Subject | : | Scuola, riforma da 8 miliardi di euro |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 14 Mar, 2003 on 08:44 |
da Il Corriere della Sera 14 marzo 2003 Il ministero sta anche studiando l’introduzione dei Co.co.co. e la riduzione delle materie di indirizzo Scuola, riforma da 8 miliardi di euro Difficoltà economiche e ricerca delle risorse rallenteranno l’entrata a regime: da cinque a dieci anni ROMA - Sette, otto miliardi di euro in cinque anni, se l’economia del Paese cresce. Ammontava a tanto, nel dicembre 2001, il preventivo della riforma Moratti, la più grossa operazione di rinnovamento del nostro sistema di istruzione mai tentata dopo Gentile. Oggi, a riforma appena approvata, sia il premier che il ministro Moratti affermano che la modernizzazione della scuola italiana avverrà con «gradualità» a causa delle «difficoltà economiche a livello nazionale e internazionale». Un segnale che quella previsione, forse, è da rivedere. E che i tempi si allungheranno un po’. Del resto, come ricordano gli esperti, in Inghilterra si è cominciato nell’88, in Spagna nel ’91, in Francia nell’89 e i processi sono ancora in corso. L’unica certezza, al momento, riguarda la partenza a settembre della riforma - anticipo, maestro tutor, inglese e informatica - in prima e seconda elementare. Saranno coinvolti un milione di bambini. E nelle scuole dell’infanzia dove gli enti locali saranno in grado di assicurare spazi e servizi. E poi? Con quali tempi andrà a regime la nuova architettura dell’istruzione? Le risorse consentiranno di raggiungere tutte le finalità previste dalla legge delega? Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della riforma - più o meno entro giugno - il ministro emanerà il piano programmatico di interventi finanziari. Ma si tratterà comunque di un impegno che dovrà essere confermato dalle prossime finanziarie. In soldoni se l’attuazione della riforma dovesse richiedere una quantità di risorse superiore alle disponibilità previste, il processo di rinnovamento della scuola potrebbe rallentare, prendersi un altro anno o anche di più (fra i cinque e i dieci in tutto), senza però compromettere il disegno generale. Gli investimenti più costosi riguardano l’edilizia scolatica, la formazione iniziale dei docenti, quella per gli insegnanti in servizio, le lingue europee, le nuove tecnologie e l’anticipo. «Bene gli otto licei». «No alla separazione dall’istruzione tecnica» I nuovi cicli dividono gli italiani: servirà del tempo per adattarsi I primi commenti di insegnanti, studenti e genitori il giorno dopo il via libera alla «legge Moratti» E’ una riforma che fa molto discutere, dentro e fuori dalla scuola. Chi si schiera contro lamenta il mancato coinvolgimento: «Una riforma dovrebbe essere condivisa dal basso, invece questa è stata calata dall’alto», dice Salvatore Caudullo , preside della media «Carducci» di Catania. Chi si schiera a favore sottolinea invece le novità delle lingue straniere e dell’informatica, «purché gli studenti possano contare fin dai primi anni su docenti davvero preparati», commenta Antonella Nastasi , insegnante in una media di Milano. In mezzo, gli attendisti: «Non condanniamola a priori. Comunque vada, ci vorrà del tempo per adattarsi», dice Adriana Gilpi , preside della scuola media «San Giuseppe» di Torino. LICEO - La nuova formula degli otto licei piace a Umberto Moretti , preside del Classico «Giulio Cesare» di Rimini: «E’ positivo il fatto che si è voluto chiamare tutti gli otto corsi di studio licei: speriamo che cresca, di conseguenza, anche la qualità». Favorevole anche Ottavio de Notaris , preside del classico «Galvani» di Bologna: «Tutti vogliono andare al liceo, quindi mi sembra una buona idea aumentarne il numero, diminuendo le scuole professionali». Mentre Daniela Tam Baj , preside del liceo scientifico di Gavirate (Varese) dice che la riforma delle Superiori «era urgentissima: il precedente aumento dell’obbligo scolastico aveva portato nelle classi una fascia di giovani per nulla interessati a proseguire gli studi, che nemmeno acquistavano i libri». FORMAZIONE PROFESSIONALE - Il discorso si complica, perché la nuova formazione professionale non piace quasi a nessuno. Tommaso de Luca , vice preside dell’Istituto tecnico industriale «Avogadro» di Torino, è preoccupato per la «scomparsa degli istituti tecnici industriali, che sono una ricchezza per il mondo produttivo. Che ne sarà dell’enorme patrimonio di infrastrutture e di competenze?». Dubbi anche per Marco Soverini , preside dell’Istituto professionale «Fioravanti» di Bologna: «Cosa succederà nei prossimi due anni di interregno prima dell’applicazione della legge? C’è il rischio di assistere alla grande fuga dei professori da questi istituti». Molto critici anche gli studenti. Roberto Bellocchio , Istituto tecnico commerciale «Vivante» di Bari: «Sono andato a scuola a 5 anni perché i miei lavoravano. Questa separazione tra licei e istituti professionali mi lascia perplesso: sono convinto che entrerà subito in crisi e produrrà solo danni». In controtendenza Cesare Quarenghi , preside del Liceo scientifico «Lussana» di Bergamo: «Anzitutto, era importante chiudere una lunga fase di incertezza, perché la precedente riforma lasciava troppe zone d’ombra. Giusta la riabilitazione e valorizzazione della formazione professionale». VOTO IN CONDOTTA - Divide anche questo. Roberto Tripodi , preside dell’istituto tecnico industriale «Alessandro Volta», di Palermo: «E’ positiva l’introduzione del voto di condotta come elemento di valutazione. Piuttosto mi preoccupa l’impostazione federalista, perché la regione Sicilia non è attrezzata per recepire le nuove competenze». Mentre Giuseppina Cecchi , insegnante all’Istituto tecnico «Vespucci-Calamandrei» di Livorno la pensa nel modo opposto: «Il voto in condotta mi sembra ipocrita: la tv insegna che a vincere sono sempre i furbi e poi si chiede alla scuola di educare ad essere cittadini perbene. Troppo facile». TAGLI - A creare preoccupazione è anche il fronte occupazionale. Mirella Pezzini , preside della scuola media «Gregorio Russo», di Palermo: «C’è un problema generale che riguarda l’inadeguatezza degli organici e del finanziamento dell’attività scolastica». Dal Sud al Nord. Guido Brianza , professore alla media «Franchi» di Brescia: «La filosofia è completamente sbagliata, senza dimenticare che il mondo della scuola pubblica deve fare i conti con continue riduzioni sia degli organici, che delle risorse disponibili». Primo ciclo Secondo ciclo INFORMATICA ESAMI E BOCCIATURE VOTO DI CONDOTTA http://www.edscuola.it http://www.edscuola.com Mail: redazione@edscuola.com |