Subject | : | Università, la casa dove non abitano gli scienziati |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 17 Nov, 2003 on 07:06 |
da Il Corriere della Sera 17 novembre 2003 PUBBLICO&PRIVATO Negli Stati Uniti o in Inghilterra la parola «ricercatore» indica uno scienziato impegnato in una ricerca. Può essere giovane o anziano, avere un basso grado accademico o uno alto, può anche essere un premio Nobel. In Italia la parola, invece, indica il più basso livello della gerarchia universitaria. Quando i giornali scrivono che ci sono 17 mila ricercatori che aspettano di essere assunti, non si riferiscono a scienziati che, non trovando lavoro in Italia, porteranno il loro prezioso cervello e le loro eccezionali competenze all’estero. No, parlano di 17 mila persone che hanno ottenuto l’idoneità al più basso concorso universitario. E poiché in ogni concorso ci sono tre vincitori ma ne viene assunto uno solo, gli altri sono dichiarati idonei e aspettano di trovare un posto. Naturalmente fra questi idonei ci possono essere potenziali premi Nobel, ma il concorso non è certo indicato per scoprirli. Nell’università italiana, infatti, i risultati dei concorsi, non solo quello di ricercatore, anche quelli di professore associato e di professore ordinario, sono abitualmente decisi anni prima in base a complicate alchimie clientelari e politiche. Per evitare equivoci, nei consueti lamenti sulla «fuga dei cervelli» io suggerisco a tutti, giornalisti, commentatori, ministri, presidenti, di smetterla di parlare di ricercatori, ma di usare l’espressione «scienziati». E’ degli scienziati che abbiamo bisogno. E sono gli scienziati veri, o coloro che ne hanno la vocazione e le capacità, che tendono ad andarsene. E perché se ne vanno? Perché nel sistema universitario italiano si trovano male, non vengono riconosciuti, non contano, vengono scavalcati dai mediocri appoggiati da professori potenti. http://www.edscuola.it http://www.edscuola.com Mail: redazione@edscuola.com |