Dal banco all’altare
di Massimo Gramellini

L’ America sta facendo sfracelli «classmate.com», sito Internet che asseconda uno spicchio del nostro inconscio e si propone di far incontrare i vecchi compagni di scuola dispersi per il mondo. Il successo dell’iniziativa era scontato. Un po’ meno che tanti ex alunni coronassero la rimpatriata addirittura col matrimonio. Invece sono tantissime le coppie di vicini di banco che, ritrovandosi dopo 20, 30 e magari 40 anni, decidono di fermarsi a ripassare insieme la lezione della vita.

Per qualcuno la molla sarà lo sfizio di conquistare chi allora era sfuggito alla presa. Vale in particolare per i maschi che al liceo erano troppo bambini per le loro coetanee, si impappinavano con le equazioni e non suonavano nemmeno in un gruppo rock. Ma come spiegazione non basta. La scuola ispira più solidarietà che passioni erotiche. L’innamoramento si nutre di idealizzazioni e la classe non è un luogo idoneo a favorirle, dato che ci si vede ogni giorno in condizioni precarie: stropicciati, ipertesi ed esposti al rischio di umiliazioni e figuracce.

Fattori repellenti che, rivisitati col filtro del ricordo, assumono però un inatteso valore di attrazione. I colpi bassi della vita e la sensazione di incomunicabilità e straniamento che inquina i rapporti «adulti» inducono a idealizzare (riecco il verbo dell'amore) la profondità di certi legami antichi con persone che possono comprenderci e, avendoci conosciuto al nostro peggio, persino accettarci per quel che siamo davvero.