Subject | : | RECLUTAMENTO DOCENTI: ILLECITI, DIRITTI E RESPONSABILITÀ |
Author | : | Vaccinato frapis@hotmail.com |
Date | : | 02 Nov, 2005 on 13:17 |
MIIP Coordinamento Unitario: 055/368551 - 06/90154590 - 0734/228685 E-Mail: info@precari.org Web: www.precari.org MOVIMENTO INTERREGIONALE INSEGNANTI PRECARI RECLUTAMENTO DOCENTI: ILLECITI, DIRITTI E RESPONSABILITÀ Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 14 Ottobre scorso è stato approvato il testo definitivo del decreto che disciplina la formazione e il reclutamento dei docenti (attuativo della L. 53/03, art. 5); il Ministro Moratti, mostratasi sempre impassibile di fronte alle fondate istanze e ai rilievi a lei presentati, ha dovuto all'ultimo momento necessariamente apportare alcune modifiche al testo, non certo di secondaria importanza. Il Ministro della Funzione Pubblica Baccini, infatti, non ha potuto fare a meno di rilevare come l'unico strumento idoneo per l'accesso ai ruoli nel comparto pubblico sia e resti il Concorso Pubblico: introdurre un nuovo sistema di reclutamento senza la garanzia della selezione pubblica sarebbe stato semplicemente incostituzionale. Tale necessario passaggio è stato introdotto anche dietro indicazione della Consulta, che ha ammonito il Governo circa i pericoli che incombevano sull'intero impianto legislativo: gli esami abilitanti a termine del percorso universitario e del tirocinio non possono consentire l'accesso diretto ai ruoli nella scuola; la Costituzione lo impedisce. Tale evidente e inconfutabile verità è finalmente emersa nonostante la grave e voluta "dimenticanza" da parte delle Commissioni Cultura di Camera e Senato che, sorde a qualsiasi istanza da parte dei precari (ma non a quelle delle associazioni sissine) avevano espresso parere favorevole all'articolato, il quale, a loro dire, costituiva una vera e propria svolta epocale nella storia del reclutamento. D'altronde gli onorevoli e i senatori della maggioranza non si sono mai degnati di ascoltare veramente la voce dei precari, i quali rischieranno seriamente, grazie alle nuove norme, di essere esclusi dall'insegnamento e stanno già subendo le gravi conseguenze del marasma normativo che in questi ultimi anni ha sconvolto le graduatorie permanenti. Eludere o aggirare questioni di rilevanza costituzionale, come finora è stato fatto con una serie di manovre poco trasparenti, è stata finora operazione illegittima e immorale, più volte da noi denunciata. Ora finalmente vi è stato un autorevole e importantissimo stop; I sissini, al fine di invocare i soliti interventi salvifici, accampando argomentazioni trite e ritrite fondate, come sempre, su logiche aberranti e su presupposti del tutto soggettivi, ancora una volta ci snocciolano prediche sulla cosiddetta, e ridicola, "alta formazione"; delle scuole SSIS: si sa bene, e lo sa bene soprattutto chi, pur avendo già un'abilitazione, ha frequentato o sta frequentando i corsi SSIS, che tale espressione è puro e semplice slogan propagandistico e, dunque, espressione vuota, del tutto sganciata dalla realtà oggettiva dei fatti. Ci limitiamo pertanto soltanto a sfiorare alcune questioni: 1. La Costituzione italiana afferma che l'accesso ai ruoli nello Stato è possibile soltanto previa selezione sancita da Concorso Pubblico. Ribadiamo, per l'ennesima volta, che l'esame abilitante approntato dalle SSIS non è affatto un concorso, né le commissioni universitarie che hanno conferito le abilitazioni ai sissini si possono certo equiparare a pubbliche commissioni. Tanto meno possiamo parlare di sistema selettivo, in quanto non ci è finora pervenuta notizia di sissini a cui sia stata negata l'abilitazione; al contrario, ci risulta che tutti si abilitino con il massimo (o quasi) dei punteggi. 2. Non è assolutamente vero che il TAR Lazio ha assegnato la patente di "alto livello"qualitativo a dei corsi su cui nessuno, né i giudici, né il Ministero, né tanto meno le stesse Università, ha mai fatto una seria indagine valutativa. 3. Ancora più ridicolo, alla luce dei fatti ultimi, appare l'accampare diritti, come fanno l'ANP e le associazioni di sissini, sulla base di pareri espressi dalle Commissioni Cultura e Istruzione del Senato e della Camera, le quali premevano, fino al giorno in cui il Consiglio dei Ministri ha licenziato il decreto, affinché lo Stato italiano prevedesse una transizione esclusivamente riservata ai sissini e quindi condannasse alla definitiva esclusione i precari abilitati secondo le previgenti norme, le uniche, in realtà, ad essere in linea con la Costituzione italiana. Preso atto di ciò, e dal momento che le Commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato ignorano evidentemente i fatti, le norme e la situazione reale, noi giudichiamo queste non abilitate ad esprimere pareri sulla scuola. Fatte queste premesse non possiamo, a questo punto, che rilevare alcune questioni fondamentali. La prima riguarda la legittimità costituzionale dell'immissione in ruolo di coloro che possiedono solamente l'abilitazione SSIS. Con le ultime immissioni in ruolo sono stati assunti molti sissini. Stando agli ultimi atti del Governo, che ha dovuto tener conto della Costituzione, ci sembra più che legittimo chiedersi se ne avessero effettivamente titolo. La seconda questione riguarda il futuro reclutamento pensato dall'attuale maggioranza di governo ed è incentrata sulla legittimità di affidare la formazione e la selezione degli insegnanti interamente nelle mani delle Università. Ora i precari pretendono che il Governo agisca in maniera seria e che il Parlamento non avanzi più istanze ad hoc per favorire questa o per quell'altra categoria di precari. Ricordiamo ancora una volta che il principio della pari dignità di tutte le abilitazioni è ribadito dalla legge 143/04 e che pensare a una transizione seria, in grado cioè di contemplare un passaggio senza traumi e brusche esclusioni, è dovere non solo costituzionale, ma anche politico e morale. I precari chiedono che venga contemplata la loro ammissione, attraverso un sistema di crediti, all'interno dei nuovi percorsi pensati da questa maggioranza; da tempo sottolineano inoltre la necessità che vi sia un intervento diretto dello Stato affinché la valutazione degli insegnanti, dei titoli e dei crediti che essi possiedono, non sia completamente lasciata nelle mani delle Università, naturalmente portate a riconoscere solamente le abilitazioni da esse prodotte. Tanto più che negli ultimi tempi le Università si sono squalificate e screditate producendo corsi e corsetti di misero livello culturale rispondenti solamente a leggi di mercato. È un'Università, quella odierna, che sulla scuola non ha nulla da dire e che sopravvive vendendo ciò che di fatto non potrebbe vendere: la formazione dei docenti, ridotta a vuoto didattichese. Martedì 1 Novembre 2005 Movimento Interregionale Insegnanti Precari |