Edscuola Board

Subject  :  Scuola crollata, indagato il sindaco
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  19 Feb, 2003 on 09:33
da Il Corriere della Sera
19 febbraio 2003

L’inchiesta dopo il terremoto, il procuratore: cerchiamo di non turbare la serenità precaria di una comunità ferita

Scuola crollata, indagato il sindaco

A San Giuliano morirono 27 bambini, tra loro la figlia di Antonio Borrelli. «Così non posso guidare il paese»


DAL NOSTRO INVIATO
SAN GIULIANO DI PUGLIA (Campobasso) - Temeva che sarebbe andata a finire così. E per questo ripeteva: «C’è chi vuole un capro espiatorio e spera in altri avvisi di garanzia, soprattutto il mio. Devo prepararmi a riceverlo». Ma, in realtà, Antonio Borrelli sognava che il destino potesse risparmiargli almeno quest’insulto: ritrovarsi sotto inchiesta per la morte di Antonella, sua figlia, sepolta con altri 26 bambini dalle macerie della scuola «Jovine» durante il terremoto del 31 ottobre.
L’illusione, però, è svanita ieri mattina, quando i magistrati di Larino hanno iscritto il nome del sindaco nel registro degli indagati.
«Sono sconcertato - mormora adesso senza celare l’amarezza che gli serra la gola -. Con un provvedimento del genere sulle spalle, è difficile andare avanti. Dovrei continuare ad amministrare il paese facendo finta di nulla? Non so se questa sia la strada giusta...». Tanto più a San Giuliano dove lo scorrere del tempo sta trasformando il dolore in rabbia e i rimpianti in rancori che, spesso, hanno preso di mira Borrelli. Non a caso, il procuratore Antonio La Rana lancia un appello ai mezzi d’informazione affinché affrontino la vicenda in maniera «più che responsabile». Ed aggiunge: «Vogliamo evitare a tutti i costi che venga turbato il precario equilibrio di una piccola comunità nella quale convivono numerose parti offese e alcuni degli indagati».
Ma la frattura è evidente. Basta respirare l’aria che tira per sentire l’odore acre dell’astio levarsi fra la gente. «Quest’ultima faccenda, però, c’entra poco - assicura il sindaco -. Dal 31 ottobre, abbiamo perso per sempre la tranquillità. E’ una parola cancellata ormai dal nostro vocabolario».
Ha provato in ogni modo, Antonio Borrelli, a scansare il fantasma di un sospetto che per lui - padre di una delle piccole vittime del sisma - ha i contorni dell’incubo più nero. E adesso che lo spettro gli è accanto, sembra quasi rassegnato. Disarmato.
«Non so proprio cosa dire - sussurra -. Fatico a capire che tipo di provvedimento giudiziario mi ha colpito, perché i magistrati hanno preso questa decisione, quali reati mi vengono contestati... Lo ripeto, sono sconcertato». Potrà difendersi, però. «E come? Non ho un solo documento in grado di provare la mia innocenza: la maggior parte degli atti amministrativi che riguardavano la scuola sono andati distrutti sotto le macerie e quei pochi rimasti li hanno sequestrati gli inquirenti». Gli stessi inquirenti che, affidandosi alla voce del procuratore La Rana, precisano: «E’ necessaria la massima prudenza. Siamo soltanto alle indagini preliminari, una fase nella quale non si può in alcun modo parlare di colpevolezza».
Ma quest’uomo grande e grosso, uno dei primi che affondarono le mani fra i calcinacci, scavando e imprecando, ascoltando le voci dei figli affievolirsi col passare delle ore, provando a indovinarne il respiro se di respiro ce n’era ancora nelle bocche piene di terriccio, sentendo le lacrime rigare i volti coperti di polvere, proprio quest’uomo grande e grosso che oggi sembra un tronco spezzato da un fulmine sa bene di avere intorno pochi amici. Il dolore ha lacerato il tessuto connettivo del vecchio borgo aggrappato alle montagne molisane, ne ha cambiato il codice genetico facendo marcire le fibre che, fino a quella maledetta mattina del 31 ottobre 2002, l’avevano tenuto insieme.
«Credo che quanto sta accadendo sia ingiusto e non giovi al futuro della nostra comunità - sottolinea Borrelli -. Tuttavia non mi tiro indietro e affronto le mie responsabilità istituzionali. Come primo cittadino di San Giuliano, penso che l’iscrizione nel registro degli indagati fosse un atto dovuto. Se ciò permetterà ai magistrati di svolgere appieno il loro lavoro, e a chi è sotto inchiesta di difendersi nel migliore dei modi, affronterò pure questa prova».
Quello che, invece, il sindaco non riesce davvero a digerire è il ruolo del capro espiatorio. «In questi mesi ho combattuto contro mille difficoltà, come se fossi l’unico ad aver subìto le conseguenze del terremoto - esclama -. Ho perso una figlia, ma ho continuato a lavorare. Non c’è giorno in cui non mi sia svegliato ed abbia pensato: ne vale la pena? Non era facile darmi una risposta prima, figuriamoci adesso...». Adesso che l’alito del sospetto s’impasta con la tragedia di un padre. La sua, irrimediabilmente.

Enzo d’Errico


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com

Powered by UltraBoard 2000 <www.ub2k.com>