Cenerentola...

Nella quale si imparano poco e male le lingue straniere, dove l’uso degli strumenti multimediali è spesso affidato al volontarismo di qualche insegnante più lungimirante e non fa parte di una strategia formativa. Dove, purtroppo, ancora prevale il nozionismo. Letizia Moratti vuol rivoluzionare quest’impostazione e c’è da credere alle sue buone intenzioni, ma perfino ”la signora di ferro” dovrà fare i conti con quel corporativismo che permea il nostro sistema dell’istruzione pubblica, al quale gruppi e sigle sindacali hanno dato un notevole contributo.
Ben vengano esperienze come quella di ”Orientagiovani” della Confindustria o quella dell’Ig Students, per allargare gli orizzonti delle scuole italiane e legarle alle esperienze del mondo produttivo. Ma bisogna riuscire a guardare anche oltre le punte d’eccellenza, che pure in alcune scuole e in ben conosciute università private esistono. Altrimenti continueremo a lamentare che nel nostro paese solo cinque giovani su cento scelgono percorsi formativi, mentre la stragrande maggioranza dei lavoratori è fatta da persone che hanno completato appena la scuola dell’obbligo. E a invocare quella formazione continua, per evitare che i meno giovani espulsi dal processo produttivo non riescano a riqualificarsi, che tarda a realizzarsi.In questi giorni nelle aule parlamentari si discute la legge Finanziaria. E’ la concreta, tangibile occasione per dimostrare coi fatti che si vuole investire sul futuro. Maggioranza e opposizione possono decidere di stanziare più risorse per la ricerca, per l’Università, per il sistema di istruzione, per la formazione professionale, così come possono scegliere di sacrificare questi obiettivi sull’altare di altri, magari non meno legittimi, ma certo meno qualificanti. Un segnale del Governo e del Parlamento nella direzione auspicata rafforzerebbe chi, come Letizia Moratti, veramente crede che sia possibile voltare pagina. Non possiamo continuare a essere la Cenerentola d’Europa e del mondo industrializzato in questi campi, salvo far pagare ai nostri figli e alle generazioni future prezzi ingiusti e insopportabili.