Formule, equazioni, diari e lettere: tutta la vita di Einstein sul web

MILANO - Grazie a Internet, supererà finalmente spazio e tempo. Gli scritti di Albert Einstein (1879-1955), il genio della relatività, saranno da stasera disponibili, contemporaneamente e in tutto il mondo, sul sito www.alberteinstein.info. È il progetto realizzato dal California Institute of Technology di Pasadena e dall’Università ebraica di Gerusalemme, dove si trovano dal 1982 gli archivi del grande scienziato. Il sito ospiterà le riproduzioni fotografiche ad alta risoluzione di oltre 3.000 manoscritti del premio Nobel 1921. Non solo testi scientifici (come quelli sulla teoria della relatività ristretta), ma anche testimonianze quotidiane - particolarmente interessanti gli inediti diari di viaggio - o, ancora, le riflessioni sul Sionismo e i frequenti appelli per la pace. «Einstein - spiega Diana Buchwald, direttrice del progetto - si esprimeva con grande chiarezza e concisione. La sua prosa era molto elegante, la grafia leggibile e bella: si ha una sensazione di intimità con quel materiale».
Il padre dell’equazione più famosa del mondo, E=mc², cominciò a ricevere una fitta corrispondenza a partire dal 1919, quando le osservazioni di un’eclisse solare fornirono una prova che le sue teorie erano giuste. Fu la figliastra, Ilse Loewenthal, a curare per prima l’archivio. Dal 1928 (e fino a dopo la morte dello scienziato) se ne occupò la segretaria, Helen Dukas. Nel 1933 Einstein da Berlino si rifugiò negli Usa, a Princeton (dove morì nel ’55), riuscendo a salvare e a farsi mandare anche le proprie carte. Documenti poi trasferiti in Israele dagli eredi nell’82.
Il sito - lanciato oggi in concomitanza con un convegno a New York - consentirà anche di rintracciare 40 mila scritti del fisico, la cui pubblicazione (8 volumi usciti finora sui 25 previsti) è curata dall’Università di Princeton in collaborazione con quella di Gerusalemme.
Su altri documenti di Einstein un allarme è stato lanciato dal quotidiano inglese Times : un epistolario conservato all’Istituto Weizmann in Israele è stato rubato e rischia di finire, smembrato, al mercato nero negli Stati Uniti.