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UNICOBAS Scuola: Comunicato 24 febbraio 2005
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1. UNICOBAS Scuola: Comunicato 24 febbraio 2005
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SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA: INVITIAMO I CONFEDERALI AD UNA GIORNATA SPECIFICA PER IL NO A MORATTILA, NON “MISTA” COL PUBBLICO IMPIEGO

I Confederali hanno deciso uno sciopero della scuola. Siamo contenti che abbiano rotto gli indugi. Fino a ieri avevano pensato solo ai ministeri ed agli enti locali, il cui contratto è scaduto come il nostro da più di un anno. Evidentemente l’indizione dello sciopero del 14 Marzo da parte dell’Unicobas ha avuto effetto!
Ma per la scuola vi sono molti accidenti in più rispetto a ministeri ed enti locali: in primis il pesantissimo taglio di organici lucidamente previsto dalla controriforma Moratti. Motivi che avrebbero dovuto spingere per un’azione di lotta specifica con una grande manifestazione di tutta la società civile, perché la scuola è un patrimonio comune.
Per questa ragione, a prima vista, pare di basso profilo la scelta operata dai Confederali di fermare la scuola nella stessa giornata del 18 Marzo già conosciuta come data di sciopero per il contratto “general generico” del pubblico impiego, con il possibile soffocamento della battaglia di civiltà per salvare l’istruzione pubblica nel mare magno delle legittime ma differenti, specifiche e solo sindacali rivendicazioni delle altre categorie.
L’Unicobas invita quindi i Confederali ad anticipare lo sciopero al 14 Marzo, unificando gli sforzi e concentrando sulla questione l’attenzione del Paese in una data comune e speciale per la scuola.
Fra l’altro una data diversa dal 14 (astensione dal lavoro già proclamata dall’Unicobas) e ravvicinata può sollevare eccezioni da parte della Commissione di Garanzia per effetto delle regole - peraltro vergognose e restrittive - che riducono il diritto di sciopero, regole alle quali i Confederali hanno applaudito negli anni scorsi.
L’Unicobas è, nell’interesse della scuola, comunque disposto al dialogo, a patto che si faccia tutti uno sforzo per caratterizzare in un NO deciso alla “riforma” Moratti la giornata di lotta, con manifestazioni concentrate sotto i simboli del potere morattiano, a cominciare dal Ministero a Roma e che chiamino in piazza anche gli studenti e le associazioni dei genitori, alleati naturali in una battaglia che non è più solo “sindacale”.
Per la scuola non c’è solo il problema del contratto scaduto. Il decreto attuativo della “riforma” relativo al ciclo primario ha già messo chiaramente in luce la perversa ideologia vetero-aziendalista di cui è intrisa la legge delega 53 e solo lo strenuo sforzo di resistenza delle scuole elementari e medie, che per l’85% hanno rifiutato i dettami della “riforma” è riuscito a smorzarne sinora gli effetti. Il tutor quasi come ritorno al maestro unico, il portfolio e tutto il ciarpame da supermercato inserito nel decreto è stato sinora bocciato sonoramente, ma nelle elementari, con gli organici congelati solo per un anno, in assenza di proroghe, si rischiano da settembre decine di migliaia di tagli: infatti nelle ultime circolari non si parla più di tempo pieno/prolungato e di compresenze. L’eliminazione degli insegnanti specialisti di lingue decretata dalla finanziaria è stato solo l’inizio.
La scuola superiore intanto è entrata nella bufera: la relativa bozza di decreto attuativo uscita a metà gennaio prevede, oltre agli elementi comuni al primo ciclo (ancora il tutor, il portfolio come schedatura), anche una drastica separazione tra il canale privilegiato dei licei che rimangono statali e l’istruzione e formazione professionale demandata con tutto il personale docente ed ATA alle Regioni. Gli istituti professionali vedranno l’orario obbligatorio di lezione ridursi da 40 a 15 ore, con una perdita di più del 50% dell’organico. Oltre al danno la beffa: lo stipendio non sarà più assicurato, perché dal decreto si evince chiaramente che le regioni devono arrangiarsi a reperire i fondi per pagare il personale. Inoltre è vergognosa l’alternanza scuola-lavoro, con il passaggio degli studenti nelle mani dell’impresa per mesi interi, persino a Luglio ed Agosto!
Vengono eliminati gli istituti tecnici, trasformati in licei dove però non c’è il latino e la filosofia e dove i laboratori vengono ridotti a poche ore: licei di serie B, privi di senso e quindi sicuramente poco appetibili. Nei tecnici quindi avremo come minimo un taglio del 30% dell’organico, con la scomparsa di intere materie (diritto, economia aziendale, insegnamenti professionalizzanti, etc.).
Anche nei licei tradizionali la perdita di cattedre risulta consistente ed alcune materie ne escono fortemente ridimensionate, prima fra tutte l’educazione fisica, eliminata per il 50%.Se non li fermiamo in tempo avremo a regime un taglio di circa 180.000 posti di lavoro fra docenti ed amministrativi (60.000 nel primo ciclo e 120.000 nelle superiori) con una conseguente destrutturazione della didattica ed un notevole abbassamento della qualità della scuola pubblica.

Stefano d’Errico (segretario nazionale)


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Date: 25 Feb, 2005 on 09:23
UNICOBAS Scuola: Comunicato 24 febbraio 2005
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