando cominciammo a parlare di un nido interno, ovvero 5 anni fa, ne avrebbero usufruito tra i 6 e gli 8 bambini, ma il numero è quindi sceso a 45 bimbi all'anno, perché la media è di meno di due figli per coppia nel Veneto».
Lei dice che anche un sondaggio aziendale ha bocciato l'iniziativa.
«Dai nostri questionari risultava che le lavoratrici preferivano lasciare a casa i bimbi, affidandoli ai nonni o a nidi pubblici per tre, quattro ore piuttosto che portarli con sé per tutta la giornata, svegliandoli magari presto al mattino, sottoponendoli allo spostamento fino in azienda».
Le esperienze di asili "flessibili", condominiali o anche presso grandi società, università, ospedali sono ormai diffuse in Italia. Nelle sue aziende quale soluzione avete adottato?
«Abbiamo fatto una convenzione con un centro per l'infanzia che quindi accoglie bimbi dai 12 mesi ai 5 anni, gestito da una cooperativa privata però sotto il controllo pubblico. Ci sono alcuni posti riservati per il Comune con graduatoria pubblica e un numero riservato ai privati. Si trova alle porte di Treviso in una splendida villa che la coop privata ha restaurato in cambio di un contratto di usufrutto gratuito per molti anni. Ci ho mandato i miei figli. Gli educatori sono motivati, gli orari estremamente flessibili. Inoltre la formula dei centri per l'infanzia va incoraggiata: prevede i 2/3 dei posti per la fascia nido e 1/3 alla fascia materna. Funziona anche il sabato mattina e d'estate chiude per tre settimane al massimo in agosto».
Niente mininido nelle sue aziende quindi, signora Salamon?
«Ripeto, sarebbe un fantastico progetto ma avendo almeno 500 dipendenti».
(g.c.)


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Date: 27 Sep, 2001 on 07:08
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