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Subject  :  E´ l´alcolismo la nuova droga
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  24 Nov, 2001 on 08:55
da La Stampa
Sabato, 24 Novembre 2001

E´ l´alcolismo la nuova droga
Duecentomila ragazzi si ubriacano ogni settimana

ROMA Sono almeno duecentomila i ragazzi tra i 15 e 24 anni che si ubriacano regolarmente, tutte le settimane. Non sono «drogati» né potenziali tali, tant´è che con il passare dell´età recedono dal vizio del bere, ma sono comunque ragazzi che esprimono un forte disagio sociale e di comunicazione, e si trasformano in un pericolo per se stessi e per gli altri, quando - non sobri - si mettono al volante. E´ il dato più allarmante che si legge - peraltro tra le righe - del «Rapporto sugli italiani e l´alcool» presentato a Roma. Si tratta della lettura trasversale e allargata di dieci anni di attività dell´«Osservatorio permanente su giovani e alcool». Dalle 120 pagine del rapporto (più altrettante, in quanto il volume accorpa anche la versione inglese) appare che gli italiani - tutto sommato - sono un popolo che si è autoeducato all´uso degli alcolici, e si è convertito - perfino nel Nord-est tradizionalmente incline al bicchiere - al principio del «bere poco ma bene». Se dieci anni fa si consumavano 9,1 litri di alcool a testa ogni anno (distribuiti in varie bevande: vino, birra, aperitivi, eccetera), ora la media è scesa a 7,5 litri. Il vino, che resta l´alcolico più diffuso, ha una sua crescente schiera di estimatori che lo selezionano con cura prima di assumerlo: piace al 65% dei trentenni (e questo si capisce) ma anche al 51% dei ragazzi (e questo è un dato innovativo). La birra è estremamente cresciuta nel mercato e nell´apprezzamento collettivo: gradita al 65% dei teenagers, è apprezzata anche dal 72% dei trentenni. E soprattutto si è trasformata nella bevanda di socializzazione per antonomasia, decretando il successo di pub e birrerie a scapito delle enoteche o delle tradizionali osterie. L'alcolismo come patologia non è materia affrontata dal Rapporto, che punta più ad una lettura sociologica del bere, da cui si evince - tra l´altro - che «la maggior parte degli italiani ritiene che bere uno o due bicchieri di vino o birra a pasto sia una cosa normale (86%), ma anche che ubriacarsi una volta non sia poi così grave purché non diventi un´abitudine (72%), che le bevande alcoliche in moderata quantità non danneggiano la salute (70%)» ma che, per contro «bere molto è come drogarsi» (82%). «In realtà - spiega Enrico Tempesta, presidente del comitato scientifico dell´Osservatorio - nel caso dei giovani, chi abusa dell´alcool, anche con una certa assiduità, lo fa per una sorta di "autoproduzione del piacere", perché cioè vive una forma esasperata un disagio umano e sociale - non trova ascolto, non trova vie di comunicazione - e cerca nell´alcool una risposta, almeno parziale e temporanea, al proprio malessere». Questo ricorso all´alcol come droga poi - nella maggior parte dei casi - recede, nel senso che con l´aumentare dell´età crescono anche la consapevolezza e la maturità, e l´adolescente risolve in qualche modo quel disagio che lo portava a bere. Sono dunque i ragazzi più fragili e soli quelli che si rivolgono al bere smodato e, se andiamo a guardare dentro questo universo, vi possiamo trovare i connotati di persone non in condizioni di marginalità sociale: bevono (troppo) soprattutto i maschi, scolarizzati, di buona famiglia e residenti al Nord. La povertà e l´ignoranza questa volta non c´entrano. «Nell´età dell´abuso di alcool - dice ancora il prof. Tempesta -, i ragazzi diventano anche un pericolo sulle strade, specie nei fine settimana in quanto guidano ubriachi: secondo il Rapporto, il 18% degli under 24 ha guidato in stato di ebbrezza, la percentuale scende al 17,5% nella fascia di età 25-34 anni, e quindi al 12,3% nella fascia 35-44 anni. L´alcool come «sballo» è un pericolo, dunque, ma che passa col tempo.

Raffaello Masci


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