Subject | : | CUB Scuola: Comunicati Stampa 9 aprile 2003 |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 09 Apr, 2003 on 21:00 |
TAGLIO DEGLI ORGANICI: FERMIAMO I «DADAISTI» DEL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, FINCHÈ SIAMO IN TEMPO In questi giorni stanno arrivando alle scuole i prospetti degli organici formulati, scuola per scuola, dal MIUR, il Ministero dell'Istruzione, sulla base della Legge Finanziaria che prevede l'obbligo di «ricondurre a 18 ore di insegnamento» le cattedre delle scuole medie e superiori, eliminando le «ore a disposizione». Tale meccanismo - preso per produrre l'ennesimo risparmio sulla scuola pubblica a scapito di migliaia di lavoratori precari (le cattedre dei precari vengono distribuite eliminando le «ore a disposizione» dei colleghi di ruolo) - avrà come diretta conseguenza l'implosione della scuola superiore. L'attuale sistema prevede, logicamente, che un docente di italiano e storia prenda gli studenti in una prima e li porti in seconda, articolando la sua programmazione nel corso del biennio. Un altro docente li riceva in una terza ed articoli il corso di storia e di letteratura nell'arco del triennio (a volte rimandando alcuni approfondimenti all'anno successivo). Ciò non sarà più possibile. Con le cattedre interne, è vero, i conti (quelli economici, del risparmio) tornano. Quello che non torna è tutto il resto: professionalità, esperienza, programmazione, continuità didattica, collegialità dei consigli di classe, scelta dei libri di testo, numero di occupati. In breve: la qualità della scuola. Gli studenti cambierebbero praticamente ogni anno gli insegnanti perché, per fare quadrare i conti, occorrerà sempre e solo costituire cattedre interne. È inimmaginabile cosa diventeranno i Consigli di classe: sarà impossibile qualsivoglia programmazione. Non a caso nel progetto di riforma degli Organi Collegiali del Governo i Consigli di classe scompaiono. Ora i casi sono due: o chi ha preso tale decisione (una specie di virus buttato nella scuola pubblica) non immagina nemmeno gli effetti, e allora siamo di fronte a pericolosissimi e incompetenti dilettanti. Oppure il piano è scientifico, studiato a tavolino: la scuola pubblica deve essere distrutta, pezzo dopo pezzo. È vero che il MIUR non è più «MPI»: la «P», che stava per pubblica, con l'attuale Ministro è scomparsa, da Ministero della Pubblica Istruzione è diventato Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Ma è anche vero che la scuola è un bene pubblico che la collettività deve assicurare a tutti i cittadini nel migliore dei modi. Già l'abolizione dei commissari esterni agli esami di stato ha segnato un passo verso lo smantellamento del valore legale dei titoli di studio e quindi della funzione stessa della scuola pubblica di garante della serietà degli studi. Si veda la decisione dell'Università Bocconi di non dare alcun peso al voto dell'esame di stato per l'accesso («Per entrare alla Bocconi la maturità non conta più. Scuola pubblica addio», La Stampa 13/2/༿). Torino, 9 aprile 2003 -------------------- La CUB Scuola aderisce alla manifestazione del 12 aprile a Roma Il carattere più osceno della guerra sta nel fatto che i signori del mondo sembrano avere il potere di renderla normale Mentre le truppe americane entrano a Bagdad e drammatizzano lo spettacolo liquidando, per errore?, qualche operatore della comunicazione globale, forse perché non si dica che macellano solo iracheni, è iniziato la spartizione del bottino. Il “nostro” Presidente del Consiglio ha già garantito ai suoi soci in affari che gli imprenditori italiani avranno la loro parte in cambio dei servizi resi dal governo italiano a quello statunitense: Bassora 2, Bagdad Fiori? Il nome lo troveranno. Come è buona regola nell’economia, distruzione (di vite umane, di abitazioni e infrastrutture, dell’ambiente ecc.) e “ricostruzione” procedono in parallelo e si traggono robusti profitti prima dall’una e poi dall’altra e a trarre profitti sono sempre gli stessi come sempre gli stessi sono coloro che pagano il prezzo dell’operazione: la popolazione dei paesi invasi, gli stessi soldati delle potenze vincitrici reclutati fra i disoccupati e gli immigrati, i lavoratori che si vedono negati servizi sociali, reddito, libertà. Comunque si chiuda questa parte del conflitto, è perfettamente evidente che gli occupanti intendono prima imporre un protettorato e, poi, un governo “amico” costituito da loro uomini magari reclutati fra gli stessi che hanno governato l’Iraq col regime che volge alla fine. A chi toccherà ora, chi avrà l’onore di assumere il ruolo di “stato canaglia”. Non ci stupirebbe che, come è avvenuto a Saddam Hussein, qualche servitore degli USA non più funzionale si trovi nello scomodo ruolo del cattivo di turno. Che, poi, lo scontro reale, quello che non si gioca apertamente sui campi di battaglia, sia fra USA e nazioni europee ed asiatiche non sufficientemente subalterne (Francia, Germania, Russia, India, Cina) ed abbia per oggetto il controllo dei capitali e delle materie prime è perfettamente noto. Il sindacalismo di base che ha sviluppato la mobilitazione contro la guerra sui luoghi di lavoro sino allo sciopero generale del 2 aprile ritiene essenziale che si sviluppi l’iniziativa contro la guerra esterna e contro la guerra interna e invita tutti a partecipare alla manifestazione che si terrà a Roma il 12 aprile. L’opposizione alla guerra continua e si intreccia con l’azione per la difesa del reddito e dei diritti dei lavoratori nel nostro paese. Il Coordinatore nazionale http://www.edscuola.it http://www.edscuola.com Mail: redazione@edscuola.com |