Dante superstar ma il Novecento nelle aule avanza

Nell’ultimo rapporto della Bibliografia della letteratura italiana pubblicato dalla Salerno editrice con l’Unesco (riferito al 1997), Dante si conferma superstar dei nostri classici studiati all’estero, con ben 450 saggi di specialisti di italianistica sparsi per il mondo. Dopo di lui, distante, viene Leopardi (con 209 studi), incalzato da Pirandello (190) e D’Annunzio (183), quindi Petrarca (167). Sotto i cinque magnifici c’è bagarre. Perdono terreno, rispetto agli anni precedenti, Boccaccio (138), Manzoni (125) e Tasso (110), mentre in salita Calvino (96) è pronto al sorpasso di Pasolini (99). C’è qualche anomalia rispetto alle preferenze degli accademici italiani, che vanno dimenticando D’Annunzio e abbandonano alla spicciolata Pasolini. Ma per il resto il trend è globalizzato: segno di un’omogeneizzazione che preoccupa. Come destano perplessità la caduta a picco di Goldoni (70) e Ariosto (68). C’è evidentemente una spinta del Novecento che tende a far salire in alto Montale (89), Gadda e Svevo (62), mentre si perdono tracce di Parini e Alfieri, di Carducci e Pascoli da noi in fase di ripresa. Unici segnali di un ritorno internazionale a sapori antichi sono quelli che vengono da Foscolo (66) e Verga (95). Il rapporto misura la quantità naturalmente, non la qualità degli studi: c’è dunque molta casualità in questa hit parade. Ma fa comunque male alla salute intellettuale vedere D’Annunzio che surclassa Manzoni.

Giorgio De Rienzo