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Subject  :  L’INCONTRO CON GLI STUDENTI
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  26 Aug, 2001 on 09:56
da Il Messaggero
Sabato 25 Agosto 2001

L’INCONTRO CON GLI STUDENTI

In ventimila le riservano un’ovazione
dal nostro inviato

RIMINI - Nell’Auditorium non c’era mezza sedia vuota. Molti si erano accucciati sul pavimento. Il battito frenetico dei piedi sembrava un rullo di tamburi e il ritmo frenetico di "ola", "ola" faceva tremare i muri. A Letizia Moratti i giovani di Comunione e Liberazione hanno riservato una vera ovazione da stadio. Canzoni e applausi scroscianti, mentre su un grande schermo scorrevano immagini. Gli occhi di migliaia di studenti erano puntati sul ministro. Il faccia a faccia è iniziato dopo l’intervento di padre Pontiggia, pilastro di Cl, che ha ribadito la linea dei cattolici: «Scuola libera per tutti, l’educazione non è monopolio di nessuno». I ragazzi hanno intervistato il ministro, ecco le loro domande.
In classe dovremmo trovare risposte alle grandi domande della vita. Invece, riceviamo solo nozioni. Perché?
«E’ vero, ma non ho mai pensato di fare la "mia" riforma. Ho intenzione di costruire una scuola in cui tutti possano riconoscersi, luogo di incontro e di dibattito. Non solo istruzione, va riscoperto il ruolo dell’educazione».
La scuola si sta americanizzando sempre di più. Che cosa ne pensa?
«Non vorrei mai la scuola dell’"ultima moda". Non ha senso. Dovete essere preparati ad avere metodo e capacità critiche. Solo efficienza e competenza specialistica non bastano. Però negli Usa non è tutto negativo: ci sono laboratori, aule aperte tutto il giorno e campus con attività sportive, ricreative e musicali. Niente male. Eppoi, i programmi sono più liberi».
E gli organi collegiali? Le consulte degli studenti a volte sono servite per far "passare" la linea del ministro.
«Non voglio calare nulla sulla vostra testa, rifiuto vecchie formule politico-burocratiche e parto dall’idea di voler capire i vostri problemi. Il mio obiettivo è costruire con voi la scuola del futuro».
Il problema del lavoro è forse il più scottante. Quale aggancio con il mondo delle imprese?
«Intanto va costruito un vero canale di formazione professionale, alternativo al percorso scolastico, dai 14 ai 21 anni, come avviene in altri paesi. Mentre da noi soltanto il 5% della popolazione studentesca sceglie la formazione professionale, all’estero le statistiche dicono che almeno il 40% dei giovani imbocca quella strada. Ma da noi il canale che conduce ai mestieri e alle professioni è ancora considerato di serie "B". Un grave errore, perché può dare reali sbocchi lavorativi».

A. Ser.


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