Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
Tutte le opere del grande storico nella «Biblioteca della Pléiade»
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. Tutte le opere del grande storico nella «Biblioteca della Pléiade»
Reply to this topic with quote Modify your message
da Il Corriere della Sera
10 aprile 2003

CLASSICI

Tutte le opere del grande storico nella «Biblioteca della Pléiade»
Il primo secolo dell’Impero, i riti e i volti del potere Una lezione esemplare per capire la storia di oggi

Nell'opera di Tacito (circa 55-120 d.C.) si addensano questioni anche per noi aperte e vive; esse annullano la distanza che ci separa dall'antico storico-senatore. Il doloroso dover scegliere tra pace civile e libertà, il disgusto e - insieme - la fascinazione di fronte al potere personale, la «libertà» come privilegio di una classe sociale, la percezione che ogni impero (anche il più armato) crollerà, la visione della storia come intreccio non limpido tra l'opera di singoli «grandi» e l'azione di masse amorfe alla lunga determinanti: tutto questo è dentro i libri di Tacito fortunosamente giunti a noi. Questo vale per le Storie , che trattano le vicende contemporanee (69-96 d.C.), così come per gli An nali , dove il racconto risale al momento in cui la «successione» di Tiberio ad Augusto (14 d.C.) mostra inoppugnabilmente che è cambiato il tipo di regime ed è nata una forma di monarchia. Ma anche per le cosiddette opere «minori»: la Germania (un testo che fu presto «arruolato» dai vari generi di pangermanesimo), la Vi ta di Agricola (che tenta una risposta rassicurante alla domanda se sia possibile convivere dignitosamente col dispotismo), il Dialogo degli oratori , che alquanto scolasticamente mette in scena l'antitesi tra libertà senatoria e principato.
Lo stesso modo, fortunoso, in cui le sue opere si sono salvate costituisce un capitolo emblematico e movimentato del più generale fenomeno del naufragio e della parziale salvazione dell'antica letteratura.
Insomma Tacito, come altri grandissimi classici, è un laboratorio storico, politico, artistico che giova all'intelligenza dei moderni. Il moderno «tacitismo», che fu tra i campi d'indagine di un filologo e storico come Luigi Firpo, è una delle strade maestre della riflessione politica al pari del machiavellismo.
Ed è appunto per i moderni del tempo nostro che la «Biblioteca della Pléiade» di Einaudi ha fatto allestire il novissimo primo tomo di un Tacito Opera omnia , a cura di Renato Oniga (veterano di studi tacitiani e sallustiani), Carlo Franco e Giovanni Ravenna (pagine: XCIV-1342; il secondo conterrà gli Annali ).
Si torna a tradurre un testo non solo perché un editore ritiene conveniente arricchire il suo catalogo, ma anche perché il linguaggio dei moderni è in costante mutamento. Il che rende necessario ritradurre affinché non si spezzi il filo che connette l'antico monumento a sempre nuovi lettori-pensanti. Volgendo lo sguardo all'indietro si può anzi dire che la lunga serie delle traduzioni dei grandi classici è, al tempo stesso, un documento essenziale della storia dei moderni.
La conoscenza del latino, fuori della cerchia degli specialisti, va ormai scomparendo. L'ultimo collegamento con quei monumenti restano le traduzioni. Con tutte le inevitabili perdite di senso che esse comportano. Se infatti è vero in generale che tradurre - da qualunque lingua in qualunque lingua - significa colmare «i silenzi del testo» (Ortega y Gasset), ne consegue che una tale impresa, inevitabilmente soggettiva, diventa tanto più necessaria, e tanto più rischiosa, quando si tratta di un testo lontanissimo nel tempo e scritto in una lingua non più vivente.
Un esempio istruttivo è proprio al principio delle Storie di Tacito: nella celebre prefazione autobiografica, in cui Tacito deve elegantemente dire che il maggior incremento della sua carriera pubblica fu dovuto proprio al «tirannico» Domiziano. La frase andrebbe, penso, tradotta così: «La mia carriera, avviata da Vespasiano, incrementata da Tito, non potrei negare che abbia raggiunto il suo vertice grazie a Domiziano». È sincero e imbarazzato insieme quel «non potrei negare» ( non abnue rim ) posto alla fine della frase, e perciò in rapporto stretto soprattutto con l'ultimo nominato: Domiziano. La collocazione delle parole non è casuale, è a sua volta significativa e segnala il punto dolente. Per la cerchia dei lettori coevi ciò era forse immediatamente chiaro; per noi è solo una possibile interpretazione.
«Abbiamo dato, certo, una straordinaria prova di sottomissione - scriveva nella prefazione all'Agricola - e come il tempo antico vide qual è il limite estremo della libertà, così noi abbiamo visto quello della schiavitù». «Gli anni del dispotismo hanno cancellato in noi una parte dell'esistenza». Speriamo di non doverlo ripetere anche noi.

Il libro: Tacito, «Opera omnia», a cura di Renato Oniga, Einaudi - Biblioteca della Pléiade, volume primo, pp. XCIV - 1342, 80


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 10 Apr, 2003 on 08:56
Tutte le opere del grande storico nella «Biblioteca della Pléiade»
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne