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Comitato “Per la Scuola della Repubblica”: Comunicato 8 settembre 2002
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1. Comitato “Per la Scuola della Repubblica”: Comunicato 8 settembre 2002
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Associazione
“Per la Scuola della Repubblica”


Anno scolastico 2002-2003
Per la qualità e la democrazia nella scuola pubblica

In questo primo anno di governo iniziato con gli inconcludenti Stati generali, la Ministra Moratti ha dimostrato non solo di avere una concezione reazionaria del ruolo della scuola, ma soprattutto di essere assolutamente incapace a gestire una qualsiasi politica scolastica.
Non solo ha bloccato le innovazioni introdotte dal centro-sinistra (alcune molto discutibili) senza avviare alcun processo di riforma, ma non è stata nemmeno in grado di gestire l’ordinaria amministrazione Ha improvvisato iniziative come quella del progetto nazionale di sperimentazione che, ad anno scolastico, già iniziato è ancora soltanto un progetto, peraltro pessimo e contestato dallo stesso CNPI. Non ha proceduto alle nomine in ruolo del personale docente ed ATA della scuola, coprendo tutti i posti con personale precario, peraltro sulla base di graduatorie in gran parte illegittime, come ha affermato per ben due volte il TAR del Lazio; non ha nemmeno provveduto ad indire i concorsi per dirigenti scolastici, affidando molte scuole a incaricati, anche in questo caso sulla base di graduatorie illegittime, come ha recentemente affermato il Tribunale di Firenze.
In una fase delicata, in cui è avviata l’autonomia scolastica e dovrebbe essere attuata la cosiddetta riforma federalista, che per la scuola presenta notevoli contraddizioni, la scuola italiana è governata da una Ministra incapace e priva del consenso della scuola che la critica con il CNPI e la contesta con sciopero degli insegnanti in Lombardia. Una Ministra che ha ripetutamente dimostrato la chiara volontà di destrutturare e dequalificare il sistema pubblico dell’istruzione: vanno in questa direzione l’abolizione delle commissioni esterne per gli esami di Stato, i tagli alla spesa per la scuola statale e il persistente finanziamento pubblico a favore delle scuole private.
E’ evidente che una tale politica di ridimensionamento della scuola pubblica è, come l’attacco alla magistratura, un attacco alla democrazia: una scuola pubblica e pluralista è difatti la precondizione di una società democratica.
Non è un caso che in Parlamento sono all’odg, oltre ai provvedimenti liberticidi sulla giustizia e sull’informazione, il ddl di riforma della scuola, il ddl di riforma degli organi collegiali, il ddl sulla riforma degli organi collegiali territoriali ed il ddl per l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica.
Con questi provvedimenti l’attuale maggioranza intende chiaramente:
a) ripristinare un ruolo della scuola volto a prefigurare la diversità e la gerarchizzazione dei ruoli sociali; non più la scuola per la cittadinanza uguale per tutti, ma scuole diverse destinate le une alla riproduzione dei candidati ai ruoli dirigenziali, le altre all’avviamento al lavoro nei ruoli subalterni;
b) introdurre un’organizzazione aziendalistica della scuola che valorizzi il ruolo del dirigente, sacrificando quello degli organi di partecipazione democratica ed ogni possibile forma di effettivo pluralismo;
c) introdurre un canale di reclutamento del personale docente gestito dall’autorità religiosa, che non sarà limitato all’insegnamento della religione cattolica: difatti con il diritto al passaggio di cattedra gli insegnanti di religione cattolica possono passare ad insegnare qualsiasi altra materia.
A questa politica, volta a colpire il ruolo istituzionale della scuola pubblica, è necessario contrapporre un forte schieramento unitario impegnato a riaffermare, con coerenza e senza ambiguità, la centralità della scuola statale, autonoma e pluralista, ed il suo ruolo insostituibile per lo sviluppo democratico della nostra società secondo i principi affermati nella Costituzione:

1) La Repubblica deve garantire a tutti l’istruzione statale d’ogni ordine e grado (art. 33 Cost.) ed a tale fine deve realizzare strutture pubbliche necessarie e adeguate per far fronte alle esigenze scolastiche dei cittadini e per garantire l’istruzione in quanto diritto di cittadinanza garantendo la presenza di scuole statali di ogni ordine e grado in tutto il territorio nazionale.
2) Nell’istruzione non può valere il principio di sussidiarietà perché l’istruzione privata, potendo essere anche di tendenza, non è fungibile con l’istruzione pubblica, che invece deve per la sua funzione istituzionale essere pluralista, cioè aperta a tutte le correnti di pensiero.
3) Ne deriva che il sistema scolastico deve avere un carattere unitario nazionale al cui interno il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali deve trovare la sua valorizzazione, ma in funzione di supporto e di sostegno del sistema scolastico statale. In questa prospettiva deve essere interpretata la rielaborazione del Titolo V della Costituzione, che ridisegna i loro compiti nell’ambito dell’istruzione e della formazione
4) La sua gestione deve essere democratica a tutti i livelli. A garantirlo deve essere finalizzata l’autonomia che è la precondizione necessaria di un effettivo pluralismo della scuola pubblica e della capacità di adattarsi alle diverse esigenze delle singole realtà territoriali. Statale non significa, infatti, a gestione centralistica: né ministeriale ma neppure degli assessorati. La scuola statale, senza chiudersi in una pericolosa autoreferenzialità, deve essere autonoma in tutte le sue articolazioni: locale, regionale, nazionale. Deve cioè interagire con il territorio all’interno di un unico ordinamento e di un forte ed omogeneo progetto culturale elaborato, anche a livello nazionale, dagli organi di governo della scuola a salvaguardia degli orientamenti culturali presenti nella società e delle più opportune metodologie.
5) L’effettivo pluralismo culturale esige anche la piena libertà d’insegnamento integrata, a garanzia della libertà di apprendimento, in un’effettiva collegialità fondata sull’attribuzione agli Organi collegiali delle scuole di reali poteri decisionali, definiti in modo inequivocabile per tutte le sue componenti, e sul ridimensionamento del ruolo e dei poteri dei dirigenti.
6) Perché sia veramente la scuola di tutti e per tutti, in cui s’impara ad essere parte di una comunità sociale e politica che è solidale in quanto si riconosce in principi regole e istituti svincolati da radici culturali, etniche, religiose particolari, deve essere riaffermato il carattere laico della scuola statale nel senso più alto della cultura della laicità, intesa come rispetto delle opinioni di ognuno ed apertura al confronto

Questi principi oggi sono però messi in discussione dall’attuale maggioranza parlamentare che non considera la scuola pubblica come prioritaria negando nei fatti la sua funzione istituzionale di realizzare la formazione democratica dei cittadini. Contro i provvedimenti già adottati dall’attuale maggioranza e di quelli all’esame del Parlamento, che a tali principi si ispirano, è necessario che il mondo della scuola, la società civile e le forze democratiche manifestino il proprio fermo dissenso, contrapponendo con iniziative concrete i necessari interventi e progetti per la qualità e la democrazia della scuola pubblica.
Riteniamo in particolare che nella prossima finanziaria tutte le risorse pubbliche, nel rispetto del principio costituzionale, debbano essere destinate alla scuola statale e degli Enti Locali. In questo contesto deve essere anzitutto garantita a tutti anche la scuola pubblica per l’infanzia e in tal senso devono subito concretamente impegnarsi le regioni governate dalle forze democratiche.
La scuola deve opporsi all’improvvisato progetto nazionale di sperimentazione: le proposte formulate dal Ministro, al di là d’ogni giudizio di merito, sono inaccettabili perché ledono l’autonomia della scuola e la libertà d’insegnamento.
Nel riaffermare la necessità dell’elevazione dell’obbligo scolastico almeno fino a sedici anni con un percorso scolastico omogeneo per tutti a gestione statale, si deve contrastare ogni confusione tendente a estendere le competenze regionali. Anche nell’ambito dell’istruzione non obbligatoria, come del resto della formazione professionale, è necessario opporsi alla tendenza ad accrescere l’interventismo degli organi regionali a danno dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale.
Infine il mondo della scuola deve opporsi decisamente alla precarizzazione del personale: i posti vacanti della scuola devono essere coperti con il personale a tempo indeterminato che ne ha diritto.
Perché l’opposizione a tale politica governativa sia efficace è necessario un vasto ed unitario movimento di lotta che ricerchi, anche attraverso un approfondito confronto, un comune terreno d’impegno e d’iniziativa, consapevole dell’esigenza di muoversi su tutti i fronti aperti.
Bisogna muovere dal profondo disagio, che l’offensiva ministeriale genera nelle scuole, per riprendere il processo di mobilitazione che ha portato nello scorso anno alla creazione di reti di scuole e coordinamenti cittadini.
Lo scorso 1 giugno a Roma in una pubblica manifestazione, promossa da un gruppo di associazioni nazionali e da alcuni di essi, è emersa la disponibilità e l’impegno a costruire un comune fronte per una politica di sviluppo e qualificazione della scuola pubblica sulla base di una piattaforma di iniziativa politica con proposte concrete e coerenti elaborata con il contributo di tutti.
L’associazione Per la Scuola della Repubblica intende collaborare, a partire dalle idee e dalle proposte di questo stesso documento, con chiunque persegua la convergenza tra l’autonoma iniziativa emergente dalle scuole e l’impegno dell’associazionismo professionale e sindacale della scuola uniti nella riaffermazione della funzione istituzionale della scuola pubblica e del rilancio della sua qualità.


Bologna 8 settembre 2002


Comitato “Per la Scuola della Repubblica” associazione onlus
Sede legale via La Marmora 26 50121, Firenze; operativa via Castelfranco Veneto 125, 00191 Roma,
amministrativa via G. Venezian 3, 40121 Bologna. (c/c postale 23452543)
Tel. 06 3337437 –– telefax 06 3723742 e-mail scuolarep@tin.it


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Mail: redazione@edscuola.com
Date: 18 Sep, 2002 on 00:25
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