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Ciampi agli studenti: difenderemo la nostra civiltà
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1. Ciampi agli studenti: difenderemo la nostra civiltà
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da Il Corriere della Sera
Domenica 23 Settembre 2001

Ciampi agli studenti: difenderemo la nostra civiltà

«Ciascuno deve fare il proprio dovere. Non bisogna vergognarsi di avere paura, il coraggio è riuscire a superarla»


ROMA - Come si può far superare ai nostri ragazzi il cortocircuito di inquietudini innescato con l’attacco all’America? Come aiutarli a rigenerare la democrazia e ad avere fiducia nella patria Italia, dentro una più grande patria europea? Come rafforzare la loro spontanea solidarietà, in modo che nessuno la strumentalizzi con gli odi e violenze visti al G8 di Genova? Costruendo anzitutto una «scuola della libertà», dice Ciampi. Perché solo la «pratica della libertà», «nelle aule e nella società civile», emanciperà le nuove generazioni dalle ansie e dai rischi del millennio appena cominciato. Il che significa, se si pensa all’orrore di New York, fare «ciascuno il proprio dovere», consapevoli che «studio e dialogo sono la risposta migliore a questa terribile sfida». Bisogna insomma farsi trovare «pronti a difendere con tutte le nostre forze la nostra civiltà». Esortativo come un professore (ciò che del resto è stato, in un liceo di Livorno), accorato come un nonno (e infatti ad ascoltarlo ci sono anche i nipoti), il presidente della Repubblica parla agli studenti dal Vittoriano. Per aprire l’anno scolastico, si è preparato una scaletta di appunti nella quale ha aggiunto qualche riflessione su quanto è accaduto negli Usa, così che il trauma sia metabolizzato. E da lì, dunque, parte il suo discorso di pedagogia civile, in cui storia e memoria si legano e servono da base per guardare al futuro.

IMMAGINI DI GUERRA - Ricorda Ciampi: «L’11 settembre siamo tutti rimasti per ore davanti alla tv, attoniti: migliaia di innocenti uccisi... La giovinezza della mia generazione è stata segnata da immagini come queste. Ed è quella terribile realtà che ci ha spinto, e ci spinge, ad affermare la libertà e la democrazia, a partecipare alla costruzione delle istituzioni internazionali, a esser solidali verso i popoli meno fortunati». Come reagire?, si chiede. Facendo con «maggiore impegno e maggiore passione ognuno il proprio dovere, nel lavoro, in famiglia, sui banchi di scuola». Tenendosi «pronti a difendere con tutte le nostre forze la nostra civiltà», perché siamo allo scontro tra Bene e Male, come ha detto una settimana fa a Gorizia. E a una ragazza che gli domanda se si debba aver paura, dice: «Non bisogna vergognarsi d’aver paura. Il coraggio non è una dote innata, ma lo troviamo quando riusciamo a superarla. E ci si riesce con il ragionamento e sentendosi vicini con chi crede nella libertà e nella giustizia».


IL BISOGNO DI PATRIA - Parla dalla terrazza del Vittoriano, il capo dello Stato, lo spazio a più alto valore simbolico di Roma. E segnala agli studenti come in 12 mesi due milioni di persone siano venute qui, «animate da un nuovo patriottismo». Infatti, «c’è un bisogno di Patria a unire giovani e anziani», e lui lo percepisce ovunque. Gli pare anzi che quel sentimento indichi «un cammino da percorrere», onorando il calendario civile della Nazione («quest’anno è il 140° anniversario dell’unità d’Italia, prepariamo insieme il 150°»), e riscoprendo i «caratteri costitutivi del patriottismo». Il che non significa coltivare un nazionalismo angusto e passatista, basta riandare all’opera di Mazzini, Garibaldi, Cavour, D’Azeglio: «il Risorgimento nacque aperto all’Europa».


EURO, NON SOLO MONETA - Tutto si tiene, quindi, e il nostro futuro di italiani «orgogliosi di se stessi» è dentro la patria europea. Una realtà che tra 100 giorni farà uno scatto in più, con l’adozione della moneta unica. «Il risultato di un lavoro fatto dai vostri nonni e padri per costruire un’Europa migliore». Già, perché l’euro non è «solo un mezzo di pagamento, ma un vincolo di condivisione di valori, prevalentemente economici certo, ma anche sociali e civili».


UNA SCUOLA DI SOLIDARIETA’ - Sintonizzandosi su fermenti e umori maturati negli ultimi anni, Ciampi tocca poi il tema della solidarietà. Racconta che nei suoi viaggi trova ovunque esempi straordinari di volontariato: la prova di «nobili e profondi sentimenti di umanità» che sono «il naturale sviluppo degli ideali democratici». Tuttavia c’è un rischio, e lui stesso lo ha misurato nei roventi giorni di Genova: quella spinta può essere «strumentalizzata» e «indebolire le libere e legittime istituzioni» (il G8 come la Fao?), e sfociare magari in «violenze e odio, che sono la negazione dei valori democratici». E’ qui che per il presidente la scuola gioca un ruolo decisivo. «Può fare di più», esorta studenti e professori. A partire da un lavoro sull’educazione civica, e da un’educazione alla libertà che trova le sue radici «nella nostra cultura classica». Sì, la scuola può fare di più, insegnando ad esempio «a sognare, a volare alto», aggiunge il ministro Letizia Moratti. Come? Proviamo a pensare ad una «solidarietà globale», dice: «Ogni istituto ne adotti uno di un Paese povero all’estero, dove la scuola non c’è. Perché oggi 100 milioni di ragazzi non hanno il loro primo giorno di scuola».

Marzio Breda


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Date: 23 Sep, 2001 on 08:33
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