L’ADi apre ai dirigenti scolastici, agli ispettori, ai docenti universitari e a quanti fanno ricerca educativa. E’ questa la naturale conclusione di un’evoluzione già avvenuta nei fatti. Ci sono motivi importanti che hanno spinto in questa direzione. L’ADi, pur avendo tra le sue finalità anche aspetti contrattuali, ha scelto come terreno privilegiato quello professionale. E’ questo l’ambito più qualificato per promuovere e sostenere una visione alta e rigorosa della dirigenza e della docenza, che contrasti i compromessi delle varie corporazioni, non ultimi i concorsi riservati e le varie sanatorie. Vi sono poi alcune ragioni specifiche nei confronti della dirigenza scolastica. Da un lato essa è tuttora parte integrante dello sviluppo di carriera dei docenti ( vi si può accedere solo dopo un certo numero di anni di insegnamento); dall’altro tutte le ricerche internazionali hanno evidenziato come, dopo anni di sbornia managerialistica, sia oggi indispensabile “reinventare la dirigenza scolastica" come leadership per l’apprendimento. Un ruolo quindi che poco o nulla ha a che fare con una dirigenza amministrativa, verso la quale si sta invece andando. Una bella ricerca dello IEL- Institute for Educational Leadership- dal titolo “ Reinventare la dirigenza scolastica: una leadership per l'apprendimento degli studenti”, ora tradotta sul sito dell’ADI http://www.bdp.it/adi/ afferma, in linea con le principali tendenze
internazionali:

“Molti studi hanno dimostrato che non c'è apprendimento senza un'adeguata leadership, che il ruolo dei capi d’istituto nel miglioramento dell'insegnamento e dell'apprendimento è assolutamente cruciale. I capi d’istituto devono innanzitutto rappresentare una guida nei confronti dell'apprendimento degli studenti. Devono conoscere i contenuti dei curricoli e le tecniche pedagogiche. Devono lavorare con gli insegnanti per rafforzarne le competenze. Devono raccogliere, analizzare e utilizzare i dati in modo da favorire l'eccellenza. Devono saper convogliare l'impegno di tutti (studenti, insegnanti, genitori, servizi sociali e sanitari, gruppi giovanili, imprese locali e associazioni) verso il comune obiettivo di innalzare il rendimento degli studenti. E devono avere conoscenze e competenze di leadership per esercitare con autonomia e autorevolezza queste strategie.”

Non si tratta mai però di “leader solitari”. C’è assolutamente bisogno di figure intermedie di leadership diffusa. C’è bisogno cioè di costruire, come l’ADi sostiene dalla sua nascita nel 1998, uno sviluppo della carriera docente che attraverso la creazione di figure professionali intermedie, già previste dalla legge 59/97, arrivi fino alla dirigenza e alla carriera ispettiva, trascinando verso l’alto, in un percorso differenziato, ma unitario, tutta la professione docente.