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Rivoluzione ai vertici di Aol Steve Case getta la spugna
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1. Rivoluzione ai vertici di Aol Steve Case getta la spugna
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da Repubblica.it

Dimissioni alla presidenza del gruppo nato dalla fusione con Time Warner.
Tutto il potere in mano a Richard Parsons

Rivoluzione ai vertici di Aol Steve Case getta la spugna
Abbandona la scena uno dei padri di Internet

dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI

SAN FRANCISCO - Fuori un altro. Dopo Jean-Marie Messier (Vivendi), Thomas Middelhoff (Bertelsmann), Ron Sommer (Deutsche Telekom), Michel Bon (France Télécom) e Chris Gent (Vodafone), anche il presidente e fondatore di America Online (Aol) Steve Case si è arreso alla pressione degli azionisti e del mercato, rassegnando le dimissioni. Ciò mentre ieri anche il presidente della Cnn Walter Isaacson ha deciso di abbandonare. Con Case esce di scena forse il più illustre dei personaggi simbolo della New Economy, uno di quei visionari che contribuirono alla rivoluzione di Internet ma anche ai suoi formidabili eccessi speculativi. Il suo capolavoro finanziario e al tempo stesso l'inizio della sua fine, fu l'acquisizione di Time Warner, uno dei più antichi e prestigiosi gruppi multimediali degli Stati Uniti. Me ne vado, ha annunciato Case domenica sera, "visto che alcuni azionisti continuano a focalizzare su di me personalmente la loro delusione per i risultati dell'azienda dopo la fusione". Case fu considerato uno dei più credibili "profeti" della società digitale, con la sua visione sulle sinergie tra chi offre l'accesso a Internet e i servizi di un portale online (come Aol) e chi produce contenuti di spettacolo, cinema, musica, informazione televisiva e carta stampata (come Time-Warner-Cnn). Quando fu annunciato il matrimonio il 10 gennaio 2000 il suo valore era di 156 miliardi di dollari: una delle più grandi acquisizioni di tutti i tempi. La capitalizzazione di Borsa del nuovo gruppo salì fino a un massimo di 260 miliardi di dollari nel maggio 2001, poi iniziò la caduta fino ai 66 miliardi attuali.

A guadagnarci sono stati gli azionisti di America Online, la società fondata da Case: l'acquisizione amichevole fu pagata con azioni Aol all'apice della loro valutazione. Di conseguenza all'inizio furono gli uomini di Aol a prendere il potere nel nuovo gruppo. Oggi la Borsa è passata da un estremo all'altro: ai livelli attuali del titolo Wall Street assegna ad Aol un valore pari a zero. Sicuramente Time Warner ha retto meglio alla crisi, grazie soprattutto al successo della sua produzione cinematografica che ha azzeccato fra l'altro la serie del "Signore degli Anelli". Nonostante il tracollo della sua operazione più grande, Case a soli 44 anni è già entrato nella storia del capitalismo americano.

Fondò 18 anni fa Aol quando pochissimi sapevano cosa fosse Internet. Aol ha contribuito alla diffusione della e-mail, divenuta uno strumento essenziale quanto il telefono e la posta. Oggi Aol è il più grande Internet service provider del mondo con 33 milioni di abbonati paganti. La sua crisi è stata provocata anzitutto dall'implosione delle dot.com: le società nate esclusivamente su Internet, per esempio nel commercio elettronico, sono state una clientela importante per Aol come inserzionisti pubblicitari online. Il crack del Nasdaq iniziato nel marzo 2001, i fallimenti a catena che hanno decimato i ranghi delle dot.com, hanno avuto effetti pesanti sulle entrate pubblicitarie di Aol. Questa crisi della pubblicità è arrivata proprio mentre la crescita del fatturato derivante dagli abbonamenti rallentava vistosamente. Non perché il successo di Internet sia finito, tutt'altro.

Anzi, gli utenti vogliono navigare online più velocemente e con prestazioni migliori (qualità delle immagini e della musica). Soprattutto negli Stati Uniti, si sviluppa il mercato della "banda larga", cioè i collegamenti Internet ad alta potenza. E in questo campo Aol, pur segnando dei punti con 4 milioni di abbonati alle linee Dsl, è insidiata da una concorrenza più folta e aggressiva, inclusi quegli operatori delle tv via cavo che sono entrati anche sul mercato della banda larga (primo fra tutti AT&T). A peggiorare le difficoltà di Aol e l'immagine di Case è intervenuta anche un'indagine della Securities and Exchange Commission (Sec), l'organo di vigilanza della Borsa americana, su irregolarità di bilancio: il sospetto è che Aol abbia gonfiato artificialmente il suo fatturato ai tempi della fusione con Time Warner.

La partenza di Case era ormai nell'aria dal settembre 2002. Contro di lui si è battuto per mesi il magnate televisivo Ted Turner, il fondatore della rete televisiva Cnn acquisita da Time Warner, il quale detiene tuttora un pacchetto azionario del 4% nell'intero gruppo. Decisivo è stato l'appoggio a Turner dei maggiori investitori istituzionali presenti nel capitale di Aol Time Warner. A dicembre se n'era già andato Gerald Levin, presidente di Time Warner ai tempi della fusione e caduto in disgrazia anche lui per gli sviluppi negativi del matrimonio. Tutto il potere è ora nelle mani del nuovo amministratore delegato Richard Parsons e della sua squadra di veterani di Time Warner: gli uomini dei vecchi mass media hanno ripreso il sopravvento emarginando la "generazione Internet" di Aol. Parsons deve riuscire ad arginare in tempi rapidi il crollo della pubblicità online su Aol, diminuita del 50% in un anno. Se non ce la farà, prenderà quota l'ipotesi di uno "spin-off" di Aol. Cioè il divorzio a soli tre anni dalla fusione. Un triste epilogo per Case.

Lo consola il fatto di essersi costruito, in soli 18 anni di successo imprenditoriale da self-made man (partì come gestore di fast-food nella catena Pizza Hut) un patrimonio considerevole. Le sue azioni Aol valgono ancora 171 milioni di dollari, senza contare quelle che ha venduto negli anni precedenti guadagnando altre centinaia di milioni di dollari.

(14 gennaio 2003)


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Date: 14 Jan, 2003 on 07:47
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