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Rivolta contro la sperimentazione
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Gianfranco
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1. Rivolta contro la sperimentazione
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Ricordate le entusiastiche dichiarazioni della ministra riguardanti le numerose richieste da parte delle scuole di partecipare al programma di sperimentazione? Notizie come questa dimostrano ancora una volta come alla propaganda mediatica del ministero non corrispondano i fatti! Leggete, leggete...

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Fonte: Messaggero Veneto

Rivolta contro la sperimentazione
Meduno e Caneva non gradiscono la scelta. Oggi si riuniscono gli organi collegiali

L’autunno caldo della scuola in provincia di Pordenone non è movimentato soltanto dalle sei sezioni di scuola materna negate dalla regione per carenza di organici. Il settore è in fibrillazione anche sul versante della sperimentazione imposta dal ministro Moratti. Gli istituti scelti per anticipare la riforma di materne ed elemantari sono due in provincia: Meduno e Caneva. Ma le strutture non sono attrezzate per avviare la sperimentazione. Un problema in più, nei due centri pedemontani mancano i bambini. Che sperimentazione è mai questa? Imposta dall’alto a dirigenti che ne avrebbero fatto a mano. I prossimi giorni saranno decisivi: si pronunceranno i collegi dei docenti.
«Signor direttore generale Bruno Forte, non esiste una candidatura alla sperimentazione Moratti da parte di questo istituto comprensivo di Caneva e la questione sarà trattata dagli organi collegiali, unici competenti a decidere nel merito». Con il protocollo numero 3.504/B38 datato 29 agosto, lascia il segno negli archivi della scuola verticale di Caneva e del direttorato regionale, la secca smentita del dirigente Paolo Bottega alle avance del numero uno della scuola del Friuli. È la fase due di un "qui-pro-quo" nato dal forzato "sì" alla disponibilità di adottare la mini-sperimentazione per le materne e prime elementari. Il direttore Forte ufficialmente ne spiega l’origine nel pressing del ministero dell’Istruzione e la ridimensiona come pre-esplorazione a Caneva, Meduno e altrove, ma la telenovela in onda a un pugno di giorni dall’avvio delle lezioni, mette in allarme dirigenti, docenti e famiglie.
Domani pomeriggio è attesa la sentenza senza appello del collegio docenti di Caneva sul test sperimentale da incassare con un "pagherò" o rispedire al mittente senza rimpianti, oggi apre la discussione il plenum collegiale degli insegnanti di Meduno. Secondo il segretario provinciale Snals Giancarlo Boscaino, il rifiuto è nell’aria in entrambi gli istituti.
«Il direttore Forte ha commesso un arbitrio bello e buono - lo sostiene il numero uno degli autonomi del Pordenonese Giancarlo Boscaino -. A livello regionale e provinciale stiamo procedendo alla denuncia contro Forte per l’elencazione delle istituzioni scolastiche, a suo parere dichiaratesi disponibili alla sperimentazione. Sorgono le smentite dalle scuole della nostra provincia e anche da quelle di Udine e Gorizia. Il dirigente Bottega evidenzia nero su bianco l’arbitrio commesso, visto che la scuola era impossibilitata a dare la propria disponibilità: il collegio docenti è competente e non era stato sentito. Bene ha fatto il capo di istituto a evidenziare il taglio degli organici imposti nel suo circolo, con la perdita secca di 2 plessi della scuola dell’infanzia, perché la beffa segue al danno. Prima l’impoverimento dell’organico, poi la sorpresa di ritrovarsi in un elenco di scuole per attivare la forzata sperimentazione, naturalmente a costo zero. Ci opponiamo a questi sistemi impositivi, che non rispettano l’autonomia delle scuole. Auspichiamo che anche Meduno dichiari ufficialmente la non disponibilità a partire con la mini-sperimentaizone, imposta da puri motivi politici».

Ch.Be.


Gianfranco
«Ben detto» rispose Candido «ma dobbiamo coltivare il nostro giardino»
Voltaire, Candide, 1759

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Date: 02 Sep, 2002 on 14:30
caty
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2. Re:Rivolta contro la sperimentazione
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L’unica preoccupazione di questo governo era di fare terra bruciata dell’esistente, annullando tutto ciò che era stato progettato per il futuro (legge 30 riforma dei cicli e Dm 91\01 per la generalizzazione dei nuovi modelli organizzativi della scuola dell’infanzia ) e quello che c’era di passato attivandosi con una proposta di riforma che riprende il passato per svuotarlo di quei contenuti che hanno fatto la storia della scuola dell’infanzia ed elementare italiana.
Questa sperimentazione è stata un puro atto di forza del ministro Moratti sulla scuola per crearsi dei consensi “costruiti” come i falsi applausi nella televisione.La bocciatura del consiglio dei ministri e il NO di Tremonti sulle risorse da attivare in merito non hanno fermato la Moratti che, giuliva e ansiosa, ha pensato bene di forzare la mano.
In quest’ottica, a fine agosto 02, quando i collegi docenti erano in vacanza ha comunicato al nostro belpaese che le scuole hanno risposto in massa (forse da sotto gli ombrelloni?) al suo appello di sperimentare la proposta di riforma.La massa a suon di numeri erano circa 173, per arrivare a 250 ha dovuto chiamare all’appello le scuole paritarie.L’identità della nostra scuola è collegata alla ricerca, atteggiamento di fondo del nostro essere scuola. La ricerca, la sperimentazione è tale quando conduce ad incrementare il sapere, non ad appiattirlo.In questa prospettiva identità e qualità non vanno perseguiti sulla base di modelli precostituiti ma attraverso un processo di ricerca autentica, dunque problematizzante, aperta, tesa ad attuare le intenzionalità di fondo dei vari soggetti individuali e collettivi impegnati nell’educazione.
Innovare dunque non perché ci viene commissionato ma per essere capaci di interpretare veramente le direzioni di fondo della società e della cultura.Queste direzioni di fondo sono state interpretate dal ministro Moratti non nel dare maggiori mezzi e strumenti ma nel ridurre e dimezzare le risorse.
Innovare è recare nel mondo qualcosa che prima non esisteva; nella scuola è applicare capacità creative alle interconnessioni della complessità. Occorre continuità critica con il passato cercando di interpretare le tendenze di fondo del contesto sociale. Nella scuola c'è necessità di differenziazione e di flessibilità organizzativa; si pone una richiesta di alto impegno pedagogico: contemperare le istanze dei bambini, della progettualità educativa con l' ottimale utilizzo delle risorse economiche e con la capacità di rispondere alla domanda sociale.Gli aspetti che destano qualche preoccupazione non si possono risolvere con il risparmio e il taglieggiamento delle risorse: l’alto rapporto numerico tra insegnanti e bambini in relazione al più forte impatto nelle scuole, le problematiche dell'immigrazione, con tutti i problemi di risposta in termini di educazione e di istruzione ; le situazioni di nuove forme di disagio; le difficoltà a educare in un contesto caratterizzato sempre più dalla pervasività della tecnologia dell'informazione.
Anticipo…uno dei pasticci più sbandierati da Moratti che a fronte di “richieste popolari” ha deciso di anticipare su richiesta dei genitori a due anni e mezzo dell’ingresso dei bambini nella scuola dell’infanzia.La stessa commissione Bertagna a suo tempo aveva escluso tale probabilità ritenendola inidonea, ma a quanto pare per la Moratti è un ottimo trucchetto per salvare capra e cavoli.Con l’anticipo si spinge la scuola dell’infanzia a ritornare un servizio puramente assistenziale e di custodia, destrutturante, calpestando il diritto di ogni bambino ad avere uno sviluppo equilibrato in un ambiente educativo pensato e progettato in rispetto alle diverse fasi evolutive, al rispetto dei ritmi di apprendimento.Inoltre allo stato attuale la specifica formazione di base dei docenti non è adeguata per garantire un percorso didattico-educativo ai due anni e mezzo.
La flessibilità, il regolamento dell’autonomia ha fatto della flessibilità didattica e organizzativa la sua parola d’ordine ma, nell’ottica morattiana flessibilità è sinonimo di meno opportunità di modelli di organizzazione didattica, meno compresenze …in cambio siamo a disposizione dei genitori offrendo loro moduli orari che possono andare da 1000 a 1500 ore senza alcuna garanzia di risorse e per finire, mentre la legge 30 inseriva la scuola dell’infanzia a pieno titolo nel percorso formativo compreso tra i 3 e i 14 anni questa riforma la fa ritornare “materna” nel senso strutturale e organizzativo e la esclude dal profilo educativo culturale e professionale dello studente che va dai 6 ai 14 anni.Niente male per una scuola che , a differenza di altri ordini di scuola, lasciatemelo dire, può vantare un ricco “portfolio”, giusto per essere in tema, di competenze nel campo della ricerca-azione e della sperimentazione.La nostra scuola dell’infanzia, famosa in tutto il mondo per il suo forte impianto pedagogico, gioielli di famiglia ci ha chiamato l’ex ministro Berlinguer, ora si sente dire che deve sottostare alle richieste anticipatorie dei genitori , il rispetto del bambino e dei suoi tempi ?Una pura formalità che può anche essere non importante…importante è che il bambino mangi e non pianga e se riesce anche ad occupare il tempo di permanenza a scuola giocando…allora è proprio il massimo!!!
L’inglese, l’informatica, benissimo, già attivi grazie all’autonomia in molte realtà, ma con il taglio del personale tali “optional” rischiano di essere un miraggio.
Il portfolio vuole essere uno strumento di puro corredo cartaceo o una documentazione valida ad attestare le esperienze educative e valutative del bambino…Mi sovviene di pensare al D.M. 16 del 92 sulla continuità e alla circolare applicativa 339 del 92, tra i vari interventi per promuovere la continuità non c’era anche il fascicolo personale?documento che in molte, molte realtà del nostro paese è redatto ancora oggi dalle insegnanti della scuola dell’infanzia ed elementare.Tale strumento non è una novità dunque se non nel termine dal taglio puramente aziendalistico ma la scuola non è un’azienda cara ministra…Questo strumento adottato per la conoscenza del percorso formativo dell’alunno serviva e, serve tutt’ora, nei diversi passaggi da un ordine di scuola all’altro ma, mentre nella famosa circolare la redazione è prevista a più mani in quanto erano le insegnanti della scuola
dell’infanzia, prima e quelle elementari dopo a curarne la stesura, nella redazione del portfolio qualche perplessità nasce, in quanto viene previsto un diverso trattamento per la compilazione a seconda dell’ordine di scuola che attraversa.Nella scuola dell’infanzia, a detta della riforma, dovrebbe rappresentare un momento di contitolarità delle insegnanti che operano nella sezione senza escludere le altre figure.Nelle elementari tutto ciò scompare per far posto al docente prevalente…lascio a voi le considerazioni sui rischi che l’assolutismo comporta su certi aspetti quali la collegialità professionale, la corresponsabilità educativa, la con titolarità della classe, che grazie ai moduli, da parecchi anni accompagna il lavoro apprezzato e rispettato delle insegnanti elementari.
Le scuole hanno intrapreso l’avventura di questa sperimentazione animati da sogni prosperi di belle speranze…toccare per credere è stato il loro motto.Hanno toccato, hanno creduto ma un brusco risveglio li ha costretti ad abbandonare la fede. La sperimentazione passata ha evidenziando tutti i limiti di questa assurda riforma.
I piani personalizzati, gli accordi con gli enti locali, tutti sogni che nella scuola reale non sono di semplice attuazione o, perlomeno non a colpi di maggioranza in parlamento e per giunta lesinando risorse.
Anticipo a due anni e mezzo, una possibile uscita a cinque anni e mezzo: non si tratta di una semplice variazione di due parametri anagrafici, come vogliono far credere il ministro e company, non forse è un attacco all’identità storica della scuola dell’infanzia italiana?E se il piccolo che, per puro spirito narcisistico dei genitori, si vede scaraventato a cinque anni e mezzo a frequentare la prima classe elementare, non si rivela all’altezza lo si rimanda al mittente con la dicitura”scusate ci siamo sbagliati??” oppure “ritenta sarai più fortunato???”
Sono quesiti molto impegnativi che penso vadano oltre la portata di questa sperimentazione. La scuola italiana non è una fiction e chi la frequenta non lo fa in veste da attore.Il diffuso monitoraggio promosso dalla nostra organizzazione mira a smascherare questa fiction per portare alla luce l’effettivo esito.
Gli strafalcioni pedagogici di portata commerciale come quelli che hanno motivato questa riforma hanno delle controindicazioni molto pericolose perché cadono sui diretti interessati:i bambini.Questo deve motivare la nostra ferma decisione a lottare perché vengano rispettati i suoi tempi e i suoi bisogni senza concedere sconti o facilitazioni, impegnandoci a creare nelle nostre scuole progetti di qualificazione della scuola pubblica e chi veramente nella scuola ci lavora sa che ciò è possibile anche senza individuare forme organizzative ingegneristiche che possono essere molto roboanti ma vuote ed inutili.
Ma il lupo perde il pelo...a settembre ci riprova...è molto probabile che nei primi collegi docenti ci ritroveremo a discutere di un decretino tanto ambiguo quanto pericoloso sull' inserimento della lingua inglese e l'informatica nei primi due anni della scuola elementare le risorse e gli strumenti?sempre gli stessi:zero!!!meditate gente...meditate...caty
Date: 26 Jul, 2003 on 16:43
Rivolta contro la sperimentazione
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