Subject | : | CISL: Dichiarazione 1 Agosto 2002 |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 01 Aug, 2002 on 21:12 |
Nota della Segreteria Nazionale Cisl Scuola concernente prime riflessioni sull’iniziativa di sperimentazione nazionale di avvio della riforma del sistema scolastico
Per una valutazione complessiva dell'iniziativa, ad integrazione delle prime durissime censure della Segreteria Generale di metodo esplicitate nel comunicato stampa di martedì 30 luglio u.s., sarà necessario attendere il testo del Decreto, che dovrà tradurre in termini giuridico-amministrativi l'insieme dei "vincoli organizzativi" esposti nelle indicazioni nazionali per i piani di studio, relative alla scuola dell'Infanzia ed alla scuola elementare. Infatti i "vincoli organizzativi" della sperimentazione, se rigidamente mantenuti nel decreto autorizzativo, mettono a rischio alcuni aspetti fondamentali a garanzia della qualità dell'offerta formativa della nostra scuola elementare: la pluralità degli interventi didattici, la pari dignità tra docenti del team, la contemporaneità da cui ricavare adeguanti e indispensabili spazi di programmazione, sede non solo di progettazione educativa, metodologica e didattica, ma anche di elaborazione di modelli e stili educativo-professionali condivisi, estensibili con i necessari adattamenti anche alla scuola dell'infanzia. Su queste scelte si è realizzata la massima coincidenza tra le aspirazioni e le tensioni culturali e professionali degli insegnanti e le battaglie del sindacato in materia di politiche contrattuali e di riforma. Questo patrimonio di esperienze professionali non potrà essere disperso e azzerato in nome di una nuova organizzazione del lavoro scolastico ispirata a logiche di natura ragionieristica, essenzialmente miranti al risparmio e non alla qualità e che, sotto il pretesto dell'innovazione ripropongono di fatto modelli obsoleti che le scuole hanno da tempo rifiutato. La responsabilità di definire l'articolazione degli impegni orari dei docenti, nel rispetto dei vincoli contrattuali anche in relazione all'assolvimento di compiti diversi del cosiddetto "lavoro d'aula", per noi deve rimanere competenza esclusiva delle scuole e non può essere imposta dall'alto, e tantomeno attraverso una sperimentazione. Tanto premesso, proponiamo alcune riflessioni, frutto di un primo rapido contributo di un gruppo informale di lavoro, cui sono stati sottoposti i documenti (Indicazioni/Raccomandazioni) ricevuti.
ELEMENTI PER LA COSTRUZIONE DEL PARERE SUL PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE NAZIONALE
· Le "indicazioni" e le "raccomandazioni" equivalgono ai compiti di cui all'articolo 8 del dPR 275/99? L'Amministrazione lo esclude. Sarà un compito che il Ministro assolverà dopo l'approvazione della Legge. La sperimentazione, dunque, riguarda solo l'art. 11 e non l'art. 8.
· Volontarietà nell'adesione da parte delle scuole alla sperimentazione, che può essere accolta in tutto o in parte.
· Forti riserve sulla gestibilità dell'operazione e sulla possibilità che i collegi si pronuncino in modo responsabile.
Risolta con gli artt. 11 e 13 del dPR 275/99 (si può fare).
Inopportunità nell'operazione, considerato che tutta la materia è all'esame del Parlamento. Si tratta di una responsabilità specifica del Ministro, su cui il CNPI ritiene di non aver titolo a pronunciarsi. ASPETTI DI MERITO Indicazioni nazionali per i "Piani di studio personalizzati" sulla scuola primaria Osservazioni * Confuso appare anche il passaggio dal "pre-disciplinare", per i primi anni di scuola, al "disciplinare", così come confuse appaiono le definizioni di pluri/inter/transdisciplinare. ASPETTI ORGANIZZATIVI Si propone la sperimentazione nella prima classe, non tenendo conto dell'inevitabile coinvolgimento anche di docenti delle classi successive e con la modifica, pertanto, di situazioni modulari o di tempo pieno consolidate. E cosa avverrà negli anni successivi? D'accordo: la durata prevista è di un anno, ma gli alunni che escono dalla prima ritorneranno ai programmi dellྑ e ai moduli della Legge 148/90? Sembra inverosimile! * La proposta dell'insegnante prevalente, alla luce della specificità dei compiti che gli vengono attribuiti in aggiunta alle 21 ore settimanali di insegnamento "frontale" (che diventano 18 nei bienni successivi) prefigura una vera e propria "figura di sistema" e comporta una serie di problemi professionali (di competenza del parere del C.N.P.I.) e sindacali (che ci riguardano più direttamente come CISL Scuola): * Viene omesso qualsiasi riferimento esplicito al momento della programmazione collegiale, che invece ha qualificato fino ad ora tutto il lavoro del team docente. * La parcellizzazione degli interventi (degli insegnanti "non" prevalenti) rende inefficace qualsiasi tipo di intervento didattico loro assegnato con la conseguente induzione di fenomeni di "deresponsabilizzazione" e, quindi, di disagio/demotivazione/disaffezione. E a chi sarà affidata la scelta e l'individuazione del prevalente? Agli organi di democrazia scolastica ovvero ad atti unilaterali di sovranità dirigenziale? · Le ore di contemporaneità previste sono pochissime, quasi inesistenti e attribuite non a tutti gli insegnanti residualmente coinvolti nella classe. In questo modo le attività di laboratorio rischiano di rimanere virtuali anche a causa del difficile reperimento tra le risorse professionali disponibili, competenze specialistiche. Ma è credibile una prospettiva di far riferimento alle reti di scuola? Ci sembra di intravedere notevoli difficoltà organizzativo-funzionali con ripercussioni sui trattamenti contrattuali. Inoltre, dai prospetti allegati, si evince che in alcune classi non esistono proprio ore di contemporaneità come si può facilmente dedurre dalla presenza di numerosi "spazi bianchi" nei modelli allegati. RIFLESSIONI SPECIFICHE RELATIVE ALLA SCUOLA DELL’INFANZIA
La sperimentazione per risultare scientifica, reale, leggibile, trasferibile nelle varie realtà ed essere quindi assunta a riferimento per scelte ordinamentali e di sistema, deve tener presente possibilmente tutte le variabili in gioco (età dei bambini, risorse di organico, disponibilità degli EE.LL. alla fornitura di strutture e servizi di supporto …. ecc.)
Evidenziamo qui di seguito alcune principali problematiche legate all’avvio della sperimentazione, relativamente ai vincoli organizzativi. - Organici: si rileva una palese contraddizione tra l’organico aggiuntivo previsto nella proposta di sperimentazione con le “Indicazioni” che ribadiscono esplicitamente che l’organico sarà assegnato secondo la vigente normativa. - Laboratori: le esemplificazioni relative agli “angoli” ed ai “laboratori” contrastano con le strutture edilizie di troppe scuole sacrificate in spazi ristretti ed inadeguati. Esiste dunque un problema di investimenti per interventi sulle strutture edilizie e sui locali. - Tempo scuola: oggi la scuola aperta nelle attuali 36 settimane (dalla seconda di settembre all’ultima di giugno) per otto ore giornaliere prevede un curricolo massimo di 1.440 ore annue. Si fatica perciò ad immagina come poter concretamente organizzare un’offerta formativa di 1.600/1.800 ore annue secondo una delle opzioni suggerite dalle “Indicazioni”. - Formazione in servizio: la formazione dei docenti responsabili dei laboratori e del docente coordinatore dell’équipe pedagogica, richiede innanzitutto risorse adeguate e tempi di espletamento. Si prevede inoltre una figura professionale del tutor che, fermo restando il protocollo d’intesa con gli enti locali per questa nuova funzione, richiede risorse aggiuntive per la retribuzione dei nuovi impegni. Il problema generale che attraverso la sperimentazione si propone una vera e propria figura di sistema, con la prospettiva di una diversificata carriera professionale, è già stato evidenziato nella prima parte di questa Nota. Qui si solleva il problema relativo ai criteri ai quali dovrà attenersi il collegio dei docenti per individuare i docenti cui affidare le predette nuove funzioni. L’ipotesi di costruire piani individualizzati per ogni allievo è suggestiva ma contrasta sul piano della concreta realizzabilità con gli attuali rapporti alunni/sezioni, tanto da divenire una pratica inapplicabile. Se vi si aggiunge l’impegno di creazione e aggiornamento del “portfolio” c’è il rischio di burocratizzare la scuola dell’infanzia, cucendole attorno un apparato formale che non riuscirebbe comunque ad arginare i rischi delle pericolose derive a cui potrebbe essere esposta. Sempre in merito al portfolio, sarebbe comunque opportuna maggiore chiarezza sull’uso del documento, sulle modalità di impostazione e documentazione e sulle competenze di chi ha la responsabilità di elaborarlo ed infine su ruoli e confini tra scuola e famiglia in materia di valutazione. La valutazione infatti presenta un’ambiguità di fondo e non sono chiare le distinzioni tra valutazione formativa, sommativa e di processo. Riflessione conclusiva: come ritenere attuabile la generalizzazione nella scuola dell’infanzia di un modello sperimentale sostanzialmente tarato sulle scuole comunali funzionanti nel nord del nostro Paese e pesantemente condizionato dalle disponibilità degli EE.LL.? Si rischierà di marcare ancora una volta le differenze che segnano il destino sia dell’utenza, per la possibilità offerta o meno di usufruire di un servizio qualificato e generalizzato, sia per gli insegnanti che, a seconda del territorio o dell’area di servizio, vedranno aprirsi o meno prospettive di valorizzazione e sviluppo della professionalità.
Ci riserviamo, quindi, ulteriori valutazioni.
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