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Subject  :  «Il quotidiano in classe strumento per decifrare la realtà»
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  27 Oct, 2002 on 10:08
da Il Corriere della Sera
Domenica, 27 Ottobre 2002

Milano, incontro in Cattolica fra pedagogisti e docenti. Domani riparte l’iniziativa per 400 mila ragazzi

«Il quotidiano in classe strumento per decifrare la realtà»

MILANO - Si può fare educazione con la cronaca o serve il distacco della storia? Il quotidiano può entrare in classe come libro di testo o è un peccato di presunzione? Le riposte le dà Cesare Scurati, pedagogista dell’Università Cattolica di Milano (sui suoi testi ha studiato più di una generazione): «Si può, anzi si deve. Il quotidiano in classe è lo strumento più efficace per accompagnare in un percorso educativo i nostri studenti, che vivono immersi nella cronaca». Ma non la sanno decifrare. Così, leggere in aula il giornale è la strada «per tornare alla cronaca e rifletterci sopra». Per spiegare che le radici della storia di domani sono in quello che accade oggi, «che le azioni non si chiudono su se stesse», che c’è un prima e un dopo. «E se non lo fa la scuola, chi può farlo?», chiede alla platea. E’ partita da qui la riflessione collettiva ieri alla Cattolica di Milano sul perché di un’iniziativa come «Quotidiano in classe» (un’idea dell’Osservatorio giovani editori, presieduto da Andrea Ceccherini) che riprende domani, per il terzo anno, in 16 mila aule delle superiori, con il coinvolgimento di 400 mila e passa studenti. I ragazzi riceveranno, una volta alla settimana, il Corriere della Sera , Il Sole 24 Ore (nelle quinte) e una testata di riferimento regionale.
Scurati mette le fondamenta, ai trecento insegnanti presenti all’incontro il compito di costruire il resto: discutono su come va letto il quotidiano, quali articoli privilegiare, in che modo commentarli, come imbastirci una lezione di storia, geografia, italiano, educazione civica. Le «schede tecniche» analizzate nel lungo confronto fra docenti e comitato scientifico dell’Osservatorio (ipotesi di lezioni, suggerimenti dettagliati per far rendere al meglio l’ora di studio sul giornale) diventeranno l’ossatura del volume che a novembre finirà nelle mani dei 12 mila docenti che si sono imbarcati nella nuova edizione di «Quotidiano in classe».
Quella di ieri è stata la prima giornata di formazione per gli insegnanti. Sono venuti da tutto il Nord, sono uno spaccato della scuola superiore italiana: licei, istituti tecnici, istituti professionali. Il 16 novembre si replica a Firenze. Scurati insiste: leggere il giornale in classe fa dei ragazzi «cittadini responsabili», o, come dice un altro docente della Cattolica, Gianfranco Bettetini, «sviluppa la loro capacità di rielaborazione dei contenuti». I consensi più generosi li strappa Beppe Severgnini, giornalista e scrittore, quando consiglia di instillare nei ragazzi «la salutare diffidenza verso gli organi d’informazione, che non è cinismo, ma abitudine a far funzionare la testa». Se questi sono i presupposti pedagogici, perché non trasformare la lettura del giornale in materia obbligatoria? «Tutto ciò che diventa materia scolastica muore», replica Scurati. E i trecento applaudono convinti.

Daniela Monti


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