Nella Finanziaria non c’è traccia degli impegni presi dal governo - aggiunge Di Menna - le risorse inserite nel capitolo istruzione provengono dalle Finanziarie precedenti.
Per il personale Ata invece di pensare alla riorganizzazione del servizio, alla definizione di nuove competenze e di nuovi profili, si fanno ‘economie’ e i tagli non vengono nemmeno reinvestiti nella scuola. Per gli insegnanti non c’è traccia dei fondi destinati all’autoaggiornamento, né della defiscalizzazione delle spese. Serve un’operazione verità: il Governo dica cosa vuole fare concretamente per la scuola.

Che fine ha fatto il piano plurienale di 15-19 mila milardi di vecchie lire? Partirà dal 2004 ? Partirà se le condizioni lo consentono?
E il contratto? La preoccupazione del mondo della scuola è forte, il contratto è scaduto da dicembre dell’anno scorso e le retribuzioni erose nel loro potere di acquisto, mediamente inferiori a quelle europee del 17%. La nostra azione è rivolta a chiudere rapidamente la trattativa per fare avere gli aumenti il prima possibile. Non si può aspettare ancora.

L’anno scolastico si è aperto senza neanche un’immissione in ruolo. A fronte di oltre ottantamila posti scoperti (82.539 tra docenti e Ata) e di oltre 20 mila pensionamenti (21.736) al 31 settembre sono, complessivamente, oltre centomila i posti vacanti (104.275) pari al 10,30% dei posti totali.
Posti spiega - Massimo Di Menna - coperti da personale precario.

La scuola non deve essere considerata un problema per i conti pubblici - continua Di Menna - ma una delle funzioni importanti dello Stato e quindi una risorsa per il Paese. Non vorremmo che si risparmi per la scuola pubblica e che gli investimenti per l’istruzione prendano poi altre destinazioni.

Roma, 10 ottobre 2002