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Subject  :  «Tremonti insensibile sulla scuola»
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  15 Nov, 2002 on 07:14
da Il Corriere della Sera
Venerdì, 15 Novembre 2002

«Tremonti insensibile sulla scuola»

Moratti attacca dopo il no alla tassa sul fumo per finanziare l’istruzione. La mediazione di Berlusconi

ROMA - E’ ancora scontro, durissimo, tra Letizia Moratti e Giulio Tremonti. La polemica parte dalla tassa sul fumo e dai fondi per la ricerca, ma questa volta rischia di investire seriamente l’intero governo. Tanto che in serata, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è costretto a intervenire con una nota dai toni preoccupati: «Comprendo e condivido la passione e le ragioni con le quali il ministro Moratti difende la scuola, l’università e la ricerca. Comprendo, però, e non posso non condividere, le ragioni del ministro dell’Economia, sensibile come lei ai valori della cultura e dell’università, ma sensibile altresì, per dovere istituzionale ai conti dello Stato». In mattinata la Moratti aveva ricevuto una carezza dal Papa, cui avrebbe chiesto una preghiera per i bambini morti nella scuola di San Giuliano. Nel pomeriggio, invece, la titolare dell’Istruzione si presenta con ben altra grinta nel Consiglio dei ministri. Il dibattito si scalda con il caso del sottosegretario Mario Tassone (Udc). Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi si rifiuta di assegnargli le deleghe sui Trasporti, ma il governo la pensa diversamente. Lunardi dovrà adeguarsi.
Poi tocca alla Moratti. Chiede di rimpolpare i fondi destinati alla ricerca, ridotti, con la Finanziaria, da 377 a 100 milioni di euro. Il ministro mette sul tavolo una proposta: «Mettiamo una tassa sul fumo. Un prelievo del 50, del 30, del 20%. Fate voi. Purché si trovino le risorse». L’idea è appoggiata dal sottosegretario Gianni Letta, dai ministri Rocco Buttiglione (Politiche comunitarie), Girolamo Sirchia (Salute) e Roberto Maroni (Welfare). Berlusconi distribuisce i risultati di un sondaggio: la maggioranza degli italiani sarebbe favorevole a una tassa sulle sigarette, il cui ricavato fosse destinato alla ricerca. Sembra fatta. Ma a Tremonti bastano poche parole per rovesciare tutto: questa tassa porterebbe un danno per l’erario e comunque il ricavato va distribuito anche alla Sanità.
A quel punto la Moratti raccoglie le carte e, furibonda, pianta in asso i colleghi di governo. Subito dopo diffonde un comunicato rabbioso: «I forti richiami alla necessità di destinare risorse per la scuola... fatti dal Santo Padre, dal presidente della Repubblica, dal presidente del Consiglio, da numerosi ministri... rendono indispensabile una sensibilità finora non mostrata dal ministro dell’Economia».
La nota mette in agitazione il mondo politico e sindacale. Tremonti non commenta, ma al Tesoro si sentono comunque «coperti» da Palazzo Chigi. Savino Pezzotta della Cisl appoggia la Moratti. Ma Enrico Panini della Cgil la sollecita a chiedere la «riscrittura della Finanziaria». Buttiglione conferma il sostegno all’Istruzione. L’opposizione invita la Moratti a «essere conseguente», dimettendosi.
Si muovono anche i partiti. Il senatore di Alleanza nazionale, Domenico Nania, presenterà un emendamento alla Finanziaria per introdurre «un ticket sul fumo» in modo da recuperare risorse da destinare alla «sicurezza delle scuole e alla ricerca». Nania, però, pensa che si possa trovare «una soluzione che ottenga il consenso anche di Tremonti». Giuseppe Valditara (An) annuncia anche «una tassa sui videogiochi».
Nel comunicato Berlusconi si rivolge prima alla Moratti, sollecitandola a «riconsiderare una valutazione evidentemente e giustamente unilaterale». C’è un richiamo anche a Tremonti, affinché tenga conto «delle esigenze di università e ricerca, nel quadro delle compatibilità economiche».

Giuseppe Sarcina

IL RETROSCENA

Diciotto mesi di tagli, poi lo sfogo: questa manovra è contro di noi
Finanziamenti bloccati per riforma, precari e stipendi delle università

ROMA - Si guardavano in volto smarriti, qualche sera fa, gli Amici di Marco Biagi, assistendo allo sfogo di Letizia Moratti. La consueta cena dei soci dell’associazione, di cui fanno parte, oltre alla Moratti, personaggi come i ministri degli Esteri Franco Frattini e della Salute Girolamo Sirchia, il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi e il direttore generale della Confindustria Stefano Parisi oltre che un bel pezzo dell’alta burocrazia ministeriale, si era imprevedibilmente trasformata in una filippica del ministro dell’Istruzione contro la Finanziaria di Giulio Tremonti. Solitamente pacata e poco incline alla polemica, Letizia Moratti stavolta aveva dato fuoco alle polveri. Si era lasciata andare a una ficcante e dettagliata critica verso una manovra colpevole di aver «penalizzato duramente» l’istruzione e la ricerca. Proprio mentre l’Europa «punta invece sul capitale umano».
Dopo 18 mesi di un lunghissimo, estenuante braccio di ferro con il ministro dell’Economia, Letizia Moratti è stanca. E la Finanziaria che le ha soltanto tolto, potrebbe davvero essere l’occasione per il definitivo chiarimento. Come gli altri ministri tecnici (come Sirchia e il responsabile delle Infrastrutture Pietro Lunardi), l’ex presidente della Rai è in perenne sofferenza rispetto a Tremonti. Soffre il fatto di rappresentare soltanto se stessa e di non avere uno schieramento politico da mobilitare per far valere le proprie ragioni. Così soccombe sempre. Contrariamente a quanto è successo, nella Finanziaria dei tagli, ad altri ministri, magari meno importanti. In particolare, a Giovanni Alemanno (Politiche agricole) e Altero Matteoli (Ambiente), che Alleanza nazionale ha difeso con uno scudo impenetrabile: e infatti hanno avuto le risorse che chiedevano.
Questa circostanza ha fatto infuriare ancora di più la mite Moratti. Rendendo intollerabili le privazioni che ha dovuto subire. Lo smacco più forte è stato l’abbattimento drastico del fondo per la ricerca di base. Una decisione di Tremonti che il ministro dell’Istruzione, pur protestando, non ha potuto evitare. E che le brucia di più anche perché non si sarebbe sentita sostenuta fino in fondo dalla Confindustria (organizzazione della quale, incidentalmente, suo marito Gian Marco Moratti è vicepresidente) in una causa che dovrebbe essere anche quella delle imprese.
Ma il taglio ai fondi per la ricerca è stato solo un episodio. Basti dire che il primo testo della Finanziaria arrivato in consiglio dei ministri la sera di domenica 29 settembre, prevedeva tagli selvaggi alla scuola e alla fine del relativo articolo, redatto dai tecnici dell’Economia, portava scritto in corsivo: «testo non concordato con l’Istruzione». I tagli sono stati poi un po’ ridimensionati. In cambio però Letizia Moratti non ha avuto i soldi per far fronte agli automatismi degli stipendi dei professori universitari. Il che ha scatenato la rivolta dei rettori e fatto correre un brivido lungo la schiena all’ex presidente della Rai: preoccupata di dover aumentare le tasse universitarie per pagare i professori con il rischio di scatenare proteste di piazza. Non ha avuto, nella Finanziaria, nemmeno i soldi promessi dal Patto per l’Italia per gli istituti che si occupano della formazione per gli adulti.
Se ne è lamentata senza alcun risultato. Come avviene da sempre. La lista è lunghissima. Lei ha studiato una riforma che costava 19 mila miliardi di vecchie lire e Tremonti non gliel’ha finanziata. Quindi il ministro dell’Economia, alle prese con le solite difficoltà di bilancio, ha bloccato le assunzioni di 21 mila precari, nonostante il ministro dell’Istruzione avesse dichiarato una carenza di 80 mila posti. Poi ha stoppato il concorso per i presidi. Letizia Moratti voleva assumerne 3.500: dopo molti mesi è riuscita a prenderne 1.500. Infine avrebbe tenuto fermi per quattro mesi i fondi (250 milioni di euro) per le scuole private.
Ogni volta uno scontro in consiglio dei ministri. O una protesta, talvolta con il premier Silvio Berlusconi. Magari, come è successo, anche la minaccia delle dimissioni. Tutto finito sempre, regolarmente, nel nulla.

Sergio Rizzo

SCUOLA
E UNIVERSITA’
Dagli stipendi alla riforma bocciata

I TAGLI DELLA FINANZIARIA

RIVOLTA DEI RETTORI
Il primo testo della Finanziaria arrivato al Consiglio dei ministri il 29 settembre prevedeva tagli sostanziosi alla scuola, in parte poi ridimensionati, ma il ministro Moratti non ha avuto i soldi per agli automatismi degli stipendi dei professori universitari, scatenando la rivolta dei rettori

RIFORMA
La riforma della scuola studiata dalla Moratti sarebbe costata allo Stato 19 mila miliardi di vecchie lire, poco meno di 10 miliardi di euro. Il ministro Tremonti non l’ha finanziata

ROTTURA
Ieri, dopo una nuova bocciatura da parte di Tremonti, il ministro dell’Istruzione Moratti ha lasciato il Consiglio dei ministri sbattendo la porta

APPELLO DEI NOBEL DULBECCO E MONTALCINI
«I benefici fiscali devono essere per tutta la scienza»

«La scelta operata dalla Finanziaria di concedere deduzioni fiscali alle sole donazioni dei privati indirizzate alla ricerca sulle malattie neoplastiche è una strategia scientificamente sbagliata e umanamente ingiusta». I premi Nobel Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini prendono una dura posizione congiunta contro l’emendamento alla Finanziaria che prevede benefici fiscali solo per donazioni a favore della ricerca sul cancro. Nell’emendamento si legge che le erogazioni in denaro, non superiori a 500 euro, effettuate nei primi tre mesi del 2003 a enti impegnati nella ricerca delle malattie neoplastiche sono infatti deducibili dal reddito. I Nobel rivendicano invece una parità di trattamento fra le aree della ricerca, dalle malattie genetiche alle neoplasie, dalla sclerosi multipla alle malattie rare, «che possono contare - insistono - principalmente sulla ricerca finanziata da organizzazioni non profit».


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