Subject | : | Harvard, la rivolta dei neri |
Author | : | edscuola redazione@edscuola.com |
Date | : | 06 Jan, 2002 on 13:15 |
da La Stampa Domenica, 6 Gennaio 2002 IL PRESIDENTE DELLA PRESTIGIOSA UNIVERSITÀ, EX MINISTRO DI CLINTON, AI FERRI CORTI CON I GURU DEGLI STUDI AFROAMERICANI Harvard, la rivolta dei neri NEW YORK «LA prossima volta sarà il fuoco». I professori afro-americani di Harvard hanno parlato come James Baldwin, prima della sommossa nera nel ghetto di Watts, a metà anni Sessanta: la prossima volta che il preside ci farà uno sgarro, sarà guerra. E l'energico Lawrence Summers, nipote dei premi Nobel Paul Samuelson e Kenneth Arrow, ministro del Tesoro con Bill Clinton, ex capo economista della Banca Mondiale, e giustiziere di Al Gore nella disfida per lo scettro della più prestigiosa università americana, ha dovuto inchinarsi: «Farò il possibile per rendere attraente questo ambiente, ma per favore non andate via». Stiamo descrivendo alcune scene di ordinaria politica, nel cuore accademico degli Stati Uniti, dove il colore della pelle continua a fare curriculum. Harvard, la prima università del paese, ospita un famoso Dipartimento di Studi Afro-Americani. Lo volle l'ex presidente Neil Rudenstine, che nel 1991 rubò alla Duke University il critico letterario Henry Louis Gates, per rilanciare l'istituto intitolato a W.E.B. Du Bois, primo nero capace di strappare un Ph.D. all'ateneo dove si è laureato pure il presidente Bush. Gates ottenne soldi e mano libera, per mettere su quello che lui chiama il «Dream team» degli intellettuali afro-americani. Infatti riuscì a scippare personalità accademiche come il letterato Cornel West da Princeton, il sociologo William Julius Wilson dall'Università di Chicago, e il filosofo Kwame Anthony Appiah da Duke e Yale. Per attirare queste stelle, Rudenstine offrì a West e Wilson il titolo di «University professor», riservato solo a 14 eletti su un corpo accademico di 2.200 studiosi, consentendo ai fortunati di insegnare dove, come e quando vogliono. In più Gates aveva ricevuto il premio di dirigere la rivista Transition, fondata nel 1961 a Kampala da Rajat Neogy, e diventata la stella polare degli intellettuali neri col contributo di personaggi come V.S. Naipaul, James Baldwin, Nadine Gordimer, Paul Theroux, Ali A. Mazrui, Christopher Okigbo, Carlos Fuentes, Spike Lee, Edward Said, Angela Davis e Richard Rorty. In qualche anno Gates e Appiah avevano redatto anche la nuova pietra miliare della cultura nera, la Perseus Africana Encyclopedia, mentre la collega Jamaica Kincaid teneva il corso «Leggendo Thomas Jefferson e l'africano in America», dedicato al presidente e padre fondatore che dormiva con la sua schiava, e il collega Lawrence D. Bobo discettava su «Gli afro-americani e la nuova divisione razziale», spiegando come l'istruzione, l'economia, la politica, lo stato sociale, il sistema giudiziario e persino l'epidemia di Aids, complottavano insieme per penalizzare le comunità nere. Pure alcuni liberal matricolati, come Arthur Schlesinger, avevano storto il naso. Nel 1992 l'ex consigliere di Kennedy aveva pubblicato il libro The Disuniting of America, che pur salvando Gates e il suo «Dream team», accusava gli estremisti degli studi afrocentrici di erodere le fondamenta anglosassoni della società americana, mandando in cancrena il problema razziale invece di curarlo. A Harvard, comunque, le cose sono andate avanti senza scossoni fino al luglio scorso, quando Rudenstine ha lasciato la presidenza a Summers. Per qualche mese il rude Larry ha taciuto, ma il 14 ottobre ha convocato West e gli ha tirato le orecchie, perché dà voti troppo alti, scrive libri pensando alle recensioni del New York Times invece che a quelle delle riviste accademiche, guida l'improbabile campagna presidenziale del reverendo Al Sharpton, e a settembre ha persino pubblicato il cd rap Sketches of My Culture, mentre era in sabbatico dall'università. Un colpo al più eccentrico del gruppo, per raddrizzare tutto il «Dream team». Infatti Summers si è rifiutato anche di prendere una posizione netta a favore dell'«affirmative action», ossia il sistema di quote che garantisce l'accesso delle minoranze alle università. Una roba da reazionario, visto che finora l'unico ad aver cancellato il programma è stato il governatore della Florida Jeb Bush, fratello del presidente, che anche per questo nelle elezioni del 2000 fu costretto alla maratona della riconta. Un affronto doloroso, poi, perché Summers viene dall'amministrazione Clinton, che nel 1996 aveva scelto proprio West per gestire le iniziative culturali della sua seconda «inauguration» presidenziale. Paolo Mastrolilli http://www.edscuola.it http://www.edscuola.com Mail: redazione@edscuola.com |