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L'attività fisica a scuola
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1. L'attività fisica a scuola
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da Repubblica
Giovedì, 7 Settembre 2006

Sport d'obbligo
L'attività fisica a scuola

Indispensabile nel processo di formazione e accrescimento, viene colpevolmente trascurata. Ecco come dovrebbe essere svolta
di Marco De Angelis *

Il bambino è il cucciolo che impiega più tempo a diventare adulto. Circa 2o anni sono necessari perché l'organismo umano possa strutturare la funzionalità di tutti i suoi organi e apparati in funzione delle richiesta dell'ambiente. In pratica, l'infanzia e l'adolescenza servono all'organismo in crescita a conoscere l'ambiente e ad adeguarsi alle sue caratteristiche.

Adattarsi
Se in questi anni l'ambiente richiede quotidianamente al corpo uno sforzo di un certo tipo, tutte le strutture coinvolte si strutturano per svolgere questo compito nel migliore dei modi: il più efficiente e, al tempo stesso, il più economico possibile. Se, al contrario, gli stimoli ambientali saranno scarsi o nulli, l'organismo non vedrà la necessità di sviluppare particolari qualità neuromotorie e strutturali, in quanto saranno sufficienti quelle per stare seduti davanti a un video. Gli stimoli ambientali solleciteranno quindi una minore o maggiore espressione delle potenzialità genetiche che l'individuo eredita dai genitori. Lo stesso avviene per lo sviluppo cerebrale e delle caratteristiche intellettive mediante la formazione di innumerevoli interazioni tra le cellule nervose.

Obbligo di stimolo
Gli Stati riconoscono, con la scuola dell'obbligo, la necessità, improcrastinabile, di stimolare la plasticità di queste fasi della vita; ma purtroppo considerano in misura enormemente maggiore l'aspetto intellettivo, trascurando quasi del tutto quello fisico e neuromotorio. Viene dato ampio spazio alle stimolazioni delle varie aree del cervello. Al contrario, si relega in spazi minimi, assolutamente insufficienti, l'apprendimento di tutta l'altrettanto ampia varietà di aspetti che costituiranno la struttura fisica e la motricità dell'individuo adulto. Questa scelta non tiene conto del beneficio che trarrebbe l'attività intellettiva stessa, grazie ad un aumento della concentrazione, e del rendimento, dal maggior tempo dedicato all'attività motoria. Questa, infatti, dando sfogo alle naturali pulsioni al movimento, placherebbe la tipica irrequietezza dei bambini e dei giovani, in preda a vere e proprie tempeste ormonali. Da un lato si conoscono con certezza i nessi causali tra l'insufficiente attività fisica svolta negli anni dell'accrescimento, la ormai nota condizione "ipocinetica", e varie condizioni patologiche e para-patologiche dell'adulto e del giovane, quali sindromi dismetaboliche, obesità, artrosi precoce, lombalgie, paramorfismi; dall'altro non si fa abbastanza per aumentare gli spazi, in orario e in dignità, dedicati all'attività motoria nella scuola. Da un lato ci si lamenta dell'enorme spesa sanitaria e dell'eccessivo consumo di farmaci per problemi muscolo-scheletrici, dall'altro non si programma un migliore stato di salute della popolazione mediante la vera prevenzione primaria di molte patologie dell'adulto, legata alla pratica regolare di esercizio fisico fin dalla prima età.

Cosa si fa a scuola
In questa opera di miglioramento dello stato di salute degli adulti la scuola avrebbe perciò un ruolo fondamentale, visto che nello stile di vita attuale, specie in città, c'è sempre meno la possibilità di una quotidiana attività ludica all'aperto. Pensare che 2 sole ore (se va bene) di esercizio alla settimana siano sufficienti a stimolare le capacità di adattamento di un organismo in crescita e a formare adulti sani è pura utopia, se non vera e propria ipocrisia. In un recente passato il Coni, che pure dovrebbe istituzionalmente occuparsi esclusivamente dello sport agonistico, resosi conto del grave analfabetismo motorio dei giovani, si è fatto carico di sollecitare gli aspetti motori di base nelle fasce giovanili, trascurando forse la specializzazione sportiva, che più direttamente fornisce i risultati agonistici e le medaglie.

Inutili "dottori"
Con l'istituzione della laurea in Scienze motorie, che ha sostituito il diploma Isef, si è aumentato il livello di preparazione degli insegnanti di attività motorie. Ma se non si aumenteranno le ore dedicate all'attività motoria scolastica la maggior parte di questi preparatissimi dottori continuerà a trovarsi disoccupata e non potrà rendere utile alla società la loro maggiore cultura specifica.

Quante ore?
Se si riconosce l'importanza dell'attività fisica per migliorare lo stato di salute della popolazione e la necessità di stimolare molti, se non proprio tutti, gli aspetti della formazione fisica e neuro-motoria, pensare di ottenere questo con 3 ore invece di 2, o una invece di nessuna, vuole dire aver capito il problema ma non voler dare la soluzione. Per ottenere domani qualche beneficio da quello che facciamo oggi i bambini e gli adolescenti dovrebbero fare almeno un'ora al giorno di attività motoria scolastica. Questo, oltre a creare una sanissima abitudine a svolgere regolare esercizio, darebbe modo, innanzitutto, di sviluppare un organismo più in forma e poi di stimolare le varie qualità motorie per poter ottenere campioni sportivi ma anche cittadini adulti sani che potranno divertirsi a praticare una attività fisica, sportiva o non, senza l'obbligo al dimagrimento, o l'incubo degli infortuni o dell'usura.

Tanto va in piscina...
Molti pensano che i loro figli, andando 2-3 ore alla settimana in piscina, o a danza o a calcio, facciano "tanto sport" e che quindi sia sufficientemente stimolato fisicamente. Totalmente sbagliato. Innanzitutto, le energie fisiche dei bambini sono, confrontate con le nostre, praticamente infinite e quindi non dobbiamo giudicare questo tipo di impegno sufficiente in base al nostro metro di giudizio. Inoltre, in queste attività "sportive" specifiche sono spesso forniti stimoli orientati al singolo sport agonistico, trascurando quindi molti altri aspetti. Ad esempio, nel nuoto non vengono stimolati gli arti inferiori ed i piedi in particolare, così come nel calcio non vengono stimolati gli arti superiori. E non è neanche corretto, ed è anzi controproducente, proporre in un corso specifico ad un bambino, che vuole fare quello sport, esercitazioni multilaterali e varie che troppo poco hanno a che fare con la disciplina da lui scelta. Questo comportamento, certamente in buona fede e nobile, dell'istruttore vorrebbe fornire una preparazione più vasta di quella della singola disciplina sportiva e colmare proprio le carenze dell'attuale attività motoria scolastica; ma spesso il bambino, che vuole magari emulare un suo idolo sportivo, si ritrova a fare inutili (dal suo punto di vista) giochini e percorsi che non somigliano per niente a quello che lui vorrebbe fare, alla terza volta decide di non voler andare più all'allenamento del suo sport preferito (e tantomeno di altri).

Cosa fare?
Nelle ore di scuola si dovrebbero stimolare quanti più aspetti possibili delle capacità motorie: qualità neuro-muscolari, cardiovascolari, coordinative, in attività cicliche (cioè ripetitive, come la corsa) e di situazione (cioè con necessità di adattamento motorio continuo, come i giochi). In questa logica va fatto esplorare al giovane il movimento di tutte le parti del corpo, in tutte le direzioni dello spazio, con tutte le attività possibili, naturali e non. Per fargli conoscere gli sport è molto utile proporgli i più semplici e meno tecnici, in modo da non perdere tanto tempo in spiegazioni e tentativi a vuoto, e meglio ancora se con un criterio di rotazione ripetitiva, in modo da fargliene provare diversi ma fargli anche percepire i miglioramenti che avvengono nello stesso con la ripetizione dell'allenamento.
* Spec. Medicina dello Sport
Fac. Sc. Motorie, Univ. L'Aquila Ist. Scienza dello Sport - CONI


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Date: 07 Sep, 2006 on 08:54
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