Subject | : | AND: Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 11 May, 2003 on 20:16 |
Indicazioni Nazionali per i Piani di Studio Personalizzati Parere dell'AND Premesso che i documenti inviatici rappresentano "dei documenti di lavoro", utili ai fini della predisposizione dei decreti legislativi, previsti dalla Legge delega, formuliamo preliminarmente le seguenti considerazioni: A) riteniamo che presupposti ineludibili dei provvedimenti attuativi della Riforma siano: 1) la salvaguardia dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, elevata nel nostro ordinamento a rango di norma costituzionale, e la sua espansione nell’autonomia didattico-organizzativa riconosciuta alla comunità professionale, che opera presso le istituzioni scolastiche; 2) la salvaguardia della professionalità docente e dell’effettiva libertà d’insegnamento; 3) una chiara distinzione dei ruoli e delle responsabilità dei diversi soggetti sociali coinvolti nel processo formativo (scuola – famiglia – ente territoriale); B) consideriamo interessanti e innovative alcune indicazioni contenute nei documenti, tra le altre: 1) la distinzione delle competenze personali in conoscenze e abilità disciplinari e l’ordinamento degli obiettivi specifici in discipline ed educazioni; 2) la istituzionalizzazione dell’autovalutazione d’istituto. All’interno dell’impianto previsto indichiamo alcuni aspetti, a nostro avviso, migliorabili: a) Piani di Studio Personalizzati e non personalizzazione dell’azione educativo-didattica. La legge 59/97 e il conseguente DPR 275/99 impongono il superamento del centralismo ministeriale e, inevitabilmente, il venir meno del riferimento principale della scuola centralistica, che è costituito dai programmi nazionali. Al posto dei programmi lo strumento principale di progettualità della scuola diventa il curricolo. b) Riconoscere l’autonomia organizzativa degli insegnanti. Suggeriamo di rivedere in profondità l’impostazione centralistica che caratterizza le ‘Indicazioni’. In particolare ricordiamo che, sempre ai sensi del DPR 275/97, la scuola ha piena autonomia organizzativa, oltre che didattica. Non sembra legittimo imporre soluzioni organizzative di alcun tipo, al massimo, a livello di ‘Raccomandazioni’, si possono offrire criteri e fornire suggerimenti. Questo significa che l’indicazione dell’insegnante tutor e coordinatore non può essere intesa come prescrittiva. Al ministero spetta dare le risorse, e definire tutti gli aspetti, di non poco conto per la verità, di cui parla il citato art.8 e che sono prescrittivi. Tra questi aspetti non figura affatto l’indicazione dei modelli organizzativi. c) Essenzializzare gli obiettivi prescrittivi e definirli meglio. Spetta al ministero definire gli obiettivi specifici di apprendimento, che costituiscono l’elemento di unitarietà all’interno del nuovo contesto dell’autonomia scolastica che, inevitabilmente, comporta una forte spinta alla differenziazione. Ma la numerosità degli obiettivi specifici contenuti nelle ‘Indicazioni’ vanifica, nei fatti, ogni spazio di autonomia didattica. Ne abbiamo contato, solo nella scuola primaria, ben 648 (a cui si dovranno aggiungere quelli di religione cattolica). Se poi si considera come in molti casi sono formulati, si vede bene che tanto ‘specifici’ non sono e, quindi, obbligano ad una ulteriore analiticità. d) Rivedere gli obiettivi specifici della scuola dell’infanzia. Risulta difficile comprendere il perché nelle ‘Indicazioni’ gli obiettivi specifici della scuola dell’infanzia non siano ripartiti seguendo la ripartizione dei campi di esperienza, che restano ancora criteri di riferimento riconosciuti dagli insegnanti e, invece, raggruppati per "titoli" di dubbia fondazione. e) Gli obiettivi specifici non possono rappresentare ‘livelli’. Nelle ‘Indicazioni’ si afferma che gli obiettivi specifici indicano "i livelli essenziali di prestazione (intesi qui nel senso di standard di prestazione del servizio) che le scuole della Repubblica sono tenute in generale ad assicurare ai cittadini…". f) Nemmeno gli obiettivi formativi devono prevedere ‘livelli’. La traduzione degli obiettivi specifici in obiettivi formativi compete ai docenti. Ma non può essere indicato il modo di questa traduzione, perché sul tema della definizione degli obiettivi sono legittime molte posizioni, da quella comportamentista o prestazionista a quella fenomenologica o, personalista. g) L’articolazione per ‘periodi’ non va formalizzata, ma suggerita. Così come si prevede di fare, l’articolazione dei ‘periodi’ all’interno del primo ciclo è in contraddizione, ancora una volta, con l’autonomia organizzativa e didattica degli insegnanti. Può al massimo essere suggerita, ma la logica pedagogica dei ‘tempi distesi’ e della flessibilità, condizioni per la ‘personalizzazione’, non si concilia con la previsione di momenti valutativi terminali dei ‘periodi’, il cui esito può perfino comportare la bocciatura. h) Il portfolio va suggerito, non imposto. Il portfolio, almeno nella sua origine, si configura come strumento di valutazione ‘autentica’, formativa e non certificativa. Non è però l’unico strumento possibile: l’osservazione partecipe, la rubrica, il diario…sono altre forme possibili di valutazione ‘autentica’. Bisogna evitare che lo strumento prevalga sul significato che lo fonda, ma che fonda anche modalità diverse. E’ opportuno suggerirlo, e sostenere gli insegnanti che ancora non conoscono una simile modalità, ma imporlo appare improprio e rischioso, perché, se non se ne capisce e condivide la natura, è molto probabile il rischio di una traduzione burocratica, formale e banale insieme. Conclusioni Il testo delle ‘Indicazioni’ è prolisso, l’impostazione è eccessivamente didascalica, opinabile in molte affermazioni, prodotte con una eccessiva perentorietà. La pagina introduttiva dedicata alla scuola Primaria è, in tal senso, emblematica. Che cosa vuol dire, tanto per fare un solo esempio, che una caratteristica peculiare della scuola primaria è la sua funzione ‘sociale’? Forse che tale caratteristica viene meno nella scuola ‘Secondaria’? Oppure perché, solo per la primaria, affermare che è ‘etica’? Forse che nella scuola ‘Secondaria’ non vale la necessità di "superare le forme di egocentrismo e praticare, invece, i valori del reciproco rispetto, della partecipazione, della collaborazione e della solidarietà."? http://www.edscuola.it http://www.edscuola.com Mail: redazione@edscuola.com |