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Subject  :  «Db», il robot che guarda e impara
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  01 Sep, 2001 on 07:33
da La Stampa
Sabato, 1 Settembre 2001

«Db», il robot che guarda e impara
Balla e gioca a tennis, dal Giappone il primo umanoide

Antonella Mariotti


SALUTE LA DENUNCIA DELL’ADUC Un metro e ottanta di altezza per ottantacinque chili, gioca a tennis, balla il rock e suona anche il tamburo. E si prepara a fare molto di più il robot di ultima generazione, presentato ieri da Mitsuo Kawato a Tokyo. Il ricercatore giapponese è il leader del «Progetto androide» che ieri, dopo cinque anni di lavoro, ha avuto la sua conclusione ufficiale e clamorosa: coinvolge anche studiosi americani e già due anni fa aveva esibito il prototipo di «Dynamic-Brain» (letteralmente, cervello dinamico), nato in un laboratorio vicino a Kyoto. Quella di ieri è finalmente la versione definitiva, risultato di un progetto sponsorizzato dall’Agenzia governativa della scienza e della tecnica del Giappone. Il piano finanziato dal governo nipponico era ambizioso: accanto alla realizzazione dell’androide tuttofare, l’obiettivo era di «mimare» l’attività cerebrale degli esseri umani.
«Db» - quasi un sosia di «R2-D2», il simpatico androide di «Guerre stellari» - è riuscito a memorizzare attraverso i «sensori» nascosti nei suoi occhi i movimenti della mano del suo istruttore e a imitarli alla perfezione, anche esibendo uno speciale bastone-racchetta.
E’ questo il cuore del progetto: il robot non è più programmato a priori attraverso un software di tipo classico, ma riusce ad imparare, osservando quello che gli mostrano i suoi padri in carne e ossa. E questa caratteristica lo ha reso un po’ più umano. Rispetto alla prima versione, presentata due anni fa, ha perso un po’ dell’aspetto inquietante tipico dei robot classici, tutto fili e sensori.
Se non ha ancora una vera pelle e non è riuscito a diventare un perfetto replicante alla «Blade Runner», è comunque molto sofisticato: è dotato di 30 articolazioni che gli permettono di muovere gli occhi, danzare sulla punta dei piedi, suonare la batteria e camminare.
Anche la vista di «Dynamic brain» possiede capacità che fanno pensare ai film di fantascienza: è in grado di elaborare le immagini attraverso due telecamere posizionate all’interno degli «occhi», calcola le distanze e segue il percorso voluto dal suo programmatore.
«Db» ha particolarmente stupito i suoi creatori riuscendo piuttosto bene nella non facile coordinazione dei movimenti per impugnare e manovrare una racchetta da tennis: niente a che vedere con lo stile di Sampras, ma quanto basta per colpire la pallina con la racchetta. Insomma, il robot si allena, e le sue prodezze sono state raccolte in una serie di filmati, che si possono consultare nel sito Internet del progetto. «Dynamic brain» sa ballare il rock o una danza folcloristica di Okynawa e inoltre suona il tamburo. «Siamo sempre più vicini al sogno di un replicante umanoide in tutto simile a noi», hanno detto i padri di «Db».
La strategia che ha portato alla realizzazione di «Db» è stata proprio quella di tentare di realizzare un androide il più umano possibile, con tanto di emozioni e capacità di apprendimento. Mitsuo Kawato nel ‘96 formò tre gruppi di lavoro, l’area neurobiologica, quella psicologica e quella dell’apprendimento. Tre aree di studio fondamentali per la robotica avanzata. Lo scienziato giapponese basa le sue teorie su alcuni studi biologici a che analizzano il controllo dei movimenti degli occhi e la riproduzione delle immagini. Il modello biologico è poi stato trasferito al robot. Così l’adroide può imparare i movimenti attraverso i sensori applicati ai suoi «maestri».


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