UNA RICERCA: AUMENTA L´ETA´ MEDIA DI PROFESSORI E STUDENTI
Da settembre stage in azienda per gli studenti

ROMA

Parte da settembre l´alternanza scuola-lavoro che potrebbe portare almeno 300 mila studenti delle superiori a frequentare degli stages in aziende di produzione, dei servizi, del turismo e della cultura, consentendo loro di conoscere meglio il mondo del lavoro e di potersi orientare adeguatamente nella scelta degli studi post-diploma. E´ la novità più rilevante contenuta in un accordo firmato ieri tra il ministero dell´Istruzione e Confindustria, nelle persone del ministro Letizia Moratti e del consigliere delegato per l´Education Silvio Fortuna.
CHE COS´E´. L´alternanza scuola-lavoro significa che uno studente può svolgere uno stage in una azienda per conoscere il mondo del lavoro. Lo stage dura di norma tre settimane e diventa parte integrante del percorso di studi, consentendo di maturare un un credito formativo. Normalmente questa attività si potrà svolgere alla fine dell´anno scolastico.
CHI RIGUARDA. Gli stages sono rivolti a tutti i ragazzi, di qualunque scuola, in età compresa tra i 15 e i 18 anni.
A CHE SERVE. Il fine è sempre didattico e di orientamento. Conoscendo il mondo del lavoro uno studente ne capisce le esigenze, chiarisce meglio a se stesso i propri interessi, acquisisce gli strumenti per scegliere come proseguire gli studi. Inoltre, facendosi conoscere in una azienda, comincia a maturare le relazioni giuste per meglio transitare dalla scuola al lavoro.
COME FUNZIONA. Le associazioni territoriali degli industriali stabiliranno accordi con le singole scuole, sulla base di indicazioni-quadro delle regioni. Scuola e impresa indicheranno un percorso che il ragazzo dovrà seguire durante lo stage e che sarà costituito da una parte di didattica e un´altra di lavoro. Due tutors si occuperanno dei ragazzi in azienda.
PERCHE´ SI FA. La scuola ha interesse a che si facciano degli stage sui posti di lavoro perché - secondo una celebre frase della Moratti - occorre «sapere, saper essere e saper fare», e per quest´ultimo segmento è molto importante l´apporto di chi «fa». Quanto a Confindustria, fin dal 1990 collabora con le scuole sia nelle attività di orientamento che nell´educazione degli adulti. Ora l´obiettivo è di «portare a 700.000 gli attuali 400.000 adulti in formazione permanente; da 12.000 a 80.000 i giovani che frequentano i corsi di istruzione tecnica superiore, da uno su 100 a 20 su 100 i giovani che frequentano corsi in alternanza studio-lavoro; da 1200 a 2000 le scuole che realizzano progetti per il miglioramento della qualità; inoltre far crescere il numero di laureati in discipline scientifiche e tecniche».
UNIVERSITÀ. Solo il 18% dei laureati italiani, dice Confindustria, ha al suo attivo uno stage in azienda. Ma gli studenti italiani, aggiunge il Comitato nazionale di valutazione del servizio universitario che ieri ha presentato il suo terzo rapporto, sono anche un popolo di indolenti che impiega quasi il doppio del tempo previsto per arrivare alla laurea. Solo il 4% conclude infatti nei tempi stabiliti. Il risultato è che gli studenti sono «vecchi», con un´età media di 23 anni e mezzo e un´età alla laurea di quasi 28. Ma vecchi sono anche i loro professori: l´età media è di 54 anni con un 20% che ne ha più di 60. I ricercatori stessi - punta di diamante dell´innovazione - hanno in media 52 anni (se entrati per «idoneità») e 34 (se entrati per concorso). Confindustria vuole anche «far crescere il numero dei laureati in materie scientifiche e tecniche», ma la moda va in tutt´altra direzione: nello scorso anno accademico i corsi più gettonati sono stati Ingegneria, Lettere e Filosofia (+4,93%), Sociologia (+9,4%) e Scienze della formazione (+10,25%). Una flessione, invece, si è registrata per Agraria (-5,75%), Medicina Veterinaria (-7,15%) e Giurisprudenza (-8,56%).

Raffaello Masci