Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 5)
author message
La buona scuola c'è ma non si vede
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. La buona scuola c'è ma non si vede
Reply to this topic with quote Modify your message
da Comincialitalia.net
Lunedì, 14 Maggio 2007

GIOVANI E SCUOLA
La buona scuola c'è ma non si vede
di Roberto Bertoni

L'anno scolastico che volge al termine ha visto spesso la scuola al centro di accese polemiche, con gli alunni, gli insegnanti, i presidi e, talvolta, addirittura i bidelli autori o vittime di atti riprovevoli. La società e le istituzioni si sono interrogate a lungo sulle cause del degrado del nostro sistema scolastico ma le risposte fornite non sono state convincenti, per via delle contraddizioni che contenevano al proprio interno. Il ministro Fioroni, ad esempio, si è dimostrato più attento della Moratti al buon funzionamento dell'istruzione ma le misure che ha varato risolvono solo in parte i tanti problemi della scuola. Basti pensare alle due campagne per le quali il ministro si è impegnato in prima persona: quella contro l'uso, e direi l'abuso, dei telefonini in classe e quella contro gli inaccettabili episodi di prepotenza e di bullismo ai danni dei ragazzi più deboli che si sono verificati in diversi istituti. I trilli in classe di certo non saranno terminati (e forse non sono neanche diminuiti), anche perché non ha senso vincolare con una norma così restrittiva pure gli insegnanti che, magari, hanno bisogno di tenere il cellulare acceso per avere notizie sul padre anziano o sul figlioletto malato. I casi di violenza, invece, pare siano calati (o forse non fanno più notizia e, dunque, se ne parla di meno poiché sono considerati ormai di routine) ma non per merito del ministro quanto per le esemplari punizioni inflitte ai colpevoli dai dirigenti delle scuole interessate. Senza dimenticare la riforma della maturità che, nel tentativo di restituire serietà e consistenza all'esame, ha introdotto delle regole che destano più di una perplessità agli studenti che vi rientrano e ai docenti che si trovano a dover fronteggiare una situazione alla quale non sono preparati.

Per carità, prima di tranciare giudizi sulla validità o meno del provvedimento è necessario vedere l'esito degli esami di quest'anno: la percentuale dei promossi e quella dei bocciati e, se possibile, la media dei maturandi che per primi si troveranno a fare i conti con la commissione metà interna e metà esterna, anche se non ancora con la non ammissione (come toccherà a me e ai miei coetanei) in caso di mancato recupero di un debito pregresso.

Tuttavia, rimane l'impressione che questa riforma sia eccessiva e che impedisca a noi ragazzi di studiare con serenità, in quanto ci costringe a preoccuparci ad ogni costo della sufficienza e, di conseguenza, a far passare in secondo piano l'importanza e il valore della cultura che, senza dubbio, non si misura in base ai voti. In un contesto del genere può sembrare fuori luogo parlare di ottimismo e di speranza ma vi assicuro che non lo è. Per provare ciò, vi racconto tre episodi di vita vissuta che vedono protagonisti studenti e insegnanti, il preside, i bidelli, tutte persone che non finiscono sulle prime pagine di quotidiani e rotocalchi ma che con il loro esempio e la loro professionalità consentono alla società di progredire e alla nostra generazione di guardare al domani con meno preoccupazioni ed incertezze.

La professoressa di matematica ed alcuni compagni in difficoltà.
Fino a pochi anni fa appartenevo anch'io alla folta schiera di italiani che preferisce leggersi tutto d'un fiato il programma dell'Unione piuttosto che eseguire un esercizio di matematica. Non la capivo, non mi appassionava, faticavo moltissimo per risolvere qualche misera equazione e spesso mollavo dopo le prime cinque ripetendo a me stesso il verso di una celebre canzone: "La matematica non sarà mai il mio mestiere". Ne sono convinto tuttora ma fra ieri e oggi c'è un'enorme differenza: prima mi arrendevo di fronte alla minima difficoltà, adesso combatto con l'esercizio finché non mi riesce, incurante del tempo che passa e dei consigli di qualcuno che mi suggerisce di copiare e di evitare questo inutile sforzo. Mai, rispondo io. Non lo faccio per presunzione o per eccesso di orgoglio ma perché stimo troppo la persona che siede dietro la cattedra per prenderla in giro. Mi ha sempre apprezzato, mi ha aiutato nei momenti più difficili quando molti mi attaccavano per alcune affermazioni poco gradite, si è sempre confrontata con me in maniera aperta e con straordinaria umiltà ma soprattutto ha sempre giudicato la persona al di là del numero scritto sulla pagella. Così, quest'anno, ho preso la matematica come una sfida con me stesso, come una lotta contro i miei limiti, come un modo per temprarmi il carattere e per abituarmi meglio ai sacrifici e agli ostacoli che una persona deve superare nella vita se vuole raggiungere determinati obiettivi. Ce l'ho fatta, ho stravinto la mia piccola battaglia e, anche se sulla scheda non avrò più di 7, ritengo di aver raggiunto un eccezionale traguardo umano e scolastico. Inoltre, ho assistito a scene bellissime, come i compagni che, nonostante la fatica e la paura di non farcela, continuano ad impegnarsi, ad esercitarsi, a sostenere interrogazioni per raggiungere un 6 che, se verrà (ed io sono certo che lo raggiungeranno) sarà tutt'altro che misero. Queste sono le vere vittorie nella vita, i successi che ti appagano, le gioie che ti rimangono per sempre nel cuore. Mai avrei creduto di comprendere tutto questo grazie all'esempio e all'impegno di un'insegnante. Scoprirmi oggi più maturo e osservare lo sguardo fiero di quei compagni che, come me, hanno imparato a non abbattersi e a non mollare mai ha un valore inestimabile.

In giro per Praga in compagnia del preside
Cosa ci fanno una decina di alunni al campo scuola in giro per le vie di Praga insieme al preside? Molti di voi, com'è ovvio che sia, avranno pensato che fossimo matti o, più malignamente, che cercassimo un aiuto per risollevare le nostre sorti scolastiche. Ebbene, non è né l'una né l'altra cosa. Quella passeggiata, la sera stessa in cui arrivammo, nacque dall'idea del preside di farsi un giro in città per conoscerla meglio e sfruttare ogni istante per compiere nuove esperienze e per visitare più monumenti possibile. In classe mia non andava a nessuno: erano tutti stanchi, provati dal viaggio in aereo e dalle fatiche di un anno scolastico che si apprestava ad entrare nella propria fase culminante. Io, invece, in quel momento non sapevo neanche cosa fosse il sonno. Così, con nove ragazze di un'altra classe, decisi di seguire il preside e non mi sono mai pentito della scelta. Prendemmo la metropolitana, visitammo i quartieri caratteristici, parlammo con lui e fra di noi per circa un'ora, cantammo a squarciagola per le strade facendo subito amicizia con lo stuolo di italiani presenti ma soprattutto ci andammo a bere una deliziosa birra locale in una delle birrerie più importanti di Praga. Il preside era con noi, ci accompagnò, ascoltò i nostri discorsi, interagì, ci diede degli utili consigli per il prosieguo dell'anno scolastico e per il futuro: insomma, si dimostrò quasi più ragazzo di noi. Tornato in camera, verso mezzanotte, non riuscendo ancora a prendere sonno, aprii la finestra e mi misi a riflettere davanti al cielo limpido e ai viali illuminati. Il preside non ci aveva solo assecondato, ci aveva anche fornito una grande lezione di vita, insegnandoci che l'età non porta via i sogni e le passioni della gioventù se si resta ragazzi nel cuore. Se alla sua età ci saremo riusciti, sapremo in parte chi ringraziare.

Tra un Sallustio e un Plutarco...quattro chiacchiere con i bidelli
Che noia il latino e il greco, pensano in molti. In effetti, è difficile dare loro torto. Malgrado ciò, io compio l'azzardo e rispondo all'affermazione sostenendo che tutto risulta noioso se non c'è qualcuno che ti sprona e ti motiva. Nel caso della nostra classe abbiamo tre fortune: avere un'insegnante molto preparata e lodevole sul piano umano, esserci abituati alla "tortura" quotidiana ma soprattutto avere dei validi personaggi con i quali andare a fare quattro chiacchiere tra un Sallustio e un Plutarco. Si tratta dei bidelli, tre-quattro persone che difficilmente si incontrano nella vita per simpatia, apertura mentale e propensione al dialogo e all'ascolto. Non tutti la pensano così: c'è anche chi sostiene che il greco e il latino siano comunque due materie da "eliminare dalla faccia della Terra" e chi reputa la professoressa a volta acida, a volte troppo severa, insomma i classici giudizi di noi alunni. Sui bidelli, però nessuno ha nulla da obiettare: sono per noi un punto di riferimento, un appoggio, dei fedeli complici per terribili malefatte come passeggiare allegramente per i corridoi dopo aver detto all'insegnante di avere urgente bisogno di andare in bagno. Alle volte, quando a correggere la versione viene chiamato chi va meno bene, dopo cinque minuti gli sbadigli si sprecano, anche perché, nella nostra dimensione di studenti, non ci rendiamo conto che la professoressa non insiste su una parola per pignoleria ma semplicemente per dare una mano all'interrogato e fornirgli dei validi insegnamenti per le interrogazioni successive. Così, ho escogitato un trucco piuttosto in voga alle nostre latitudini: fingo di stare attento e di partecipare con interesse alla lezione, mentre in realtà se mi chiamasse in causa mi troverebbe assorto in tutt'altri pensieri, dopodiché, a venti minuti dalla fine dell'ora, alzo la mano e chiedo di uscire. Una volta riacquisita la libertà, mi reco al tavolo dei bidelli e commento con loro le notizie dei giornali, i pettegolezzi, le note di costume, l'esito delle partite, un po' meno la politica e l'economia ma talvolta pure quello. Quando rientro in classe, bello rigenerato, non perdo neanche un bisbiglio della lezione e partecipo attivamente, cercando pure, se mi riesce, di passare qualche risposta al "martire" di turno. Terminata l'ora, la professoressa assegna i compiti ed esce con un sorriso sulle labbra. Sono certo che sappia benissimo tutto quello che ho descritto in queste righe ma non si è mai arrabbiata perché, in fondo, si ricorda di essere stata alunna anche lei e, probabilmente, di aver aspettato, a suo tempo, il suono squillante e liberatorio della campanella.

Ho raccontato tutto questo per rispondere, con prove certe, a tutti coloro che quotidianamente si permettono di denigrare la scuola e chi vi lavora all'interno. Non è giusto, non è degno di un paese civile e di una nazione come la nostra che è stata la patria di alcuni tra i più grandi scrittori e poeti della storia della letteratura. Non chiamate eroi i protagonisti di queste storie: non lo sono, non si sono mai definiti e mai si definiranno tali. Sono semplicemente persone che amano e credono nel proprio lavoro e, malgrado i mille problemi con i quali devono confrontarsi ogni giorno, tentano di trasmetterci i valori morali e l'incanto che dovrebbe caratterizzare qualunque adolescente. In parte ci sono riusciti e dunque, se proprio vogliamo affibbiare un'etichetta a quest'articolo, chiamiamolo "storia di una rinascita".
Sappia infine, chi crede che questa sia pura fantasia, che di storie simili ce ne sono a iosa. Nessun giornale le riporta perché fanno vendere meno dell'esibizione delle tette di una modella in prima pagina o dell'illuminata riflessione di uno dei tanti "Soloni" sul "malessere interiore di questa generazione senza valori". Però esistono e, statene certi, sono in aumento.

Roberto Bertoni


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 14 May, 2007 on 13:34
La buona scuola c'è ma non si vede
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne