Il ministro dell´Università sulla riduzione degli esami: punta a ridurre la frammentazione

Mussi: negli atenei lotta al nepotismo

"Il corporativismo lobbistico è una malattia, servono fortissimi meccanismi di valutazione che premino il merito"

ROMA - I primi tre anni all´università con meno esami per avere maggiore qualità; fondi solo a chi li merita attraverso l´Agenzia di valutazione che verrà già approvata con la Finanziaria; e, a proposito di manovra, stop alle norme che prevedono tagli alle spese di gestione degli atenei. Ancora: lotta alla corruzione e al nepotismo negli atenei e stop alle lauree facili.
Sono le risposte del ministro dell´Università e della Ricerca, Fabio Mussi, alle centinaia di domande arrivate per e-mail in una intervista condotta via internet dai lettori e pubblicata su "Repubblica.it". Domande a raffica, testimonianze della condizione di disagio negli atenei, preoccupazione degli studenti per le correzioni ai corsi di laurea. E richiesta di maggiore trasparenza nei concorsi, nella distribuzione dei fondi. Mussi inizia da qui: «A parte i casi di aperta corruzione, per i quali c´è la magistratura che mi auguro usi la mano pesante, il corporativismo lobbistico è una malattia e il nepotismo è un delitto. Sono stati provati tutti i metodi concorsuali immaginabili. C´è una sola via: fortissimi meccanismi di valutazione dei risultati che premino il merito, e affidare alla valutazione una quota negli anni crescente del budget complessivo dei finanziamenti. Per questo intendo mettere in Finanziaria la delega per la istituzione della Agenzia nazionale di valutazione. Se funziona potrebbe essere una rivoluzione». Alla quale affiancare quella delle nomine («Il governo chiede ai responsabili - quelli in carica e quelli nuovi che verranno, alcuni presto - di condividere una missione, non una tessera di partito, o un voto nell´urna») e uno stop alle lauree "facili" in università di comodo o grazie alle convenzioni: «Uno scandalo, facilitato da una norma nella Finanziaria del Polo del 2001: l´abbiamo profondamente modificata e molte sono state bloccate». Quindi la stoccata rivolta al governo sulla manovra: «Il taglio del 10% dei consumi intermedi per università e enti di ricerca è spuntato nel decreto sulla liberalizzazione. E´ un errore grave - ha detto - che deve essere corretto. Dati i numeri attuali bisogna aumentare gli investimenti. Ovviamente i soldi vanno sempre spesi bene, pochi o tanti che siano».
Risposte alle molte domande giunte dal mondo della ricerca, anche da docenti e ricercatori italiani all´estero: poca meritocrazia, difficoltà a trovare un lavoro per chi è altamente qualificato. «C´è una legge del ‘98 sul dottorato, che richiedeva decreti applicativi mai emessi. Lo farò io. É assurdo che il titolo di dottore non venga valutato niente su mercato, tanto nel pubblico quanto nel privato. É uno spreco di lavoro, intelligenza e risorse. Occorre che il titolo dia punti per l´accesso alla Pubblica amministrazione, e che vengano incentivate le imprese che assumono dottori di ricerca». Infine le spiegazioni sulle modifiche apportate ai corsi di laurea nel primo triennio. «La riduzione del numero di esami punta a ridurre frammentazione e l´inutile moltiplicazione dei corsi. Penso che migliorerà la qualità dei titoli: ovviamente il primo livello di laurea non potrà continuare ad essere un vicolo cieco professionale o un semplice ponte verso la magistrale.