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Subject  :  All'ungherese Imre Kertész il Nobel per la letteratura
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  10 Oct, 2002 on 20:27
da Repubblica.it

Annunciato a Stoccolma il riconoscimento più atteso
Lo scrittore, 73 anni, è un sopravvissuto di Auschwitz

All'ungherese Imre Kertész il Nobel per la letteratura

STOCCOLMA - Il premio Nobel per la letteratura 2002 è stato assegnato all'ungherese Imre Kertész. L'Accademia svedese ha così motivato la sua scelta: "Per la sua opera che pone la fragile esperienza dell'individuo contro la barbara arbitrarietà della storia". Il premio letterario è il riconoscimento più atteso a livello popolare, e quello di più immediata risonanza assieme a quello per la pace, che sarà annunciato domani.

L'opera dello scrittore ungherese, 73 anni, prosegue il testo del comitato, esamina la possibilità di vita e di pensiero individuale, ancora possibile in un'epoca in cui gli uomini sono subordinati al potere politico.

Nato a Budapest nel 1929, Kertész è stato deportato nel 1944 ad Auschwitz e liberato a Buchenwald nel 1945. Tornò in Ungheria nel ཬ dove lavorò come giornalista in un quotidiano di Budapest fino al ཯, quando il giornale è diventato organo del partito comunista e lui è stato licenziato. Traduttore di Freud, Nietzsche, Canetti, Wittgeinstein e altri, ha scritto opere teatrali per finanziare la propria carriera di scrittore indipendente. I suoi libri tornano sempre sull'avvenimento che ha segnato profondamente la sua vita: la detenzione a Auschwitz. Per Kertész, Auschwitz non è un'eccezione come un corpo estraneo alla storia normale del mondo occidentale, ma piuttosto l'illustrazione dell'ultima verità sul degrado dell'uomo nella vita moderna.

Nel suo primo romanzo, Sorstalansag del ྇ (Essere senza destino, pubblicato in Italia da Feltrinelli) l'autore ungherese racconta la storia di un giovane che viene arrestato e deportato nei campi di concentramento, dove si adatta e sopravvive. Il libro si serve di una strategia di alienazione che permette di considerare la realtà del campo come un fatto del tutto naturale, in cui vittime e carnefici sono presi da una serie di problemi pratici da risolvere, che impediscono qualsiasi riflessione su questioni più vaste e profonde. Da qui la convinzione del protagonista che vivere vuol dire adattarsi. La facoltà di adeguarsi del prigioniero ad Auschwitz è un'espressione dello stesso conformismo di quello che regola il nostro quotidiano e la nostra vita sociale.

Impiegò dieci anni a scivere questo romanzo e per molto tempo nessuno glielo pubblicò. E quando finalmente, nel 1975, apparve in Ungheria venne totalmente ignorato e l'autore messo al bando. Dovette attendere il crollo del Muro per vedere riconosciuta la sua opera, in patria e all'estero. Tra gli altri suoi romanzi Fiasco, dellྔ, considerato il secondo volume di una trilogia che inizia con Essere senza destino e prosegue con Kaddish for a child not born (1990), The pathfinder (1977) e The English flag (1991). Il suo ultimo libro è A szamuzott nyelv (La lingua espatriata) del 2001.

(10 ottobre 2002)


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