La provocazione di Soru: è il momento di mettere Internet in mano ai governi

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

BAGNAIA (Siena) - «Forse è giunto il momento di mettere le sorti di Internet in mano ai governi e non lasciarle più ai ragazzini». Il fondatore di Tiscali, Renato Soru, ha il gusto della provocazione intellettuale e ieri al convegno dell’Osservatorio giovani-editori ha fatto centro richiamando l’attenzione della platea sulle trasformazioni in corso nell’economia della Rete. Chiarito che Soru non pensa a società statali che intraprendano il business e che con il termine «ragazzini» nel gergo di Internet si allude ai nuovi imprenditori stile Bill Gates, la provocazione è di quelle forti. Il web sembrava fino a poco tempo il regno della libera iniziativa, del capitalismo più aggressivo e ora invece si comincia a chiedere che i governi intervengano a «regolare» o addirittura a creare un servizio pubblico.
Ha spiegato Soru che oltre il 50% della raccolta pubblicitaria della Rete è ormai appannaggio dei motori di ricerca, divenuti sempre più importanti. Google in pochi anni non solo è diventato il numero uno ma il suo brand ha nel mondo una riconoscibilità a livello della mitica Coca-Cola. In più i suoi inventori sono riusciti anche a creare un modello di business per far soldi. In un primo tempo, infatti, la selezione dei siti avveniva su criteri statistici e quindi neutrali, oggi invece si paga. I siti che vogliono comparire nel top della lista si comportano come degli inserzionisti e mettono mano al portafoglio. «Persino le aziende agrituristiche della mia Sardegna portano soldi ai grandi motori di ricerca americani». Il tutto, tra l’altro, avviene con un sistema di asta continua che favorisce i proprietari di Google .
Ma chi ci garantisce, si è chiesto Soru, che il criterio di selezione sia sempre e solo mercantile? E’ già successo durante la guerra in Iraq che alcuni siti siano stati oscurati. Può ripetersi in futuro. Per di più è evidente ormai come i motori di ricerca americani abbiano sbancato rischiando di creare un nuovo monopolio dell’informazione via Internet. L’Europa anche in questo caso appare fuori gioco. «C’è la necessità invece di avere un motore di ricerca dell’industria europea» ha sostenuto Soru. Solo in questo modo i prodotti e i contenuti del Vecchio Continente possono evitare di diventare «invisibili». E’ chiaro che un compito di questo tipo non può essere lasciato allo spontaneismo delle start up , occorre muoversi e in fretta perché sul mercato ci sia una pluralità di imprese e qualcuna di esse sia europea. Soru non ha esitato, con chi gli chiedeva delucidazioni sul suo intervento, a parlare di un sostegno da parte dei governi europei per creare una sorta di «servizio pubblico» di Internet.
La provocazione di Soru è stata raccolta dal ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri che ha auspicato «una maggiore presenza dei governi rispetto alla Rete». Non vogliamo apparire dirigisti, ha aggiunto, ma è chiaro che bisogna guardare con maggiore attenzione a queste novità e introdurre laddove ce n’è bisogno nuove regole. E comunque per saperne di più il ministro ha invitato a cena Soru.

Dario Di Vico