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Subject  :  Se ogni scuola fa gli esami a modo suo
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  26 Jun, 2002 on 07:51
da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 26 Giugno 2002

Con i commissari interni
Se ogni scuola fa gli esami a modo suo

di GIOVANNI BELARDELLI

C'è qualcosa nella nuova maturità (fondata sulla presenza di soli commissari interni) che non convince. Ancora di recente il ministero dell'I- struzione ha difeso il nuovo esame con un argomento di un certo peso. Da anni le percentuali dei promossi si erano attestate poco al di sotto del 100% degli esaminati; continuare perciò ad utilizzare commissari anche solo per metà esterni (come introdotto dal ministro Berlinguer) rappresentava - è stato detto - una soluzione insieme costosa e inutile. Eppure, un argomento del genere è meno solido di quanto sembri. L'esame nazionale condotto da commissari (anche) esterni alla scuola non serve infatti a bocciare di più o di meno; dovrebbe servire anzitutto a spingere la scuola medesima a svolgere al meglio le proprie funzioni educative. Se gli insegnanti sanno che i loro alunni verranno esaminati da colleghi esterni, mi pare ovvio che saranno sollecitati ad operare al meglio delle loro possibilità. Questo è particolarmente vero per un corpo docente come quello italiano, che si è formato in modo eterogeneo (c'è chi ha superato un concorso selettivo e difficile, ma anche chi ha ottenuto la cattedra dopo qualche dozzina di ore di corso abilitante) ed è composto da insegnanti ottimi ma pure da elementi scadenti.
Da quest'anno, invece, la funzione di controllo e di stimolo rappresentata da un esame condotto da commissari esterni alla scuola è stata eliminata. E' appena il caso di dire che la presenza di un presidente esterno non cambia nulla: il presidente infatti, dovendo svolgere le sue funzioni per tutte le commissioni di una scuola contemporaneamente, di fatto non potrà presiedere che alla firma dei verbali o poco più.
Ma non basta. Eliminando del tutto i commissari esterni, si è di fatto rinunciato ad operare una valutazione tendenzialmente omogenea degli studenti di tutto il Paese. Vedremo se in futuro la situazione sarà modificata dal progetto Moratti di riordino dei cicli, in discussione al Senato, che prevede anche delle prove gestite da un istituto nazionale di valutazione (ciò che comporterebbe l'attuazione di complesse procedure organizzative). Resta per ora il fatto che, con la maturità attuale, ogni istituto diventa sostanzialmente autoreferenziale, venendo eliminata perciò la possibilità stessa di valutazioni nazionalmente comparabili.
Questo ha rischi evidenti soprattutto nel caso delle scuole un tempo chiamate private, ora diventate pressoché tutte "paritarie": è infatti da temere che in alcune di esse la commissione, anche in queste scuole composta esclusivamente da insegnanti interni, non sempre riuscirà a resistere alle pressioni dei genitori perché i loro figli ottengano valutazioni più, diciamo così, comprensive e generose. Un timore che purtroppo sembra confermato da una notizia riportata pochi giorni fa da questo giornale: nelle scuole paritarie c'è stato quest'anno un boom degli ammessi a sostenere la maturità saltando il quinto anno (ciò che richiede come minimo il voto dellƎ in ciascuna materia).
Tra i pregi della nuova maturità vi sarebbe almeno, si dice comunemente, la tranquillità con cui gli studenti possono ora sostenere le prove, essendo giudicati soltanto dai loro insegnanti. Ma la tensione che accompagnava l'esame condotto dinanzi a professori esterni non dipendeva, non poteva dipendere, dall'eventualità (da anni remotissima) d'essere bocciati; dipendeva piuttosto dal fatto che in una società in cui tutto - dall'età in cui si inizia a lavorare a quella in cui si lascia la famiglia - spinge a rimanere adolescenti, l'esame di maturità era rimasto forse l'ultimo rito di passaggio ancora esistente. Non è affatto detto che tutti gli studenti siano davvero soddisfatti di doverne, d'ora in poi, fare a meno.

Giovanni Belardelli


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