Volendosi riferire unicamente all'assetto delle discipline scientifiche nel progetto di riforma Moratti per le Scuole Superiori, appare in tutta la sua evidenza la rivincita dei pedagogisti a discapito delle materie quali Biologia, Chimica, Scienze Naturali, Fisica e Astronomia oltre che Inglese ed Educazione Fisica.

A fronte di una storica sproporzione fra le ore destinate agli studi umanistici rispetto a quelli scientifici si sta ora tentando di aggravare ulteriormente la già anacronistica situazione.

Difatti da una analisi dei piani orari dei futuri licei si evince che le materie citate hanno perso completamente uno statuto formativo, poiché non sono presenti al V anno di studi nella quasi totalità degli indirizzi, con l'eccezione del Liceo Scientifico, e sono concentrate, in modo più o meno frammentario, nelle classi iniziali o collocate nelle materie opzionali/facoltative.

E' evidente che chi ha redatto questi quadri orario aveva la precisa volontà di ridurre significativamente il valore e lo studio delle discipline scientifiche, a vantaggio di un non meglio identificato approfondimento e sviluppo del settore pedagogico-filosofico con l'alternativa introduzione della filosofia obbligatoria in tutti gli indirizzi, compresi gli istituti tecnici, dalla III alla V.

Infatti eliminare le materie scientifiche dalle classi terminali, come nel caso del Liceo Classico o Linguistico (ex Brocca), significa nel contempo privare le materie scientifiche della valenza specificatamente accreditata alle materie oggetto di Esame di Stato, ed ignorare le scelte universitarie post-diploma degli studenti, o quantomeno ipotizzare che tali scelte possano essere già compiute al momento dell'iscrizione, a 14 anni, al corso di studi superiori.

Si ignora pertanto che le scelte universitarie nel settore scientifico accolgono attualmente la grande maggioranza dei nostri studenti che sono peraltro sottoposti in quasi tutte le facoltà a test di ammissione con domande di cultura scientifica che spazia dalla Fisica alla Biologia e che possono essere affrontati con successo unicamente da chi ha avuto un percorso di studio organico e diffuso nell'intero arco degli studi superiori.

Insomma ci troviamo di fronte all'ennesimo paradosso: lo sviluppo scientifico procede con andamento logaritmico determinando la necessità di un ampliamento continuo della cultura scientifica e gli abili estensori della riforma delle scuole superiori sottraggono dai quadri orari, o le relegano in ambito facoltativo/opzionale, proprio le discipline necessarie allo sviluppo di tale cultura .

La visione complessiva del disegno di riforma, incardinata alle scelte di carattere economico, evidenzia ora un chiaro progetto che, parallelamente ad un progressivo depauperamento della scuola pubblica con riduzione degli organici e delle risorse, prevede la canalizzazione culturale degli studenti in un non ben definito ambito pedagogico-teorico certamente ben poco scientifico.

Prof Carlo Braga Bologna 23/1/05