Il ministro dell’Istruzione illustra a Montecitorio la sua strategia per il futuro della scuola italiana

L’autonomia «modello Moratti»

Collaborazione tra istituti, piano di studio nazionale e docenti sgravati di compiti impropri

ROMA - Il modello futuro per la scuola italiana? Creare una «rete» delle scuole dell'autonomia che mettano in comune le esperienze positive. Al ministero centrale dovrebbero invece rimanere solo funzioni di indirizzo e controllo. È questo il modello illustrato ieri dal ministero dell'Istruzione Letizia Moratti nel corso della sua audizione in commissione Istruzione al Senato.
«Credo si debba andare verso un centro che ha funzioni di indirizzo e controllo, rafforzando il processo di autonomia delle singole scuole. Il modello - ha detto Moratti - potrebbe essere quello della rete di scuole nella quale possano essere messe a fattore comune le esperienze dei singoli istituti». Oggi, infatti, ha detto il ministro, le scuole sono collegate al ministero centrale ma non tra di loro, e questo «è un modello che va superato». Queste scuole, ha aggiunto Moratti, che ora sono «delle isole, magari anche di eccellenza è bene che vengano messe a fattore comune perchè c'è una grande ricchezza di proposte. Oggi invece le scuole sono troppo spesso autoreferenziali».
A proposito dei piani di studio, il ministro ha ribadito che deve essere previsto un piano di studio nazionale «che dia il senso dell'identità nazionale, lasciando poi alle singole scuole in collaborazione con le regioni la possibilità di arricchire l'offerta formativa attraverso le esperienze locali del territorio». Nel corso dell'audizione, Moratti ha inoltre toccato i vari punti già espressi nelle linee programmatiche sulla scuola presentate lo scorso luglio. A proposito della parità scolastica, il ministro ha rilevato la necessità di eliminare la connotazione ideologica del problema e di implementare la legge approvata arricchendola con proposte nuove.
Moratti ha anche ribadito la necessità di un'azione riformatrice della scuola: «Questa deve continuare - ha detto - non nel senso di rincorrere le mode del momento, bensì di adattarsi alle grandi trasformazioni che sono in corso. Bisogna dare agli studenti la possibilità di costruirsi una propria solida conoscenza».
Il ministro ha anche rilevato la necessità di valorizzare la funzione docente, «che va sgravata da compiti impropri. In tal senso - ha aggiunto - l'autonomia scolastica va rafforzata: non credo che 800 circolari l'anno siano positive per il lavoro dei docenti». Una battuta anche a proposito della formazione professionale che, secondo Moratti, «non può essere vista come un canale di serie B. Il punto è garantire - ha detto - che non si tratti di un sistema di addestramento precoce ma bensì di una vera formazione con competenze forti e conoscenze universali».
Il ministro ha infine sottolineato la volontà positiva di collaborare da parte di tutte le forze politiche: «Ho colto la volontà di collaborazione - ha aggiunto rivolgendosi alla commissione - e questo per il governo è fondamentale, perchè la scuola è un bene di tutti e non può essere oggetto di scontro - ha concluso - nei cambiamenti di maggioranza».