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Subject  :  I POTERI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  22 Apr, 2002 on 07:09
da La Stampa
Lunedì, 22 Aprile 2002

I POTERI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
LE MANI LEGATE

UN diluvio d'appelli piove addosso al Quirinale. Da Nanni Moretti, affinché la mano lunga del governo sulle televisioni sia bacchettata con un messaggio al Parlamento. Da Marco Pannella, che reclama un analogo intervento sulla questione dei due giudici mancanti alla Consulta. Da Sartori, perché non venga promulgata la futura legge sul conflitto d'interessi. C'è insomma in circolo l'idea che lassù qualcuno possa riparare i torti, risolvere i problemi. Ma quante divisioni ha il capo dello Stato? Cosa può fare se un ministro in carica (Bossi) parla cinicamente di «fantasmi in sciopero», rispetto a un uomo che rischia la pelle per difendere la legalità ferita? A differenza di Bush, il nostro presidente non può rimuovere i ministri. Può inviare un messaggio alle Camere, d'accordo; ma senza alcuna garanzia che venga poi discusso, né tantomeno recepito. Capitò a Leone, nel 1975, quando un suo messaggio non fu degnato d'uno sguardo. O altrimenti può bloccare un disegno di legge del Governo. Forse avrebbe potuto farlo quando venne proposta la disciplina sul conflitto d'interessi, sulle rogatorie, sul falso in bilancio, sul nuovo Csm. Bene: in questo caso per aggirare il veto basta che il testo sia presentato da un parlamentare della maggioranza. E se la maggioranza l'approva con una volontà di ferro, neppure il rifiuto di promulgazione potrà mai fermarla: è sufficiente una seconda approvazione, con tanti saluti al presidente. Anche questo è già successo. Così come capita ogni giorno che la sua moral suasion, l'invito alla moderazione e al rispetto delle regole, sia apprezzata a parole e vilipesa nei fatti. D'altronde anche qui siamo davanti a un non-potere, teorizzato durante la metà dell'Ottocento per disegnare il ruolo della regina Vittoria. Da ciò tre deduzioni. Primo: l'aura di presidenzialismo che soffia sulla società italiana non si è tradotta nel rafforzamento dei poteri del capo dello Stato. Insomma la seconda Repubblica è pur sempre retta dalle istituzioni della prima, e in questo scarto fra realtà e apparenza c'è il veleno che intossica la nostra democrazia. Secondo: quando la maggioranza è salda, lo spazio presidenziale si riduce ulteriormente. Ma al contempo cresce la sua esposizione, non foss'altro perché la minoranza tenderà a bussare ripetutamente alla sua porta. Terzo: se però il conflitto politico degenera in crisi istituzionale, se le regole del gioco vengono violate, il capo dello Stato non è del tutto a mani nude. Ha un'arma di riserva, la più devastante: può sciogliere le Camere. Ma auguriamoci che non la debba usare. micheleainis@tin.it

Michele Ainis


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