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Subject  :  Internet senza fili e occasioni perdute
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  28 Jun, 2003 on 07:45
da Il Corriere della Sera
28 giugno 2003

Internet senza fili e occasioni perdute

di FRANCO CARLINI

Si dice «Wi-Fi», ma a quella parola corrispondono almeno tre accezioni che dunque vanno chiarite: l’una si riferisce alle reti locali di casa e d’ufficio che oramai, e per fortuna, non hanno più bisogno di cavi. Questo è un mercato nuovo, dilagante, dai margini non ricchi, ma sicuro. L’altra è la possibilità di aprire dei «punti caldi» di accesso, in aree pubbliche o private, da cui sia possibile entrare nella rete Internet: alberghi, bar, stazioni eccetera. Con le recenti decisioni del ministro Gasparri, questa attività commerciale è infine possibile, ma ci sono due problemi. L’uno riguarda la preferenza implicita che il ministero assegna agli operatori telefonici per la gestione degli abbonamenti, sostanzialmente suggerendo che il «billing» avvenga attraverso una qualche Sim, tipo cellulare. La cosa piace molto agli operatori telefonici, ma se fosse la norma sarebbe un grandioso passo all’indietro. Non per caso l’Antitrust si è attivata. Si ricordi al contrario la felice esperienza dei piccoli provider della prima Internet: moltissimi di loro non ce l’hanno fatta, ma quelli che sono rimasti sono una realtà interessante e ormai solida. In quel caso e per davvero il libero mercato fece la sua parte, senza che nessun governo potesse dettare le norme su chi era provider e chi no. L’altro problema riguarda la redditività di queste operazioni, e qui si addensano molti dubbi, in parte inevitabili. Nessuno ha ancora escogitato un modello adeguato e per ora risulta difficile stendere dei business plan soddisfacenti. Tutto da vedere, ma Forrester Research ha di recente espresso dei dubbi fondati. C’è infine il terzo «Wi-Fi», quello dalle caratteristiche più nettamente locali e partecipative. L’esperienza nordamericana segnala da tempo un proliferare incontenibile di punti caldi, «accesi» da singoli amatori che mettono a disposizione dei vicini, dei passanti e degli amici la loro connessione Internet a larga banda. Secondo il decreto Gasparri anche in questi casi occorrerebbe chiedere opportuna autorizzazione al ministero, che si tratti di un quartiere o di un piccolo Comune. Si tratti da un’impostazione assai statalista e dunque un freno all’innovazione. In altre parole un’altra occasione sprecata.

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