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Subject  :  UNICOBAS Scuola: Comunicato 18 marzo 2005
Author  :  edscuola redazione@edscuola.com
Date  :  21 Mar, 2005 on 15:37
BASTA CON I PROCLAMI AUTODECLAMATORI: IL 28% DI ADESIONI ALLO SCIOPERO NELLA SCUOLA TESTIMONIA CHE I CONFEDERALI NON SI SONO IMPEGNATI.
SOLO L’UNICOBAS HA MANIFESTATO PER LA SCUOLA, SENZA AMBIGUITA’, CONTRO LA “RIFORMA” E PER UN CONTRATTO VERO SOTTO IL MINISTERO A ROMA
Solo l’Unicobas si è fatto carico di promuovere realmente lo sciopero: Confederali e Cobas nelle scuole sono stati latitanti! La loro è stata una mera presenza di sigla in coda alle Confederazioni del “pubblico impiego”.
Per CGIL, CISL e UIL scuola lo sciopero è stato un atto solo strumentale “a margine” del pubblico impiego. Anche i Cobas sono corsi in soccorso dei Confederali, allineandosi a mere presenze di piazza a margine dei soliti comizi inconcludenti su di un contratto sinora lasciato languire per 15 mesi. Il fatto è che si annunciano “aumenti” inferiori del 90% rispetto a quanto perso in potere d’acquisto a causa della crescita del costo della vita, aggravato in Italia in modo determinante dalle operazioni speculative senza controllo determinatesi a seguito dell’introduzione dell’euro.
Per la scuola non ci sono solo motivazioni “sindacali”. La scuola ha molte più “iatture” del pubblico impiego. Occorre cassare la controriforma Moratti e finalmente innalzare l’obbligo sino a 18 anni. Rivendichiamo un legame più stretto fra ordini e gradi di scuola e l’ingresso nell’obbligo stesso dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia.
La lotta contro la riforma Moratti è il primo punto all’ordine del giorno nelle scuole italiane. Puntare tutto sul “contratto” significa non solo tradire la categoria , ma l’intera società civile, perché la scuola rappresenta il futuro del Paese ed è un patrimonio di tutti. La verità è che i sindacati di partito non vogliono compromettere il centro sinistra, che continua a non avere un programma per la scuola ed è tentato di lasciare le cose come stanno fruendo dei tagli del centro destra.
L’Unicobas non tralascia certo il resto dell’annosa vertenza scuola, pretendendo un contratto specifico e unitario per scuola e università con retribuzioni di livello europeo e fuori dai dettami della privatizzazione del rapporto di lavoro previsti dal DL 29/93 che impediscono incrementi salariali pensionabili in paga base. Segue la gratuità dell’accesso ai musei come in tutto il continente e la richiesta di bonus per l’acquisto di libri e materiale didattico, perché la scuola è chiamata a promuovere cultura e non può essere ridotta ad un servizio di baby sitting. Tutte cose che i Confederali hanno impedito o tralasciato coscientemente negli ultimi 40 anni.
Il decreto attuativo relativo al ciclo primario ha già messo chiaramente in luce la perversa ideologia vetero-aziendalista di cui è intrisa la legge delega 53 e solo la resistenza delle scuole elementari e medie, che per l’85% hanno rifiutato i dettami della “riforma” è riuscita a smorzarne sinora gli effetti. Il tutor quasi come ritorno al maestro unico, il portfolio e tutto il ciarpame da supermercato inserito nel decreto è stato sinora bocciato sonoramente, ma le elementari, con gli organici congelati solo per un anno, in assenza di proroghe, rischiano da settembre decine di migliaia di tagli. L’eliminazione degli insegnanti specialisti di lingue prevista in finanziaria per la Moratti è stato solo l’inizio.
La scuola superiore intanto è entrata nella bufera: la bozza di decreto attuativo prevede anche una drastica separazione tra il canale privilegiato dei licei che rimangono statali e l’istruzione e formazione professionale demandata con tutto il personale docente ed ATA alle Regioni. Gli istituti professionali vedranno l’orario obbligatorio di lezione ridursi da 40 a 15 ore, con una perdita di più del 50% dell’organico. Gli istituti tecnici vengono trasformati in licei dove però non ci sono latino e filosofia e dove i laboratori vengono ridotti a poche ore: licei di serie B, privi di senso e sicuramente poco appetibili. Nei tecnici quindi avremo un taglio del 30% dell’organico, con la scomparsa di intere materie (diritto, economia aziendale, insegnamenti professionalizzanti, etc.). Anche nei licei tradizionali la perdita di cattedre risulta consistente ed alcune materie ne escono fortemente ridimensionate, prima fra tutte l’educazione fisica, eliminata per il 50%. Rifiutiamo la scuola-supermarket introdotta con le ore aggiuntive opzionali scelte da alunni-clienti. E’ una battaglia di civiltà: Don Milani diceva già negli anni ’60 che la differenza fra un insegnante ed un bottegaio sta tutta nel fatto che mentre il secondo segue opportunisticamente i gusti del cliente, il primo deve fare esattamente il contrario!
Se non li fermiamo in tempo avremo a regime un taglio di circa 180.000 posti fra docenti ed amministrativi (60.000 nel primo ciclo e 120.000 nelle superiori) con una conseguente destrutturazione della didattica ed un notevole abbassamento della qualità della scuola pubblica.
I Confederali si “agitano”, ma contrattano sulle mance da darsi al tutor, Gilda e SNALS, novelli sindacati di governo, sono favorevoli ad assunzioni senza ricostruzione di carriera. Oltre all’abrogazione della legge 53, l’Unicobas ha messo all’ordine del giorno dello sciopero: - la salvaguardia degli organici in tutti gli ordini di scuola; - l’immissione in ruolo del personale docente ed ATA per coprire tutti i posti disponibili dal prossimo anno scolastico, senza anacronistiche penalizzazioni da caporalato; - la risoluzione del problema del personale inidoneo (art. 35 finanziaria 2002) tramite la costituzione di un organico aggiuntivo di scuola/istituto; - il rinnovo del contratto ormai scaduto dal lontano 31/12/2003, ma con stipendi auropei.

Stefano d’Errico (segretario nazionale)


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