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I ricchi sulla torre d´avorio
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1. I ricchi sulla torre d´avorio
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da La Stampa
Domenica, 7 Aprile 2002

GLI OMISSIS DEL VERTICE DI MONTERREY SULLA POVERTÀ NEL MONDO
I ricchi sulla torre d´avorio

I livelli di povertà nel mondo sono inaccettabili. Occorrono più fondi per lo sviluppo. Le procedure e le istituzioni che regolano gli aiuti devono essere riviste. È difficile essere in disaccordo con queste conclusioni. Certamente, i capi di Stato che si sono incontrati in marzo a Monterrey, in Messico, non lo erano. Tuttavia, il dibattito sulle nuove idee per combattere la povertà deve includere alcuni importanti fatti che sono rimasti fuori dall'ordine del giorno. In primo luogo il sostegno politico agli aiuti è molto debole. In secondo luogo l'efficienza del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale, dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (Wto) e di altre agenzie multilaterali dipendono essenzialmente da chi si trova al timone di queste istituzioni; il procedimento per la scelta e la nomina di queste persone è assolutamente discutibile. In terzo luogo si può fare ben poco per aiutare i poveri là dove infuriano i conflitti armati, quindi in questo senso la lotta al traffico d'armi è altrettanto importante del ricorso a nuovi finanziamenti. I poveri hanno pochi fan. Perché la figura della rockstar Bono occupa un posto così preminente nel dibattito sulla povertà, sull'Hiv-Aids e sulla cancellazione del debito dei paesi poveri? Perché, come lui stesso ha dichiarato dopo che il presidente Bush l'ha invitato nella Stanza Ovale, «io sono una peste, un sassolino nelle scarpe di tanti che vivono in questa città». I suoi milioni di fan hanno contribuito a far sì che Bono potesse rendere politicamente visibile ai leader politici americani quello che altrimenti sarebbe rimasto invisibile. Il summit Bush-Bono, appena antecedente all'annuncio di Bush di nuovi stanziamenti per lo sviluppo, esemplifica l'approccio da fotoromanzo adottato da gran parte dei presidenti e degli uomini politici americani. Non sorprende perciò che, secondo il Centro per lo Sviluppo Globale (con sede a Washington), anche con i nuovi fondi stanziati da Bush, la quota del bilancio statunitense riservata agli aiuti ai paesi poveri sia ancora più bassa di quelle stanziate in quasi tutti gli anni compresi tra la seconda guerra mondiale e la metà degli anni 90. Anche in relazione al Pil, il contributo americano è uno dei più bassi tra i paesi ricchi. Scegliere il capo del Fmi o della Banca Mondiale. L'immagine e l'efficacia delle istituzioni multilaterali per lo sviluppo, i finanziamenti e il commercio sono fondamentali non solo per aiutare i poveri, ma anche per ampliare il sostegno pubblico all'assistenza. A Monterrey si è riconosciuto questo fatto, senza tuttavia dire una parola sui leader di queste organizzazioni e su come vengono scelti. La prassi è troppo abietta per essere discussa in pubblico. Queste organizzazioni - che predicano democrazia, meritocrazia, responsabilità e trasparenza ai governi a cui elargiscono prestiti - non praticano affatto queste virtù quando si tratta di selezionare i propri capi. La Casa Bianca nomina direttamente il presidente della Banca Mondiale, mentre il direttore generale del Fmi è scelto da una ristretta cerchia di paesi europei. È difficile immaginare una situazione più medievale e imperialistica. Ma il sistema non è solo antidemocratico; è anche disfunzionale e mal gestito, come dimostrano i brogli sulla recente scelta del nuovo direttore del Fmi e del direttore generale del Wto. È improbabile che gli Stati Uniti e l'Unione Europea rinuncino al privilegio di nominare i capi di queste istituzioni, ma dovrebbero comunque impegnarsi maggiormente nel selezionare i candidati. Lotta alla povertà = lotta alle armi. John R. Bolton, vicesegretario di Stato Usa per il controllo delle armi e degli affari di sicurezza internazionali, non ha partecipato al summit di Monterrey, tuttavia ha rappresentato il suo paese in una conferenza Onu sul traffico delle armi leggere tenutasi lo scorso luglio. In quell'occasione ha annunciato l'opposizione al bando della detenzione privata di armi da guerra, tra cui fucili d'assalto e lanciagranate. «Gli Usa non daranno il proprio consenso a un documento finale che contiene misure contrarie ai nostri diritti costituzionali di detenere e portare armi», ha dichiarato Bolton, aggiungendo che gli Stati Uniti non possono consentire a limitare la fornitura di armi leggere ai governi o ai privati in quanto «riteniamo il responsabile uso di armi da fuoco un aspetto legittimo della vita nazionale». La vita nazionale non è un granché nei paesi che sono devastati da conflitti armati. Secondo l´Onu, le armi leggere hanno alimentato 46 dei 49 conflitti avvenuti negli ultimi dieci anni nel mondo. L´Onu stima inoltre che circa metà di tali armi fosse di provenienza illegale. Il traffico illecito d'armi è ritenuto responsabile di 1.000 uccisioni ogni giorno a livello mondiale. Più dellྌ% delle vittime sono donne e bambini. Sarà quindi l'atteggiamento verso la produzione e il commercio di armi, specie negli Usa, a determinare il futuro di molti poveri del mondo. Ciononostante il testo approvato a Monterrey non dice nulla al riguardo. E se spingere gli Stati Uniti a elargire più fondi è stato difficile, convincerli a sostenere una migliore regolamentazione del commercio internazionale di armi da fuoco lo sarà ancor di più. Se le perorazioni di Bono evidenziano lo scarso successo politico del problema povertà negli Stati Uniti, il signor Bolton rappresenta invece una lobby potente: quella dei detentori d'armi politicamente attivi. I summit sulla povertà nel mondo hanno luogo in atmosfere rarefatte, distaccate dalle realtà di miseria che vorrebbero risolvere. Ironicamente, le dichiarazioni e gli impegni presi a Monterrey dai leader dei paesi ricchi sembrano invece essere distaccati dalle loro realtà politiche interne. A meno che, ovviamente, questi leader non siano già impegnati a cambiare quelle realtà. Per i poveri del mondo, questa sarebbe una notizia ancora migliore dei nuovi finanziamenti stanziati per gli aiuti internazionali. Direttore di Foreign Policy (Traduzione del Gruppo Logos)

Moisés Naím


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Date: 07 Apr, 2002 on 09:49
I ricchi sulla torre d´avorio
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