Che cosa diciamo ai genitori che vogliono iscrivere alla scuola materna i bimbi di due anni e mezzo?

Addio scolari con pannolini

SARA STRIPPOLI
Che cosa diciamo ai genitori che vogliono iscrivere alla scuola materna i bimbi di due anni e mezzo? «Che si scordino l´anticipo di Morattiana memoria. Anzi che li aspetta una beffa, che a meno di notifiche dall´alto, i loro bambini andranno a scuola soltanto il prossimo autunno, quando di anni ne avranno tre e mezzo. Il passo del gambero, visto che prima della riforma venivano accolti quando festeggiavano il terzo compleanno».
Un misto di rassegnazione e scoramento nelle parole di Lucia Colucci, insegnante alla scuola materna di via Ciriè, uno dei quattro plessi che fanno riferimento all´elementare Lessona di corso Regio Parco. L´anno scorso, racconta, il tentativo di avviare una sperimentazione è stato un fallimento. E sia benvenuto adesso lo stop del neo ministro Fioroni: «È andata davvero male: bambini con il pannolone che non eravamo pronte a gestire, giochi per bimbi certificati per i tre anni in su e nessuno per i più piccoli, soldi zero per fare qualsiasi cosa. Anche con poche ore eravamo in tilt. A dirla così sembra semplice, ma cosa significano a quell´età sei mesi di differenza? Moltissimo. Puoi dare il massimo, ma se non ci sono mezzi e personale si può fare un po´ di baby-sitting. Poco altro. Non aveva senso continuare». Se non fosse arrivato Fioroni, il responso sarebbe stato lo stesso: «a giugno abbiamo deciso con la nostra dirigente che basta, nessuna sperimentazione quest´autunno. Non si fanno riforme a costo zero».
Adesso? «La beffa. Una volta, negli anni ante-Moratti e ante-riforma, a tre anni i bimbi erano ammessi in classe. Adesso dovranno aspettare il prossimo autunno. Così quello che doveva essere un vantaggio per la famiglia si traduce in un svantaggio, visto che le novità del ministro avevano annullato le vecchie disposizioni. Voleva tutti iscritti alle sperimentazioni per sbandierare il successo della riforma? Il risultato è stato un gran pasticcio: scuole nel caos, insegnanti agguerriti».
Riporta aneddoti, Lucia, che si integrano con quanto racconta Angela Tipitone della Cgil: le notizie rimbalzate da una scuola all´altra, che fare? Più che autonomia anarchia. «Chi ha preso i bambini a settembre per soddisfare le esigenze delle famiglie ha dovuto affrontare la ribellioni delle insegnanti. I risultati sono stati del tutto insoddisfacenti. Altri li hanno inseriti al compimento dei tre anni anche se non avrebbero dovuto. Storie all´italiana e alla fine numeri minimi a Torino. Annunci e spot invece di una attenta politica per l´infanzia, l´unica vera strada da perseguire se si vuole raddrizzare la barca e migliorare la situazione».
Intanto le liste d´attesa sulla materna sono gonfie, ricorda Lucia: «Non si riesce a prendere i bimbi di tre anni, figuriamoci i più piccoli. Secondo i dati della Cgil lo scorso anno erano 446 bimbi in elenco soltanto a Torino, 1.782 in Provincia. Per il 2006-2007 la situazione non è mutata. Per ora nessuna bacchetta magica. «Le difficoltà sono quelle di sempre».