Subject | : | IL NODO IRRISOLTO - Documento MIIP |
Author | : | Vaccinato frapis@hotmail.com |
Date | : | 14 Mar, 2006 on 15:05 |
MOVIMENTO INTERREGIONALE INSEGNANTI PRECARI E-Mail: info@precari.org IL NODO IRRISOLTO Sarà dovere imprescindibile del nuovo governo, e suo compito prioritario all’interno della politica scolastica, portare ad un’effettiva soluzione il problema della stabilizzazione lavorativa degli insegnanti precari, soluzione che è mancata in questi anni per la non volontà di affrontare in maniera definitiva, sensata e strutturale la questione, pur riconosciuta nella sua gravità da tutte le forze politiche e sindacali. Non l’hanno di certo risolta le assunzioni a T.I., le cui cifre sono state sbandierate con toni propagandistici: del tutto insufficienti, esse hanno inoltre costituito per i precari una vera e propria cabala dei numeri. Come non ci siamo mai stancati di sottolineare, è necessario un attento esame della situazione se si vuole intervenire in maniera efficace e risolvere davvero il problema, eliminando storture e arbitrarietà che impediscono spesso proprio ai precari storici – precari ormai anche da oltre dieci anni – di accedere al ruolo. Date le ben note convergenze di interessi lobbistici e trasversali e l’approssimativa conoscenza della situazione da parte della maggioranza dei politici, non vorremmo però trovarci a dover ripartire dal punto zero o peggio. Deve essere sicuramente superata la logica del puro risparmio a cui è dovuto, fra l’altro, lo scarto notevole esistente tra organico di diritto e organico di fatto, e che penalizza soprattutto le scuole secondarie e il sostegno, come recitano le cifre ufficiali del MIUR. Ma non è sufficiente e, per l’ennesima volta, precisiamo che ci troviamo di fronte a: Storture del sistema: le graduatorie permanenti dovrebbero tutelare e gradualmente assorbire sulle specifiche classi di concorso quanti in esse effettivamente lavorano. Iniquità e privilegi ad personam: per riequilibrare uno sconvolgimento dovuto ad atti irresponsabili, sui precari è piombata la follia del raddoppio dei punteggi per il servizio svolto in zone montane, istituti carcerari e piccole isole, e l’onere di versare ogni anno un sostanzioso obolo alle Università per corsi di perfezionamento e master, pena la perdita di posizioni in graduatoria e quindi, eventualmente, anche del lavoro. Due pesi e due misure: non possiamo esimerci dal ricordare come nel frattempo, approvata in tempi rapidi una legge ed espletati in tempi altrettanto rapidi i concorsi, i docenti di religione siano stati tutti assunti a T.I. (naturalmente niente master, raddoppi di servizio, formazione universitaria post lauream per loro, che hanno anzi sempre goduto degli scatti di anzianità). Relativamente al nuovo sistema di reclutamento, sono in cantiere i decreti ministeriali che daranno attuazione al nuovo percorso previsto dalla L. 53/03. Qualsiasi sistema che poggi su farneticanti, assurde e grossolane tesi giovanilistiche, paradossalmente usate per cancellare professionalità, competenze e cultura nella scuola – potremmo sull’argomento consigliare ai sostenitori di tali tesi qualche utile lettura, ad esempio della Repubblica di Platone – troverà la ferma opposizione da parte del precariato, che naturalmente non mancherà di percorrere anche le vie giudiziarie per tutelare i propri diritti. Le nostre più che legittime richieste di essere pienamente riconosciuti nella nostra professionalità non riguardano semplicemente il diritto individuale, ma sono direttamente correlate e inscindibili da un complessivo e sostanziale discorso sulla scuola, organismo complesso e non aggregato meccanico di parti, le cui reali esigenze sono ormai da tempo puntualmente disattese dalla politica. A chi vuole un’istruzione affidata a specialisti di un astratto “didattichese” teorizzato e messo a punto in aule universitarie, tanto vuoto quanto lontano dalla effettiva pratica dell’insegnamento e va definendo, in un’ansia analitica, una scuola dei programmi e programmucci, degli obiettivucci, dei pif e pof, dell’astratta, infondata e aberrante scissione tra sapere e saper fare, della minuziosa disaggregazione di conoscenze, capacità, competenze, abilità, moduli, modulini e moduletti, mancando della capacità di coglierla in una viva e superiore sintesi, non resterà altro fra le mani che il cadavere sezionato e disarticolato della scuola, poiché la propria capacità di operare è solo relativa a realtà morte. Se la scuola pubblica ancora resiste, capace anche di rinnovarsi salvaguardando nella pratica educativa saperi e discipline mentre la politica imperterrita la trascina a livelli sempre più bassi e degradati, è soprattutto grazie all’alta professionalità degli insegnanti di cui i precari sono una consistente parte. L’insegnamento, ricordiamo, è un Giano bifronte: da una parte guarda alla disciplina, dall’altro all’allievo, senza sacrificare né l’uno né l’altra. Questo è per noi l’equilibrio della vera pratica di chi opera sulla scuola viva e non sui cadaveri. L’On. Valditara (AN) e l’On. Sasso (DS) hanno recentemente sottolineato la necessità di rendere protagonisti gli insegnanti e centrale la loro funzione all’interno della scuola. Ci auguriamo che tali dichiarazioni corrispondano ad una effettiva volontà e ad una precisa inversione di tendenza: la questione precariato – su cui tutti hanno fino ad ora evidenziato i loro distinguo, quando invece si tratta solo di riconoscere professionalità e diritti – sarà il principale banco di Giovedì 9 Marzo 2006 MIIP - Movimento Interregionale Insegnanti Precari |