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Internet veloce, ma quanto ci costi?
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da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 30 Gennaio 2002

Confronto europeo sull’Adsl. Gli enti di ricerca denunciano: «Prezzi folli per le linee affittate»

Internet veloce, ma quanto ci costi?

Italia più cara di Francia e Germania. Alla Gran Bretagna il record negativo


Internet troppo cara. Da un lato il «gratis in rete» ha fatto il suo tempo e molti siti tornano a prevedere servizi a pagamento. Dall’altro, gli utenti lamentano che a essere relativamente costosa è la semplice connessione: molti provider offrono l’accesso gratuito, ma resta da pagare la bolletta telefonica che è spesso più alta rispetto ad altri Paesi; le prestazioni in alcune ore del giorno lasciano a desiderare, la velocità di navigazione è piuttosto bassa e quindi un numero sempre maggiore di navigatori non occasionali comincia a scegliere abbonamenti a pagamento, magari con la formula Adsl. In questo ambito, i prezzi italiani non sono però molto lontani da quelli europei.


INTERNET VELOCE - L’Adsl permette una connessione permanente a Internet, 24 ore su 24, con la linea telefonica comunque libera. La velocità è mediamente dieci volte superiore a quella permessa dai modem tradizionali a 56k. L’Italia è seconda in Europa per numero di accessi Adsl (oltre 370 mila), dietro la Germania che vanta un milione e 400 mila abbonamenti. Più indietro Francia (257 mila), Spagna (223 mila), Olanda (100 mila), Gran Bretagna (90 mila, alla fine del 2001). Il servizio Adsl in Italia non è disponibile ovunque: la copertura arriva al 65 per cento della popolazione, perché non tutte le città sono allacciate. Per l’estensione a tutto il territorio, occorre attendere che la Telecom adegui le sue centrali alla trasmissione in digitale. Nel nostro Paese negli ultimi mesi si sono moltiplicate le offerte. Esistono pacchetti professionali che garantiscono altissime prestazioni a prezzi maggiori, ma una versione base di Adsl (velocità di «solo» 300k, offerta Libero Light) costa 38,7 euro (74.934 lire). All’estero i prezzi sono in qualche caso inferiori: 20,58 euro al mese (39.850 lire) per l’Adsl del provider francese Wanadoo. Anche in Germania, Internet veloce è meno cara: il canone mensile base a T-online costa 25 euro (48.400 lire). Ma in Spagna, la compagnia Telefonica offre l’Adsl alla velocità di 256k per 39,06 euro (75.360). In Gran Bretagna i prezzi non sono certo bassi: l’offerta Adsl del provider Demon costa ben 65 sterline al mese (106 euro, 205.250 lire). L’Italia non è quindi in testa per la convenienza di Internet veloce, ma neppure all’ultimo posto in Europa: i nostri prezzi sono più o meno in linea con la media continentale. Eppure le critiche alla politica dei costi di Internet non mancano. Soprattutto per quanto riguarda la rete scientifica e professionale.

LE LINEE AFFITTATE - «Non c’è dubbio che un limite importante alla diffusione di Internet tra aziende e consumatori è dato dall’alto costo della connessione. Un dato che accomuna l’Italia a Grecia e Portogallo, ci allontana dagli altri Paesi industrializzati dell’Europa e potrebbe diventare drammatico con l’introduzione dei moderni servizi di rete». Questa denuncia arriva da Enzo Valente, direttore della Rete dell'Università e della Ricerca scientifica italiana (Garr), che sottolinea i costi proibitivi delle linee affittate. Quelle cioè usate da provider, università o aziende per costituire le proprie reti, collegate a loro volta a Internet. «Collegarsi via Internet da Malta a Catania costa oggi 10 volte di più che da Malta agli Stati Uniti - dice Valente -. Affittare una linea tra Roma-Milano a 155 megabit al secondo costa due miliardi l’anno, anche se la distanza è di neppure 600 chilometri. In Norvegia, la linea tra Oslo e Tromso arriva a 2000 chilometri, ma costa non più di 250 milioni di lire l’anno. Queste differenze non riguardano solo utenti particolari come le Università o le grandi aziende: tutti i navigatori sono coinvolti».

IL CONVEGNO - Nel corso del convegno Società dell’informazione, promosso a Roma dal Consiglio nazionale delle ricerche, gli esperti delle tecnologie Internet hanno fatto il punto sul contributo che l’Italia dà alla crescita tecnologica della comunicazione in rete, sottolineando però le carenze del mercato e la mancanza di regole moderne: «Le alte tariffe imposte dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, introdotte per evitare che Telecom Italia potesse avvantaggiarsi come ex monopolista - spiega Valente - non hanno favorito in realtà il libero gioco della concorrenza, visto che gli altri operatori si sono adeguati di fatto alle tariffe più alte. L’unico rimedio sembra allora essere quello di liberalizzare i costi dei circuiti tra le varie compagnie». «Siamo lontani dall’esperienza americana, dove in molti Stati navigare in rete è completamente gratuita - dice Stefano Trumpy, presidente di Società Internet (la sezione italiana di Internet Society, la più autorevole associazione internazionale dedita allo sviluppo della rete) -. Di certo l’accesso alla rete sarebbe ancora più capillare da noi se gli alti costi delle linee non arrivassero a gravare anche sui singoli utenti».

smontefiori@corriere.it
Stefano Montefiori


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Date: 30 Jan, 2002 on 07:38
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