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Licei «moltiplicati» Ma il classico resiste

È facile dire liceo. In primo luogo raddoppiano. Oggi ce ne sono di quattro tipi, diventeranno otto nella nuova geografia della scuola superiore. «Lycaeum», quartierino fuori porta di Atene, non lontano dallo «stadium» («mens sana in corpore sano»). Qui c’era il ginnasio ateniese dedicato ad Apollo e qui, due volte al giorno, faceva «scuola» Aristotele. Parlava, al mattino, davanti a un pubblico assai ristretto: grandi temi, dotte disquisizioni. Più leggere le lezioni all’imbrunire, dedicate a temi più semplici della retorica e dell'etica. Quel che rimane è il nome, liceo ginnasio, a indicare il corso di studi classico. Una tradizione nel nostro Paese. Nel dopoguerra si affiancò (non senza dure resistenze) il liceo scientifico. Più tardi, il liceo artistico. Il linguistico, in pratica, è un «figlio» mai riconosciuto dalla scuola statale (solo in questi anni è stato adottato dagli istituti magistrali, come sperimentazione). Nell’anno scolastico 2004-2005, tutte le scuole superiori di cinque anni si chiameranno liceo. Si aggiungono il liceo musicale e coreutico, quello delle scienze umane (gli attuali magistrali) e i licei economico e tecnologico, articolati in uno o più indirizzi. Un gruppo numericamente forte di «saggi» sta delineando questi nuovi licei. C’è chi vuole togliere il latino dallo scientifico e chi vuole mettere nel canale professionale (regionale) tutti gli attuali istituti. Chi ha lavorato sul liceo classico ha cercato di proteggere la posizione: primo «inter pares». Lavori in corso.