Scuole aperte per ferie

di Massimo Gramellini

La scuola sta finendo e una generazione di famiglie è in angoscia: il pupo torna libero «24 ore su 24» e non si sa dove piazzarlo. I nonni di supporto sono talmente rari che alzano di anno in anno il prezzo affettivo della collaborazione, come certi idraulici quello delle parcelle.

Le baby sitter restano un lusso per ricchi e il nostro sistema produttivo, flessibile solo a parole, continua a trattare da scioperata la madre che chieda di cambiare orario per accudire i pargoli. Diventa perciò inevitabile il ricorso alla strada maestra del rincoglionimento solitario davanti a videogiochi e tv. L'alternativa, in un paese civile, sarebbe che la scuola restasse aperta fino a luglio. Ma non per prolungare il suo attuale destino di esamificio.

La sessione estiva dovrebbe essere il regno di quelle «materie» - canto, recitazione, sport, cineforum, yoga - che nei mesi invernali i ragazzi guardano a «Saranno famosi» e vanno poi a cercare lontano dalle aule, infarcendo i pomeriggi di impegni stressanti per non correre il rischio di smarrirsi nell'ozio e fantasticare un po'. Basterebbe un progetto di scuola che non fosse finalizzato soltanto a preparare bravi soldatini per le aziende del futuro.

E soldi, tanti soldi, da non chiedere alle tasse ma a qualche sponsor istituzionale, oltre che alle famiglie coinvolte, disposte a finanziare la soluzione di un loro problema. Niente paura, comunque: trattandosi di un'idea sensata e condivisa dai più, è improbabile che venga presa in considerazione.