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Riforma provata
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1. Riforma provata
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da La Stampa
Lunedì, 12 Agosto 2002

Riforma provata

di Giorgio Chiosso

PERCHÈ rifiutare la sperimentazione nella scuola? Potrà servire a testare i passaggi più delicati e controversi della riforma: la formazione professionale gestita dalle Regioni; l'anticipo dell'ingresso nella scuola elementare e nella scuola dell'infanzia; i piani di studio personalizzati destinati a prendere il posto dei tradizionali programmi; l’articolata varietà dei modelli orari. Potrebbe diventare qualcosa di più di una semplice soluzione di emergenza per aggirare le difficoltà attuali.

Perché non immaginarla come un'efficace strategia per avviare la riforma, con «prove sul campo» (regionale e nazionale), valorizzando la collaborazione stessa delle scuole e ponendo le condizioni per una valutazione del progetto meno prevenuta rispetto a quello che è finora avvenuto? Contro la sperimentazione si sono levati molti critici: non sarebbe che una via surrettizia - si è detto - per aggirare le decisioni del Parlamento e, di fatto, mettere il Parlamento di fronte al fatto compiuto.

Ma non è la prima volta che una sperimentazione precede un iter legislativo. Alla fine degli anni ཮ si preparò la riforma della scuola media con le «classi di osservazione» e, in anni più recenti, si sperimentò per un triennio l'organizzazione per moduli nella scuola elementare prima della sua sanzione legislativa. Anziché precostituire il futuro la sperimentazione potrebbe invece fornire elementi molto utili proprio al legislatore. La sperimentazione didattica, curricolare e di sistema appartiene al patrimonio della scuola italiana fin dal 1974, quando un'apposita norma la introdusse nel nostro ordinamento (norma tuttora in vigore a cui si richiama il ministro).

Qualche esempio: il potenziamento delle lingue straniere, l'introduzione dell'informatica mei licei, la creazione di nuovi indirizzi tra studi tecnici e umanistici, nuove formule organizzative con stages lavorativi e laboratori. Ciò non vuol dire che le iniziative abbiano prodotto sempre risultati ineccepibili, ma pur con tutti i limiti del caso le sperimentazioni hanno fornito buona prova. In alcuni Paesi d'Europa (ad esempio Francia, Spagna) le riforme avviate agli inizi degli anni ྖ sono state messe a punto proprio in un'ottica sperimentale con l'impegno di verificarle in modo periodico - ciò che è avvenuto o sta avvenendo - per integrarle e reorientarle sulla base dei risultati conseguiti.

Potrebbe essere utile prevedere nell'attuale progetto di riforma una norma tale da consentire una serie di ulteriori correttivi in itinere. In conclusione, tre vantaggi potrebbero scaturire dall'avvio della sperimentazione: sostituire al dibattito sulla scuola spesso molto ideologico (o pregiudizialmente conflittuale) i risultati delle sperimentazioni affidati alla valutazione di gruppi di esperti; concepire la riforma non come un pacchetto preconfezionato, ma come un’attuazione graduale (per quanto possibile in un'ottica bipartisan); valorizzare il principio dell'autonomia delle scuole, dando l'opportunità e le risorse per ampliare l'area della sperimentazione.

giorgio.chiosso@unito.it
Scienze della Formazione di Torino


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Date: 12 Aug, 2002 on 08:30
Riforma provata
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