LA GIORNATA MONDIALE DELL´ACQUA
ALLARME SETE

LA Giornata Mondiale dell´Acqua, celebrata ieri a Torino, era stata preceduta da alcuni avvertimenti della natura: temperature estive nelle città del Nord Italia, scioglimento di enormi ghiacciai nell´Antartide, siccità così prolungata da mettere in pericolo i raccolti dei prossimi mesi e indebolire alberi normalmente resistenti alla sete come gli olivi. Segnali non nuovi (dell´effetto serra si parla dal 1975, neve a Miami e sul Sahara) e finalmente raccolti da studiosi, politici e amministratori locali più consapevoli, come si è sentito alla conferenza nell´aula magna del Politecnico di Torino. Purtroppo sono una minoranza esigua. Nel dibattito politico che coinvolge grandi masse, agita il Parlamento, mobilita gli intellettuali, il tema della risorsa acqua non compare. Ignorati i temi ecologici e urbanistici benché tutto si leghi e condizioni la qualità della vita come il grado di maturità civile. Trent´anni fa il ritorno del salmone nel Tamigi, già inquinatissimo, fu indicativo. Quasi sorprende il caso del ministro Alemanno che rilancia l´allarme e del ministro dell´Ambiente Matteoli che annuncia provvedimenti per il risparmio delle risorse idriche con riuso in agricoltura delle acque finora sprecate. Speriamo che non restino sulla carta. Massimo spreco quello dell´acqua resa potabile col cloro e altro, non bevuta dal 60 per cento degli italiani, primi al mondo per consumo di acqua minerale con 165 litri a testa ogni anno. L´acqua degli acquedotti, che in parte si perde a causa di falle nelle tubazioni, viene usata prevalentemente per docce, wc, lavaggi, irrigazione di orti e giardini. Nel gran parlare dell´Italia che cambia e della modernizzazione del paese vorremmo che cominciasse a cambiare concretamente un insieme di situazioni vergognose. I grandi invasi male utilizzati al Sud non solo per colpe mafiose, le perdite, l´insufficienza dei depuratori delle città (vedi Milano) che versano acque inquinate nei canali e nel Po, in altri fiumi, anziché riutilizzarle in agricoltura. Sono da correggere e completare in modo compatibile le opere idrauliche per difendere Firenze dalle piene dell´Arno, avviandole dove possibile in bacini di riserva. Si dovrebbe anche ammettere che la «modernizzazione» può avvenire riscoprendo tecniche del passato: ogni casa isolata, quella contadina come il castello, aveva la cisterna in cui raccogliere la pioggia. Orti e giardini ai piedi delle colline avevano pozzi alimentati da vene sotterranee. Qualcosa va cambiato concretamente nei modi di costruire, di riscaldarci, di lavarci, di irrigare. Andiamo incontro a siccità sempre più prolungate, seguite da piogge violente di tipo tropicale, dicono gli scienziati. Forse c´è ancora qualcuno che non li crede o considera questi discorsi fastidiosi, se non banali.

Mario Fazio