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Subject  :  Riforma, tra ottimismo e attriti
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  17 Mar, 2003 on 20:26
da Il Corriere della Sera
17 marzo 2003

IL TEMA
Riforma, tra ottimismo e attriti

Il governo ha dunque varato il quadro di una riforma strutturale della scuola. Dopo quasi settant'anni si volta pagina. E questa è comunque una buona notizia, al di là dei tanti interrogativi che pone. Mancano i soldi che si dovranno trovare non si sa bene dove. I tempi di attuazione potranno anche slittare di uno o più anni. Non è un male grave. Rendere attiva e operante una riforma articolata è una cosa più complicata che segnare linee di orientamento generale. Significa definire programmi di studio e carichi di lavoro graduali per gli studenti, formare una parte consistente dei docenti e prevedere per altri corsi di aggiornamento, riscrivere libri di testo. Tutte cose che richiedono tempo e attenzione.
Ci sono altri buoni segnali. Non c'è ostentazione di trionfalismo, ma l'espressione di un cauto ottimismo da parte del governo, nella consapevolezza di dover affrontare un lungo lavoro. Non si sono alzate (per ora) barricate sindacali. Forse si fa viva una virtù dimenticata: cercare un accordo per migliorare la scuola. L'unico punto d'attrito forte è quello che riguarda il mantenimento dell'obbligo a tredici anni, rispetto ai quindici della riforma di Berlinguer, nonché l'istituzione del doppio canale, nella scuola superiore, tra licei e istituti professionali. Sbrigativamente qualche intellettuale, che non hai mai probabilmente messo piede in una scuola, ha parlato di restaurazione dell'antico «avviamento al lavoro», abolito nel ེ e ora rivitalizzato sotto il nome di «formazione professionale». Si dimentica che l'«avviamento al lavoro» era un’alternativa all'attuale scuola media e che la scelta era imposta a genitori di bambini di undici anni. La «formazione professionale» è invece un'alternativa al liceo proposta a ragazzi di tredici anni, già in grado di valutare la propria propensione a proseguire negli studi. Chiunque viva nella scuola - senza paraocchi ideologici - sa bene che si tratta di un passaggio necessario.


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