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CIIS: Comunicato 13 giugno 2006
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1. CIIS: Comunicato 13 giugno 2006
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Ci sembra importante contribuire al dibattito sulle proposte avanzate dal documento predisposto dalla FISH e inviato al Ministro, on. Fioroni, riguardante le “linee di azione per l’integrazione scolastica alunni gravi-gravissimi” con questo primo intervento. Come Associazione aderente all’Osservatorio Scuola della FISH, e in quanto insegnanti di sostegno, abbiamo cercato di riflettere con attenzione sul testo proposto facendo riferimento all’esperienza e alla prassi quotidiana quale filtro interpretativo.


La lettura delle “linee guida” induce ad aprire urgentemente un confronto sulle questioni sollevate e sulle “soluzioni” proposte dalla FISH.
Dopo aver letto il testo, abbiamo avvertito un profondo senso di disagio. Il primo pensiero, infatti, è stato quello di “vedere un ritorno al passato”, con la riapertura delle scuole speciali o, in versione più moderna, di classi “potenziate” all’interno della “scuola comune”.
Non è stata una piacevole sensazione.

Non condividiamo, quale strategia o panacea, la proposta della classe di concorso: chiaro segno di “disintegrazione del processo di integrazione”; sarebbe come proporre la riapertura delle scuole speciali. Non ci sembra sia il caso di dover giungere a tanto!

Vogliamo qui ricordare che attuare processi di “integrazione” richiede “adeguata formazione professionale congiuntamente ad un cambiamento culturale. Il resto rischia di essere un palliativo atto a tamponare ferite destinate ad allargarsi in modo insanabile.
Qualcuno ha scritto che, nella scuola, di risorse, soprattutto umane, ce ne sono fin troppe: sono invece carenti quelle professionali. La formazione di tutti gli operatori della scuola e dell’Asl, infatti, rappresenta un requisito imprescindibile e un dovere etico per coloro che hanno la responsabilità di decidere e di agire nei confronti degli alunni.

Sul fronte del “quotidiano”, noi, insegnanti di sostegno, viviamo la “stanchezza”, non del nostro lavoro, bensì della necessità diffusa di continuare a normare nuovamente il sistema, sperando che poi funzioni.
Sistematicamente ci scorrono intorno fiumi di parole, di impegni, di “faremo”, e osserviamo come tutto ciò “scivoli” sulle vicende quotidiane, quasi a sottolineare l’incongruenza e la dicotomia esistenti tra il “dire” e il “fare”.

Mai come in questi ultimi anni si continua a parlare di integrazione, si riflette sull’integrazione, si spendono parole sull’integrazione……ma, nella realtà di ogni giorno, avvertiamo sempre più che l’integrazione “ci sfugge di mano”, scompare nelle pieghe dell’oblio.
Mai come in questo periodo, avvertiamo come l’integrazione si stia trasformano sempre più in “oggetto”, “parola”, “contenuto di pubblicazioni e di convegni”, di pacche sulle spalle, di sorrisi, di strette di mano, di incontri conviviali, ………….
…e, nelle classi, fra proposte nuove e “ardite”, ritornano a presentarsi vecchi assiomi, si prospettano “innovative sperimentazioni” che prevedono l’occupazione di spazi “riservati” ai gravi-gravissimi (e li chiamano “nuclei potenziati”…..).
E su questa “nuova modalità” si spendono altre mille parole ….. a giustificarne la validità, l’efficacia (dell’esclusione!, diciamo noi).
Questo per citare alcune prassi!!!

Ci sembra, di fatto, in relazione al documento della FISH, che oggi come oggi, alla luce delle brevi considerazioni su esposte,
- più che di nuove norme e di ulteriori “appesantimenti”, con la realizzazione di “altre” sovrastrutture, o
- di altre norme che creano confusione con quelle già esistenti,
URGE una “svolta etico-culturale” della società, a partire dal contesto scolastico e sanitario. Cambiamento, questo, che deve trovare la massima espressione proprio in quei settori che si trovano ad operare in modo più “vicino” alle persone (alunni e alunne) che sono in situazione di handicap (o “disabilità” come recitano i nuovi testi dell’OMS, ICF).

Norme, documenti, classificazioni e quant’altro sono importanti, sicuramente.
La ricerca è essenziale.
La sperimentazione vitale.

Ma non possiamo essere “soffocati” da ulteriori strutture che vedono di frequente la presenza delle stesse persone ovunque (chi opera nel GLH si trova ad occupare ruoli nel CTRH, è possibile incontrarli al CSA, presso l’ufficio integrazione, oppure presso l’Ufficio Scolastico Regionale: sono gli stessi che trovi nei 1000 convegni, sono gli stessi che potresti trovare nei piani di zona ecc….)

E pensare che, per notare alcun miglioramenti, basterebbe semplicemente applicare
e far rispettare la normativa esistente
e ad una buona parte dei quesiti e delle richieste emergenti
si troverebbe “la” risposta!

Il vero problema dell’integrazione, e va sottolineato e ribadito, è di carattere etico-culturale. È in questa dimensione che si gioca la partita.

Nella, scuola, lasciatecelo dire, il problema non sono tanto i numeri (peraltro decisamente importanti), non sono le risorse umane (per lo più presenti anche se bisognose di essere assolutamente “rinforzate”), non sono neanche (lo si lasci dire, anche se vero solo in parte) i “soldi”, quanto una adeguata formazione professionale degli operatori e, nello specifico di:
- dirigenti,
- docenti curricolari,
- docenti di sostegno,
- personale ATA
- personale amministrativo,
- personale educativo (assistenti ad personam, o alla comunicazione/autonomia)
- personale ASL (operatori sanitari e medici).
Questo è il nocciolo. Ci diamo da fare per trovare soluzioni “altre” che sanino questo sistema mentre, a nostro avviso, esso può trovare una guarigione in se stesso.

È ora di fare una svolta. Ma occorre il coraggio di osare.
Occorre puntare sulla formazione professionale.

Formazione, ribadiamo, che deve essere rispettosa dei bisogni degli alunni che l’Unione Europea definisce persone con “bisogni speciali”; bisogni non solo di educazione, ma anche e soprattutto di “istruzione”: la scuola ha il dovere e il compito di insegnare, compito dal quale non può assolutamente sottrarsi.

Ci pare, pertanto, di dover focalizzare l’attenzione su questi tre ambiti:

a. formazione professionale per dirigenti, insegnanti (sostegno e curricolari), operatori ASL, operatori della scuola (personale Ata, assistenti educatori, amministrativi),

b. applicazione e rispetto della normativa esistente,

c. NO alla classe di concorso.

Si propongono invece interventi volti alla valorizzazione professionale dell’insegnante di sostegno all’interno della scuola.
Un esempio concreto: mettere a disposizione alcuni strumenti che consentano all’insegnante di sostegno di esprimere valutazioni per ciascun alunno della classe che gli è stata assegnata:
- disponibilità di un registro, contenente i nomi di tutti gli alunni della classe,
- valutazioni in termini oggettivi (voto sulla scheda), da un punto di vista “curricolare”, riferite all’area dell’interazione relazionale, della socializzazione e dell’integrazione.

Sono modalità operative da approfondire, in ogni caso in ANTITESI alla “classe di concorso”, la quale contribuisce a “marcare una maggiore separazione fra alunno in situazione di handicap e alunno non-in situazione di handicap”, determinato dalla presenza «dell’insegnante personale».
Non solo, sul piano della docenza, con la classe di concorso verrebbe riconosciuta definitivamente in capo al solo insegnante di sostegno la funzione di unico responsabile della formazione dell’alunno in situazione di handicap!!! …… La classe di concorso è la via sbagliata. Non è più da prendersi in considerazione e, soprattutto, non è più il caso di perderci tempo a rifletterci.
Occorre fare un coraggioso passo “AVANTI”.


Rispetto alle proposte avanzate in questi giorni dalla FISH, il nostro invito è quello di prendere in considerazione un percorso di “sanamento” e di “utilizzo” dell’esistente, intervenendo sugli elementi che oggi, proprio per le difficoltà rilevate, creano ritardi e disagi considerevoli per l’integrazione scolastica e sociale degli alunni in situazione di handicap.

Il dover ricorrere alle sentenze per “chiedere” l’applicazione di diritti sanciti rappresenta un segnale d’allarme rispetto alle “carenze” e allo stato di “sofferenza” in cui versa oggi il «sistema integrazione».


Il presidente C.I.I.S.
Chiocca Evelina


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Date: 14 Jun, 2006 on 09:43
CIIS: Comunicato 13 giugno 2006
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