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Di nuovo quattro anni per laurearsi
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da La Stampa
Mercoledì 26 Settembre 2001

Di nuovo quattro anni per laurearsi

La Moratti: «I corsi brevi non offrono sbocchi professionali»

ROMA Le riforme «a tutti i costi» non servono a nulla, dice il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica, Letizia Moratti. Non bisogna disconoscere quanto di positivo è stato fatto finora per il mondo della scuola ma nemmeno sottrarsi alla possibilità di apportare ulteriori miglioramenti e approfondimenti. E’ il caso del sistema universitario italiano.
Ieri, parlando davanti alla commissione Istruzione del Senato, il ministro ha avanzato l’ipotesi di bloccare, dopo quella dei cicli scolastici, anche la riforma dei cicli universitari (il famoso 3»2).
«Stiamo effettuando una ricognizione. Mentre le facoltà scientifiche sono convinte della validità della riforma e vogliono proseguire su questa strada, forti preoccupazioni vengono dalle facoltà di tipo umanistico e da giurisprudenza». Per queste, il ministero valuterà nel corso dell’anno l’opportunità di tornare al vecchio modello della laurea quadriennale. Opportunità fortemente contestata dal padre della riforma, Luigi Berlinguer.
L’ex responsabile dell’Istruzione ha difeso anche la validità dell’attuale formazione professionale che invece, secondo Moratti, non garantisce il raccordo pieno con il mondo del lavoro. Stesso problema per le lauree triennali: si rischia la proliferazione di corsi senza alcun senso.
«Siamo preoccupati - ha detto il ministro - Riteniamo che non sia serio dare agli studenti l’illusione di una laurea magari dal nome accattivante, ma senza alcuno sbocco professionale». Prima di attivare nuovi corsi, dunque, è necessario stabilire dei criteri minimi, dare delle precise indicazioni alle università e verificare che siano rispettate.
I dubbi investono anche il sistema del numero chiuso, soprattutto per le facoltà di medicina e architettura. Se il problema è l’impossibilità di garantire a tutti un’adeguata formazione, è la considerazione del ministro, invece di intervenire sulla domanda, limitando gli accessi, bisognerebbe ampliare l’offerta. «Vogliamo garantire agli studenti il diritto allo studio e all’arricchimento culturale, dare loro la possibilità di prendere parte ai percorsi formativi e scegliere consapevolmente fra le diverse proposte». Opportunità che oggi i giovani non sembrano avere, almeno non in misura sufficiente, stando alla percentuale di abbandoni e ritardi nel terminare gli studi universitari: il 21,3% si ritira tra il primo e il secondo anno, solo l’8,7% raggiunge la laurea nei tempi previsti.
Per migliorare la situazione, è fondamentale intervenire «alla base», migliorando cioè i servizi di orientamento agli studenti. Un primo passo è stato fatto consentendo libertà di accesso all’enorme banca dati del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnvsu): «Fino a oggi è rimasta inspiegabilmente chiusa nei forzieri del ministero - ha detto Moratti - ma da domani (oggi per chi legge, ndr) sarà disponibile per tutti». Sul sito www.cnvsu.it si troverà un’enorme quantità di informazioni: dai posti a sedere nelle aule delle varie facoltà al rapporto numerico docenti/allievi.
La priorità del ministro è fare il bene degli studenti, preoccupazione che le toglie il sonno più di quando faceva il presidente della RAI, ha confessato parlando al Maurizio Costanzo Show.
«Non voglio una scuola nuova e non ho una mia idea di scuola da perseguire a tutti i costi. Sto ascoltando le diverse opinioni e esperienze per poi confrontare tutte le proposte nell’ambito degli Stati generali dell’istruzione». I punti fermi, però, ci sono: innanzitutto, creare una «rete» che tenga in contatto fra loro le scuole, per rafforzarne l’autonomia e consentire uno scambio di esperienze e contenuti; poi, preparare un piano di studio nazionale comune che i vari istituti potranno arricchire in collaborazione con le Regioni.


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Date: 26 Sep, 2001 on 07:00
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