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Subject  :  Il «democratico» Linux sfida il gigante Microsoft
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  24 Nov, 2002 on 11:05
da Il Corriere della Sera
Domenica, 24 Novembre 2002

Il «democratico» Linux sfida il gigante Microsoft
di FRANCO CARLINI

I seguaci del software Linux , che un tempo erano una piccola setta iniziatica e oggi una realtà sempre più importante, hanno festeggiato in molte città italiane. Una settantina di feste-incontri-concerti si sono svolti ieri in Italia, nelle città più grandi ma anche in luoghi minori come Grottammare o Pignataro Maggiore. Si sono tenuti corsi introduttivi, conferenze sociopolitiche e analisi di casi di successo. Ma con una significativa differenza rispetto al passato: oggi i geek , il termine gergale che indica gli smanettoni del computer, celebrano un successo mondiale, dato che quel sistema operativo, nato undici anni fa, è in crescita vertiginosa e sempre più frequentemente viene adottato da interi paesi e industrie importanti, per non dire delle università, dove è sempre stato di casa. La notizia più recente viene dal governo dello Stato indiano del Madhya Pradesh . A Bhopal il primo ministro Digvijay Singh ha personalmente annunciato a Bill Gates l’intenzione di abbandonare i software Microsoft per adottare Linux in un programma rivolto all’alfabetizzazione informatica degli scolari. Nel vecchio continente un’indagine della Commissione europea ha rilevato la presenza dei software ispirati alla filosofia «aperta» nell’8 per cento dei computer pubblici, con una curva di crescita molto ripida. In Laos un piccolo villaggio a nord di Vientiane è stato attrezzato con computer leggeri; sono alimentati a bicicletta dato che i giovani letteralmente pedalano per generare elettricità, e usano Linux.
In Italia sono stati respinti gli emendamenti alla Finanziaria (di Verdi e Ds) che spingevano per adottare Linux in maniera spinta nel settore pubblico, ma quel software che i grandi capi della Microsoft a suo tempo definirono un «cancro» sta ugualmente propagandosi anche da noi, grazie a due vantaggi insuperati: costa pochissimo ed è aperto, il che significa che il suo codice interno può essere letto da chiunque ed eventualmente modificato per adattarlo alle proprie esigenze. Infine è molto robusto: il sistema non si pianta per motivi misteriosi e non costringe gli utenti a «spegnere e riaccendere» per continuare a lavorare. La particolare solidità di Linux deriva dal fatto che attorno a un gruppo ristretto di coordinatori hanno lavorato migliaia di giovani programmatori sparsi per la rete, ognuno collaudando e verificando le nuove versioni e segnalando sia gli errori sia il modo per correggerli.
Queste doti ne stanno favorendo la diffusione anche nelle aziende, che fino a due anni fa erano assai diffidenti. La svolta di fiducia è legata in particolare al fatto che il colosso Ibm ha deciso di adottarlo in molte sue macchine, destinando un gruppo di trecento ingegneri ad adattarlo alle esigenze dei suoi computer. Il successo tuttavia per ora è concentrato soprattutto ai cosiddetti server, i computer che fanno da nodi della rete Internet o di quelle aziendali, mentre non c’è ancora stato uno sfondamento nei computer personali, dove Linux «gira» benissimo, ma non è dotato di quegli accessori per scrivere, disegnare e far di conto che Microsoft offre. Anche in questo caso tuttavia la situazione sta cambiando rapidamente, dato che cominciano a essere disponibili dei software di prestazioni analoghe o confrontabili, come il noto Star Office , ormai in gara con l ’Office 2000 di Bill Gates.
La festa italiana di Linux è arrivata in questo momento di transizione: da passione informatica di pochi al mercato «serio» e di massa e la più aggiornata versione, Linux 2.6 , è annunciata per giugno, sempre sotto il simbolo dell’improbabile pinguino dalle zampe gialle.


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